Il caso George Floyd ha fatto emergere uno dei problemi più antichi del mondo: la segregazione razziale. I pregiudizi e le discriminazioni non solo sono sempre esistiti, ma sono ormai permeati in ogni aspetto della nostra società nei confronti di tutto ciò che è visto come “diverso”. La vicenda che ha visto coinvolto l’afroamericano morto mentre era in custodia della polizia a Minneapolis, negli Stati Uniti, ha scatenato una serie di proteste nelle principali piazze non soltanto americane ma anche europee. La sua storia ha dato il via anche ad una serie di testimonianze, rimaste silenziose, di altri afroamericani e in generale di coloro che hanno subito soprusi e pregiudizi solo per il colore della pelle. Soprattutto sui social sono state molte le persone che hanno voluto raccontare quanto sia difficile tutt’oggi nella società moderna convivere con il fardello di sentirsi diversi dall’altro.

LE TESTIMONIANZE – Sul celebre social Tik Tok, ad esempio, il giovane 18enne afroamericano Cameron Welch ha realizzato un video in cui ha elencato una lista di dieci regole, che gli ha insegnato la madre quando aveva solo 11 anni, per evitare di avere problemi con la giustizia. Il decalogo del giovane di Houston spiega, a suo modo, com’è la vita di un afroamericano negli Usa e quali sono le regole da seguire per non avere problemi. La lunga lista di Cameron affronta vari punti come l’atteggiamento da assumere in un negozio per non essere accusato di furto, oppure come guidare per evitare di essere fermato dalla polizia.

Ma una delle storie che sta circolando sul web negli ultimi giorni, anche se risale in realtà al 2018, riguarda un avvocato afroamericano che ha condiviso sui social la vicenda che lo ha visto coinvolto. Sean Carter vive in Arizona con la sua famiglia e ha ricevuto un pacco per errore. Sebbene il pacco sia indirizzato a qualcuno che vive nel suo vicinato, Carter ha voluto sollecitare la ditta spedizioni affinché ritirino il pacco e lo consegnino presso il giusto domicilio. L’avvocato ha spiegato che, data la poca distanza con il destinatario del pacco, avrebbe potuto andare lui o mandare i suoi figli ma ha avuto una giusto motivo per non farlo.

Come ha specificato nel corso del post, “la risposta è perché siamo neri ed è estremamente pericoloso inviare i nostri ragazzi a casa di qualsiasi famiglia che non conosciamo in questo quartiere prevalentemente bianco”. Carter ha spiegato che esiste una “possibilità realistica” che uno dei suoi vicini possa vedere i suoi figli come una minaccia e chiamare la polizia o, peggio ancora, possa usare la pistola come difesa. A questo proposito, Sean ha citato l’esempio del quattordicenne Brennan Walker, che ha quasi perso la vita dopo aver tentato di chiedere informazioni in una casa a Rochester Hills, Mich. La proprietaria della casa, pensando che Walker stesse cercando di derubarla, ha chiesto l’aiuto di suo marito che lo ha colpito con un colpo di pistola. “È per questo che questo fottuto pacchetto rimarrà sulla mia veranda finché UPS (la ditta spedizioni, ndr) non lo recupererà. Perché non posso fidarmi del fatto che i miei vicini bianchi non mi vedranno come un avvocato istruito ad Harvard (o mio figlio studente onorario di 14 anni) ma come un maniaco omicida”, ha scritto Carter.

LA DENUNCIA DELLE SERIE TV – Molte serie TV hanno voluto denunciare il dilagare del continuo razzismo nei confronti degli afroamericani raccontando come queste persone convivono con il demone dei pregiudizi, spesso rimettendoci anche la vita. E’ il caso della serie tv When they see us, tratta da una storia vera. Il caso della jogger di Central Park è un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1989, quando la 28enne Trisha Meili fu aggredita e stuprata nel cuore del parco di New York. La serie tv si concentra principalmente sulla storia e la vita dei protagonisti condannati per il reato ai danni della donna.

Gli afroamericani Antron McCray, Kevin RichardsonYusef Salaam e l’ispanico Raymond Santana junior all’epoca dei fatti erano minorenni, tranne il sedicenne Korey Wyse, anch’egli afro-americano e accusato insieme ai compagni di essere il colpevole dell’aggressione. I ragazzi furono trascinati in commissariato e costretti ad ammettere lo stupro, sebbene non ci fossero prove concrete che li incastrassero. Interrogati senza genitori e senza avvocati, When They See Us ripercorre lo strazio dei parenti e dei protagonisti che cercano di farsi giustizia da soli per testimoniare la loro innocenza. Dopo una vita passata a fare i conti con l’etichetta di “stupratori”, è stato difficile per loro immettersi nella società e nel mondo del lavoro rifiutandosi di ammettere un reato non commesso. La storia ha, in realtà, una svolta quando nel 2002 il reale artefice del reato Matias Reyes confessa di essere stato lui ad aggredire e stuprare la Meili. Le impronte genetiche hanno dato conferma alla sua testimonianza, revocando così l’accusa nei confronti dei cinque ragazzi innocenti vittime di pregiudizi solo per il colore della pelle.

Un’altra serie Tv che ha affrontato il tema delle ‘regole’ da insegnare ai figli afroamericani è Grey’s Anatomy, serie scritta e creata da Shonda Rhimes, in cui nel decimo episodio della 14esima stagione un ragazzino di colore viene ricoverato in ospedale dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola al collo mentre cercava rientrare a casa sua arrampicandosi attraverso una finestra, per aver dimenticato le chiavi. Arrivato in manette in ospedale perché scambiato per un ladro, il ragazzo è ancora piantonato dalla polizia finché sono i medici a battersi perché venga liberato e curato. Però le sue condizioni sono così disperate che per il ragazzino non c’è più nulla da fare. Così una delle dottoresse protagoniste della serie, afroamericana, affronta con suo figlio un discorso molto toccante sulle linee-guida da seguire nel caso in cui la polizia si ritrovi a fermarlo. La storia raccontata all’interno di una serie è in realtà veritiera, come ci indicano i video di Cameron Welch e l’episodio del giovane Brennan Walker sparato solo perché sospetto.

La serie tv Station 19 nella terza stagione, molto prima dei fatti di George Floyd, ha affrontato un caso simile dando così l’idea che vicende del genere sono all’ordine del giorno. Uno dei protagonisti afroamericani della serie televisiva, pompiere e medico, viene fermato dalla polizia mentre guida con una velocità regolare ed è costretto a gettarsi a terra e stendersi fino a quando i suoi documenti non testimoniano la sua professione e che non stava commettendo alcun reato. Per quanto le serie tv riportino storie di personaggi inventati, molto spesso cercano di raccontare verità nascoste che non hanno una reale attenzione se non in casi eclatanti e/o, purtroppo, tragici.