Ucraina e Taiwan distano in linea d’aria oltre 8000 km eppure sono due baluardi da difendere perché difendere loro significa difendere il mondo democratico e il futuro di pace. Russia e Cina ormai sono riconosciuti dai più come gli attori nello scacchiere mondiale che agiscono con il loro espansionismo militare e con lo strumento di una propaganda senza freni contro la democrazia e le democrazie. Chi, come noi, lo denuncia e dice da anni inascoltato vive con una sorta di impotenza queste vicende. Eppure, ormai da tempo, si sta palesando uno scontro frontale nel quale noi europei siamo sempre più il vaso di coccio tra vasi di ferro.
Oggi più che in ogni altro momento della storia recente, da dopo la fine della seconda guerra mondiale, manca la forza di una Europa che sappia parlare e agire con una sola voce. Non è più il tempo dell’equilibrio basato sul confronto militare e strategico tra le grandi superpotenze americana e russa. Gli USA, anche dopo l’uscita di scena di Trump, si chiudono sempre più nei loro interessi lasciando l’Europa al proprio destino. La modalità del ritiro delle truppe dall’Afghanistan dice tutto sulle intenzioni americane per il futuro. Dall’altra parte la Cina sta divenendo a livello globale una potenza che vuole crescere ed espandersi, portando nel mondo un modello di stato che è una vera e propria “antidemocrazia”, basata sulla distruzione del dissenso, sparizioni, arresti indiscriminati, pena di morte, repressione violenta delle minoranze, annullamento della libertà di informazione, di pensiero e di religione.
Servirebbe una organizzazione mondiale della democrazia e delle democrazie di pannelliana memoria capace di rispondere a questo attacco, senza consegnare nelle mani dei regimi russo e cinese le due trincee rappresentate dall’Ucraina e da Taiwan.
L’Europa dei 27 o 28 staterelli (perché questo siamo!) se non riuscirà nei prossimi mesi ad accelerare la strada verso la costruzione di una federazione di stati, rischia di dissolversi sotto la spinta espansionista dei giganti del totalitarismo.
I caccia cinesi sorvolano minacciosi Taiwan e decine di migliaia di soldati russi si accalcano al confine dell’Ucraina; proprio mentre Lukashenko, armato da Putin, utilizza i corpi congelati di migranti come armi contro un’Europa imbelle. Siamo di fronte ad una escalation che potrebbe in tempo breve condurci a nuovi terribili scenari.
L’unica alternativa è una politica estera e di difesa comune europea, una politica militare e sull’immigrazione che sappia gestire i confini europei e non lasciare a ogni singolo stato la politica delle migrazioni. L’unica alternativa è investire come non mai su una informazione che sappia arginare la propaganda russa e cinese che inonda le reti e i media. L’unica alternativa è una politica transnazionale che sappia dare sostegno a chi lotta per la democrazia e i diritti umani ovunque nel mondo e che sappia accogliere chi fugge dalle guerre, dalla povertà e da cambiamenti climatici che rendono inabitabili i propri luoghi di nascita. Servono finanziamenti straordinari e volontà politiche straordinarie che oggi francamente non si vedono.
Se tra pochi giorni o mesi o anni, per la solita realpolitik, decideremo che perdere Ucraina e Taiwan sia in qualche modo accettabile, avremo condannato noi stessi e non certo solo gli ucraini e gli abitanti di Taiwan.