«Gli ultimi dati sui contagi confermano che il carcere è tutt’altro che un luogo immune al virus, come invece dichiarato dalla politica e da incauti operatori della giustizia. Eppure i detenuti rientrano ancora tra gli “scartati” dal piano dei vaccini». Nel giorno in cui il commissario Domenico Arcuri annuncia che il vaccino ai reclusi sarà somministrato subito dopo gli 80enni, il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello riaccende i riflettori sull’emergenza pandemica dietro le sbarre e sull’urgenza di somministrare il vaccino a chi vive tra le mura del carcere, ora che i numeri sono tutt’altro che rassicuranti.

In Campania sono 68 i detenuti risultati positivi al virus: uno all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere e 64 in quello di Secondigliano, a loro se ne aggiungono altri tre che sono invece ricoverati in ospedale. Inoltre ci sono 53 contagiati tra agenti di polizia penitenziaria e personale sanitario. A preoccupare è anche l’isolamento imposto ai detenuti che hanno avuto contatti con persone positive al virus. Nel penitenziario di Secondigliano, sono centinaia i reclusi sottoposti a quarantena precauzionale e fiduciaria che lunedì prossimo si sottoporranno al tampone per verificare la positività al virus. «Di fronte a questi numeri – commenta Ciambriello – bisogna attendere una quantità eccessiva di morti per parlare di carcere e Covid o il solo rischio è sufficiente per affrontare la questione? Se sono già decine di migliaia i contagiati in tutta Italia, molti nella sola Campania, le conseguenze sanitarie, fisiche, psicologiche di questo contagio vanno affrontate subito».

L’avanzata del Covid fa tremare le prigioni di tutto il Paese. Secondo i dati diffusi pochi giorni fa dal Ministero della Giustizia, sarebbero 666 detenuti positivi al Covid e circa 26 quelli che al momento necessitano di cure ospedaliere e sono quindi ricoverati. Cresce anche il numero di contagiati tra gli addetti ai lavori: 612 positivi tra agenti di polizia penitenziaria e personale penitenziario, altri 14 sono invece ricoverati in ospedale. Appare evidente la necessità di vaccinare la popolazione carceraria o, quantomeno, di iniziare a organizzare la campagna vaccinale stabilendo tempistiche e modalità di tale azione.

La battaglia per far sì che i detenuti vengano inseriti tra le categorie a rischio e quindi vaccinati tra i primi, è stata al centro dell’attenzione anche dell’Ordine degli avvocati di Napoli che si è mobilitato per portare alla ribalta l’emergenza Covid in carcere. È stata la prima iniziativa in questo senso da parte di un ente pubblico, l’impegno è scattato dopo lo sciopero della fame di Rita Bernardini, ex deputata dei Radicali, e gli appelli di penalisti e garanti. «È giusto, come si sta già facendo, procedere alla vaccinazione degli operatori sanitari nelle carceri, così come per gli agenti di polizia penitenziaria e gli operatori – afferma il garante regionale dei detenuti – Mi chiedo, però, visti i focolai di contagio in tutta Italia, i detenuti malati cronici con età superiore a 60 anni che si trovano nei Sai (Servizi di Assistenza Intensificata) delle carceri, quando riceveranno questa possibilità, chiaramente sempre su base volontaria? O forse sono cittadini di “serie B”, cosiddetti scartati? Il rischio è quello di un razzismo di ritorno verso persone che avrebbero diritto al vaccino ma non l’ottengono solo perché detenuti».

Infine, il garante sottolinea come, nella seconda fase di pandemia, il numero di detenuti in Campania che hanno beneficiato di misure premiali ed eccezionali sia stato estremamente esiguo: dei 250 che avrebbero potuto scontare residui pena a casa, solo 90 hanno lasciato il carcere. «Mi auguro che la magistratura di sorveglianza discuta in tempi ragionevoli delle istanze di liberazione anticipata per consentire a quanti più detenuti possibile di ottenere la detenzione domiciliare con o senza braccialetto elettronico – conclude Ciambriello – Lo stesso vale per le istanze di l’affidamento in prova ai servizi sociali e di semilibertà, oltre che per i ristretti gravemente ammalati che potrebbero beneficiare del differimento dell’esecuzione della pena».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.