«Signor Ministro, se lo ricorda il mago Oronzo? Faceva succedere le cose con la sola imposizione delle mani. Dal giorno alla notte ci avete detto che per la Difesa adesso spendiamo 45 miliardi, il famoso due per cento del Pil. Se lei ha il potere, con la sola imposizione delle mani, di far comparire 45 miliardi, facciamoci una chiacchierata : uno con questi poteri farebbe comodo al Partito Liberaldemocratico». È sul filo dell’ironia l’intervento con cui Luigi Marattin, alla Camera, chiede chiarezza al ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Il ministro ha reso noto, nei giorni scorsi, che l’Italia è perfettamente allineata alla richiesta Nato di adeguare le sue spese militari. Con non poca sorpresa di chi crede che serva un investimento serio nel settore e al tempo stesso tra la riprovazione di chi questa soluzione la teme, il Ministero di via XX settembre ha formalizzato la piena osservanza della raccomandazione che da almeno tre anni spacca la politica. Si dibatteva dell’opportunità o meno di arrivare a destinare il 2% alla Difesa, adesso sembra che quel budget ci fosse già tutto. Com’è stato possibile? – chiede Marattin – arrivare a mèta in così poco tempo e senza sottrarre denaro ad altre voci del bilancio pubblico?

«State solo cambiando l’etichetta delle spese?» Il ministro risponde non sottraendosi all’ironia: «Magari riuscissi a spostare dieci miliardi imponendo le mani, avrei risolto un bel po’ di problemi e non solo per il suo partito». Crosetto entra allora nel merito e svela (ancora a grandi linee) l’arcano: «Abbiamo adottato, come altri paesi europei, un approccio olistico alle spese militari». Ovvero, multidisciplinare. Computando le voci di spesa per le telecomunicazioni e le infrastrutture, lo spazio e la cybersicurezza nel novero degli interventi per la Difesa. «Interventi mirati ad aumentare la resilienza delle infrastrutture critiche e migliorare la mobilità militare», per fare soltanto qualche esempio. «Lo stesso vale per le sinergie con la Guardia di Finanza e le Capitanerie di Porto, al pari degli ulteriori sforzi che chiediamo all’Arma dei carabinieri». I dettagli saranno esposti all’attenzione del Parlamento con il documento di programmazione economico-finanziaria del 2026.

Pronta la replica di Marattin: «Mi sembra di poter rassicurare allora i colleghi», dice guardando alla sua destra, cioè ai banchi di sinistra, «Non è stato aumentato di una virgola, il budget per la difesa. Crosetto ha sostanzialmente confermato che non c’è stato un vero aumento. È stato semplicemente riclassificato quello che era etichettato diversamente». Tanto è vero che la Nato potrebbe rialzare l’asticella, a questo punto. A margine, Marattin commenta con Il Riformista: «Un modo di fare un po’ superficiale: si viene a sapere oggi che ai fini del computo delle spese Nato, l’Italia era già da tempo al 2 per cento in rapporto al Pil. Ma allora il dibattito che si è fatto negli ultimi due anni intorno a cosa è stato? E l’appello del Presidente della Repubblica che chiede di costruire con urgenza «Una Europa più forte e coesa»? Può attendere.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.