Prosegue la recita nel luogo dove dovrebbero discutersi e vararsi le leggi. Nel paese che commette spesso l’errore di normare sull’onda emotiva dei casi di cronaca più scottanti per l’opinione pubblica, stavolta a farne le spese è la pratica della ‘Gestazione per altri’, volgarmente detta utero in affitto, che a chiacchiere sta molto a cuore alla sinistra.

Chi scrive è assolutamente contrario alla pratica in questione, ma ciò non toglie che quanto approvato ieri alla Camera, cioè la sua istituzione come reato universale, sia inutile e giuridicamente difficilmente sostenibile: come si può punire in Italia l’autore di una condotta consumata all’estero, dove è consentita o addirittura disciplinata? Dunque, parliamo di una norma bandiera che darà fiato ai politici ospiti di talk show e giornali, ma non modificherà di un’unghia la situazione corrente.

E se il centrodestra conferma di amare l’idea di leggi bandiera utili ad affermare sul fronte comunicativo alcuni valori, a sinistra le opposizioni, che vantano la compattezza di un budino, dicono, dicono ma fanno lo stesso. Perché anche a loro serve una polarizzazione per dire che a destra sono retrogradi e contro i diritti, quali, non si sa. Quello di diventare genitore non esiste, è solo una splendida aspettativa, nulla di più.

Ecco perché ieri il Partito Democratico, spaccato anche a causa della presenza di cattolici insofferenti, e il Movimento Cinquestelle non si sono filati la proposta emendativa di +Europa, che vietava la gestazione per altri a pagamento, e regolava chi potesse o meno offrirsi di portare avanti la gravidanza per altri impossibilitati a farlo, ma a titolo di solidarietà.

Era l’occasione politicamente, strategicamente ghiotta di togliere un argomento al centrodestra (“Vendete il corpo delle donne”) e magari fare breccia in qualche esponente liberal dello stesso, offrendo l’immagine di opposizione compatta e alla ricerca di un risultato concreto, se davvero si insegue quello, in luogo di un semplicistico divieto. Invece, Il Pd della Schlein e il Movimento Cinquestelle di Conte hanno preferito scappare dall’Aula (il Pd) o astenersi (i grillini) e cercare una telecamera di fronte alla quale recitare la parte dei figli dell’ugualitarismo (non dell’uguaglianza) e del progresso soffocato da un Governo di beceri trinariciuti che ostacola l’emancipazione degli omosessuali.

Atteggiamento identico a quando il Ddl Zan venne affossato al Senato, la scorsa legislatura quando preferirono dire no a qualunque modifica utile a portare a casa un risultato concreto e scelsero la via della lamentela pubblica, persino a dispetto del pallottoliere d’Aula: i franchi tiratori erano, e parecchi, anche nel Pd stesso. Ma quando la pantomima televisiva prevale sul dovere di offrire soluzioni, anche chi chiede, a torto o ragione, tutela, è in pericolo. Altro che diritti.

Andrea Ruggieri

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