Nella rubrica della scorsa settimana abbiamo parlato con Giovanni Biondi su quali siano state le strutture che hanno portato alla nascita di INDIRE. Indire è l’Istituto Nazionale di Ricerca Educativa, il più importante ente nazionale di ricerca sulla innovazione della didattica e della scuola in generale. Oggi per me è un onore e un piacere intervistare Cristina Grieco, la Presidente di Indire, colei che più di tutti ci può accompagnare nella riflessione sulla scuola che cambia, sulla scuola che si innova, a che punto siamo e dove dobbiamo andare.

Cristina Grieco, cinquantanove anni, livornese splendente, donna di grandissimo carisma e di grandissima competenza: due lauree, una in economia e una in statistica, l’insegnamento è la sua grande passione. Insegna per molti anni economia aziendale alle scuole superiori di secondo grado e nel 2007 diventa Dirigente scolastica nell’Istituto Tecnico Vespucci (di Livorno). Gli alunni quando prende servizio erano meno di 300, nel 2015 quando lascia per andare in Regione, gli alunni erano 1780, grazie alla innovazione del curricolo e al dialogo con il territorio.

Dal 2015 al 2020, appunto, ricopre il ruolo di Assessora della Regione Toscana con delega ad istruzione, formazione e lavoro. Con immensa competenza riconosciuta in modo bipartisan, presiede negli stessi anni la nona commissione (lavoro, formazione, istruzione, università, ricerca, innovazione) della Conferenza delle Regioni. Sono anni importanti quelli della presidenza alla nona commissione, perché le Regioni lavorano accanto ai tanti Governi che si sono susseguiti per promuovere un rapporto sempre più organico tra scuola e mondo del lavoro. Nel 2021 diventa consigliera dell’allora Ministro dell’Istruzione Bianchi proprio con delega ai rapporti con le Regioni, visto il suo recente passato di successo alla nona commissione. In questa veste si occupa della importate riforma degli ITS.

E questo la dice lunga su un pallino di Cristina Grieco, offrire a ragazzi e ragazze opportunità di crescita personale e sviluppo professionale. Cristina Grieco è per me qualcosa di speciale, è una delle “mamme” di Didacta Italia, indimenticabile è il nostro primo incontro in un ristorante dietro Firenze Fiera. Era il 2016, non ci conoscevamo, dovevo mettere in piedi il Comitato Organizzatore e volevo inserire la Regione Toscana, cominciai a parlare del progetto senza sosta, lei fermò quel fiume di parole e mi disse “Ci sto!”.

Da quel giorno abbiamo costruito insieme Didacta Italia, ed oggi, a maggior ragione che Indire è il partner scientifico, il suo contributo è ancora più prezioso. La nostra è una collaborazione di ferro, siamo donne che guardano al futuro. Proprio di futuro voglio parlare con lei perché nel nuovo importante incarico come Presidente di Indire ci accompagnerà in un viaggio intorno ai cambiamenti, alle luci e alle ombre “abbiamo una innovazione tecnologica sempre più rapida e dobbiamo dare un orizzonte di senso al percorso educativo e formativo perché se ci pensiamo, come ci ricorda l’OCSE, gli studenti di oggi useranno tecnologie ad ora sconosciute, faranno lavori di cui non conosciamo il nome, che non riusciamo neanche ad immaginare. Per questo il compito della Scuola non puo’ essere quello di dare nozioni o tecnicismi, dobbiamo superare il modello trasmissivo di scuola, basato su contenuti e su una valutazione dei contenuti. Va ripensata, quindi, anche la valutazione. La scuola deve offrire principalmente ai bambine/i e ragazze/i strumenti per affrontare i cambiamenti e le complessità, che vanno gestiti e non subiti, pensiamo solo all’uso dei social”.

Gestire e non subire: un tema attualissimo e importantissimo. Con grande visione mi spiega che “teniamo presente questo sfondo: è chiaro che una scuola basata su un modello di cento anni fa, quando era diversa la società, un modello basato su certi spazi di apprendimento, un certo tempo di apprendimento, una certa organizzazione del percorso scolastico, se non viene ripensato non fa che agevolare un modello trasmissivo, che non è più adeguato al contesto attuale”.

