Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo il saggio del giornalista Roberto Conte, critico cinematografico Rai, all’interno del magazine “Bambini e Musei. Cittadini a regola d’arte” diretto dall’artista Luigi Filadoro, esperto in progettazione didattica e culturale nel settore della formazione applicata all’arte e ai beni culturali. Il magazine semestrale, a diffusione gratuita viene editato dal 2021 dall’associazione di promozione sociale e culturale étant donnés con il sostegno dei fondi 8 per 1.000 della Chiesa Valdese.

Dante, Caravaggio e Pirandello. Alla fine del 2022 nei cinema italiani sono arrivati tre film d’autore che ripercorrono, in modi diversi, vita, opere e ‘testamento’ di tre pilastri della cultura italiana. Sembra quasi che tre grandi Maestri del cinema come Pupi Avati, Michele Placido e Roberto Andò si siano messi d’accordo per dimostrare come, senza nemmeno rischiare il ‘polpettone’, si possa tornare ad usare il grande schermo per un fondamentale lavoro di divulgazione culturale. E magari riportare al cinema quel grande pubblico che si è allontanato dalle sale negli ultimi tre anni, frenato dalle restrizioni dell’era della pandemia, ancora spaventato dai rischi della diffusione del Covid-19 ma anche poco incentivato dalla qualità dei film come emerge con chiarezza dalla ricerca SWG su “Gli italiani e il cinema” svolta nel luglio scorso su incarico della Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura e presentata nel corso dell’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia. Ecco allora che questa sorta di trilogia ‘involontaria’ Dante Caravaggio Pirandello, che potrebbe rappresentare un manifesto della funzione pedagogica del cinema, andrebbe diffusa ad ampio raggio nelle scuole e nelle università italiane per ‘educare’ alla fruizione cinematografica i più giovani che oggi, da nativi digitali, si destreggiano agevolmente tra le numerose piattaforme streaming ma hanno perso il gusto dell’aggregazione anche sociale dell’appuntamento al cinema.

‘Lezioni’ di Letteratura italiana (da Dante a Pirandello) e Storia dell’arte (con la straordinaria arte pittorica di Caravaggio) sul grande schermo sceneggiate anche con espedienti narrativi capaci di rendere scorrevoli pellicole su temi così impegnativi. Ad aprire questa suggestiva trilogia culturale c’è stato il ritorno sul grande schermo di Pupi Avati che nel 2021 si era anche lui ‘rifugiato’ sulle piattaforme streaming per la trasposizione cinematografica della bellissima storia di amore senile tratta dal romanzo di Giuseppe Sgarbi “Lei mi parla ancora. Memorie edite e inedite di un farmacista”. Un ritorno anch’esso letterario. Anzi doppiamente letterario. Perché il regista bolognese, che nel 2023 festeggia 55 anni di carriera, per raccontare Dante sul grande schermo è partito dal testo di Giovanni Boccaccio del “Trattatello in laude di Dante”. Un testo che gli aveva già ispirato un romanzo uscito nel 2021 per Solferino “L’alta Fantasia, il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante”. Un abbinamento tra cinema e letteratura non inedito per Pupi Avati che già in numerose occasioni aveva accompagnato l’uscita di un suo film con la pubblicazione di un suo romanzo (da Il cuore altrove a La seconda notte di nozze, solo per citare due esempi). Il Dante di Avati diventa così un biopic che scorre piacevolmente come un romanzo con il merito di “sottrarre Dante alle retoriche dominanti dei patrioti e dei nazionalisti, alle ossessioni e ai distinguo di lana caprina dei dantisti, al ghibellin fuggiasco di foscoliana memoria e al sempreverde neoguelfismo ecclesiastico” come ha scritto il critico letterario Stefano Jossa. C’è un suggestivo espediente narrativo anche nel filo conduttore de “La stranezza”, il film in cui il regista palermitano Roberto Andò, partendo dal ritorno a Palermo di Luigi Pirandello nel 1920 per il compleanno dell’amico Giovanni Verga, racconta sul grande schermo la genesi di una delle opere più note e rappresentate del drammaturgo di Girgenti, Premio Nobel per la letteratura nel 1934: Sei personaggi in cerca d’autore.

Ed a proposito di personaggi e di espedienti narrativi la scelta di Ficarra e Picone, con una citazione manifesta degli indimenticabili Franco e Ciccio interpreti di Kaos dei fratelli Taviani, si è rivelata vincente sia per la scoperta delle loro qualità attoriali in ruoli più ‘impegnati’ sia perché la presenza nel cast di volti amati dai giovani può rappresentare uno dei grimaldelli per vincere la pigrizia verso lo spettacolo in sala delle nuove generazioni. Espediente narrativo a dir poco geniale per regalarci un viaggio vibrante nella produzione artistica del genio di Caravaggio è quello escogitato da Michele Placido che ha coronato un progetto cinematografico a cui pensava per sua stessa ammissione da oltre 50 anni. L’ombra di Caravaggio è uno strepitoso Louis Garrel agente segreto del Vaticano assoldato da Papa Paolo V quando si accorge che Caravaggio utilizza come modelli per le sue tele sacre, malfattori, meretrici e vagabondi e vuole indagare sul passato del pittore lombardo, sui suoi obiettivi futuri e sulle persone che lo hanno conosciuto e ne hanno sostenuto e incoraggiato la produzione artistica ‘controcorrente’ dalla marchesa Costanza Colonna al Cardinal Dal Monte. Tre film importanti, dunque, che con una sceneggiatura che si fa ‘vedere’ anche dai più giovani ci fanno fare un bellissimo viaggio nella storia del nostro Paese, dalla Firenze del Trecento di Dante e Boccaccio, alla Roma clericale del Seicento che osteggiava l’arte di Caravaggio, fino alla Sicilia letteraria di inizio Novecento di Verga e Pirandello. Tre film che dovrebbero entrare senza ombra di dubbio nei programmi didattici di una scuola italiana che ha urgente bisogno di nuovi strumenti pedagogici per le nuove generazioni.
Roberto Conte