Con una sottile ironia della sorte, ha scalato le classifiche delle ‘tendenze’ di quello che è il suo rivale, Twitter. Parliamo di Mastodon, social network tedesco nato nel 2016 che da alcune ore, dopo l’annuncio della cessione di Twitter al multimiliardario americano Elon Musk, è stato travolto da una insolita popolarità.

Merito e colpa dello stesso Musk: il CEO di Tesla e SpaceX, l’uomo più ricco al mondo con un patrimonio stimato in circa 260 miliardi di dollari, porta con sé nell’acquisizione di Twitter per circa 44 miliardi di dollari la sua nota allergia alle regole, la sua cultura iper libertaria che potrebbe far tornare il social quel diffusore virale di odio in rete. Se negli ultimi tempi Twitter e Facebook avevano iniziato ad arginare l’hate speech e le fake news sulle rispettive piattaforme, con Musk il ‘rischio’ è che si ritorni ai ‘lustri’ del passato.

È in questo scenario che si intromette Mastodon, letteralmente “Mammut”. Sull’onda emotiva della cessione di Twitter, che comunque sarà definita soltanto tra mesi, migliaia di persone hanno annunciato o realmente eseguito il passaggio sul social tedesco, che può contare su circa 4,5 milioni di utenti contro i 217 milioni attivi di Twitter.

Un social molto diverso da Twitter, anche dal punto di vista tecnico. Si tratta infatti di un social network decentralizzato, che consente agli tramite un protocollo (ActivityPub) di aprire e amministrare dei sotto-social network.

In cosa si traduce tutto ciò ‘in soldoni’? Che Mastodon non si basa su un singolo server centrale ma su innumerevoli “istanze”, piccoli social che vivono all’interno dello stesso Mastodon e basati su nodi di collegamento geografici o linguistici. Per fare il caso dell’Italia, all’atto dell’iscrizione vengono presentate regole o temi banditi, come l’apologia del nazismo e del fascismo: se un utente non è d’accordo con determinate regole, può scegliere di collegarsi a un server diverso e più adatto alle proprie esigenze.

Questo rende anche Mastodon meno adatto agli utenti inesperti: basti pensare che nei primi secondo dall’iscrizione si chiede di scegliere tra decine di migliaia di istanze, le quali non sempre possono interagire tra loro. Essendo ogni istanza una sorta di sotto-social, va ricordato che i nomi utenti non sono unici: il proprio nickname può essere dunque utilizzato da un altro utente in una istanza diversa. In Italia non sono moltissime, ma quella più attiva è la Mastodon.Uno, che conta circa 18mila utenti.

Quanto all’utilizzo pratico, Mastodon è in effetti molto simile a Twitter con i vari account da seguire, il feed di notizie da poter rilanciare o metter un like, in questo caso una stella, e un limite di caratteri fissato a cinquecento, chiamati toot.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.