Perché non è più adeguato?
“Perché è cambiato lo stile di apprendimento degli studenti, se prima un modello trasmissivo poteva rispondere al ruolo della scuola che era quello di alfabetizzare e dare nozioni, preparare a professioni definite oggi non funziona più, le informazioni le abbiamo con un clic, quello che dobbiamo insegnare ai giovani è usare in modo consapevole quelle informazioni, non è più importante ricordare qualcosa perché trovi le informazioni su google. Il problema è verificare le fonti, saperle usare un modo consapevole, capire da dove provengono le informazioni. È questo il senso profondo di una scuola che deve cambiare”.

Voglio capire quali sono gli ostacoli al cambiamento.
“Ci sono dei muri che ostacolano il cambiamento. In primis le barriere tra discipline, il non considerare le discipline in maniera trasversale. Abbiamo bisogno di ripensare modelli educativi e formativi che usino le discipline non come fini ma come strumenti. In questo momento storico è necessaria una rivoluzione perché i dati Invalsi e quelli economici sulla disoccupazione ci dicono che la scuola deve fare un passo avanti. Molti studenti e studentesse non stanno bene a scuola, la dispersione scolastica e il malessere verso quel modello vecchio di scuola non è più capace di valorizzare talenti ed orientare in maniera corretta. Una alta percentuale dei ragazzi/e intervistati alla fine della scuola non sceglierebbero la stessa scuola”.

Parliamo di un tema molto dibattuto tra chi vuole risolvere i problemi, l’ascensore sociale.
“Si, ha smesso di funzionare, l’ascensore sociale esisteva nella nostra generazione, e anche se eri figlio di un operaio potevi diventare primario. È sconcertante vedere se sei una famiglia con una madre laureata, arrivi alla laurea, se invece i tuoi genitori non hanno un titolo di studio è assai probabile che abbandoni la scuola”.

Come si può ricostruire l’ascensore sociale?
“Bisogna avere tutti una visione comune, i decisori politici e gli insegnanti, la scuola la cambia chi la fa, non solo chi fa le leggi. Ci vuole una visione dal basso, ci vuole coraggio e consapevolezza della necessità del cambiamento e ci vuole la cura, cercare di personalizzare il più possibile i percorsi e offrire a ciascuno il proprio orizzonte, far sviluppare le proprie potenzialità. La scuola deve formare cittadini liberi e consapevoli, è un ingrediente fondamentale per la democrazia, non solo formare la classe dirigente, ma cittadini diversi”

Altra barriera che vedo, è questa divisione tra scuola e mondo del lavoro. Sono da sempre contraria all’idea che la scuola debba formare lavoratori per le imprese, però la scuola e il mondo del lavoro devono conoscersi, devono contaminarsi, perché attraverso questa contaminazione si possono progettare percorsi validi per le giovani generazioni, che dovranno trovare la loro capacità di esprimersi e valorizzarsi anche nel lavoro”, mi dice Grieco.

”Attenzione, sono una donna di scuola, non immagino una scuola che addestri al lavoro, sarebbe sciocco, anche perché il lavoro cambia, e la capacità fondamentale è quella di continuare a cambiare insieme al lavoro che cambia. Ma non è pensabile che la scuola e l’università siano da una parte e il mondo del lavoro staccato da loro. Anche questa è una contaminazione necessaria come quella tra discipline”, prosegue Cristina.

Secondo me la scuola italiana è più avanti di come viene raccontata, Grieco sostiene che “si parla tanto di scuola senza conoscerla davvero, ha tanti problemi ma c’è tantissima passione, amore, cura e di voglia di cambiare. Abbatterei gli stereotipi sugli insegnanti, basta pensare alla reazione che la scuola ha avuto nella pandemia”.

In tutto il mondo ci sono stati problemi con la Dad, sfatiamo il mito che solo l’Italia ha avuto problemi con la Dad, la Germania dove vivo ha avuto gli stessi problemi ma sono convinta che la Dad sia stato un acceleratore. Grieco concorda: “Si, nel senso che ha costretto molti docenti a usare di più la tecnologia, però abbiamo visto quanto sia importante la relazione, le competenze relazionali. Il modello tradizionale proposto online non ha senso. Attraverso le tecnologie si deve fare un tipo di didattica diversa che può essere integrata. Le tecnologie sono uno strumento se usate in modo efficace e innovativo, sono un acceleratore per raggiungere ragazzi/e, per mantenere un dialogo, ma si deve mettere in discussione tutto”.

Mi chiedo che approccio abbia la Presidente di Indire verso il futuro, verso il cambiamento: “Chi lavora con i giovani deve avere un approccio positivo verso il futuro e verso l’innovazione, altrimenti deve cambiare mestiere. Il ruolo di indire e del Ministero è questo. Abbiamo una sfida, quella della Intelligenza Artificiale. Sarebbe sbagliato rincorrere le nuove proposte e sbagliato rifiutare tutto. Bisogna capire quali sono le minacce e quali le opportunità. Si possono fare delle scelte consapevoli, la AI può essere un supporto per il docente anche se nasconde dei rischi, specie se manteniamo il modello tradizionale di scuola. Il mondo cambia e dobbiamo metterci al passo, in questo senso sono molto positiva verso il cambiamento perché voglio dare ai giovani gli strumenti per essere protagonisti della loro vita”.

Il 2023 è l'”Anno Europeo delle Competenze” e Grieco sottolinea che “è importante capire quale è il campo di gioco, pensare alle competenze che l’individuo acquisisce non è una cosa astratta, è come trasferiamo nella vita quotidiana quello che impariamo a scuola, ma anche quello che impariamo nella vita e nel lavoro. Capire anche qui il terreno di cimento: la scuola non è più limitata alla prima parte della vita dell’individuo (mi formo, studio, lavoro e poi vado in pensione) oggi il sistema educativo e formativo è quello che accompagna l’individuo in tutto l’arco della sua vita. Ci sarà una necessità continua di aggiornarsi e reinventarsi per mantenere una competenza di cittadinanza attiva, per essere cittadini consapevoli. Chi oggi non usa internet non riesce neanche ad avere rapporti con la pubblica amministrazione. Competenze quindi con La C maiuscola. Tra le Competenze fondamentali c’è la capacità di orientarsi, di fare delle scelte consapevoli, la scuola deve interrogarsi su questo e agire. Dobbiamo dare ai nostri ragazzi e ragazze la capacità di orientarsi nei percorsi formativi successivi e di lavoro. Una didattica attiva esiste dove il ragazzo/a è protagonista, dove si possono scegliere materie opzionali che possono essere di aiuto”.

Per finire voglio affrontare con Cristina Grieco un tema di attualità stringente, la violenza di genere tra le giovani generazioni, quanto la scuola può essere uno strumento per ricostruire radicalmente i rapporti tra i sessi, basati sul rispetto e sulla libertà. Grieco è molto chiara: “la scuola è fondamentale e ci vuole una rivoluzione culturale che parta dalla scuola e non solo. Bisogna educare al rispetto, alla affettività sin dalla scuola dell’infanzia. Bisogna combattere gli stereotipi e far comprendere sin dalla tenera età il rispetto dell’altra/o e considerare la diversità come una ricchezza. Sin da bambini senza smettere mai, dal nido alla maturità. Il cambiamento culturale deve investire le famiglie però, non si può prescindere da loro, bisogna lavorare insieme”.

Salutando Cristina Grieco penso di essere fortunata, mi sento al centro di una rivoluzione, la posso raccontare, in questo nostro tempo faticoso è un grande privilegio.

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Ho lavorato in tutte le istituzioni italiane: Assessora al Comune di Firenze, Presidente di Agensport - Regione Lazio, Deputata della Repubblica, Consigliera di tre Ministre della Repubblica. Dal 2016 sono Coordinatrice del Comitato Organizzatore di “Didacta Italia”, l’edizione italiana di “Didacta International” la Fiera della Scuola più importante del mondo che si svolge in Germania. Sono sposata con Ricarda Concia, criminologa tedesca, con cui vivo a Francoforte dal 2014.