Un dirigibile esploso in fiamme, 35 vittime, numerosi feriti e una tragedia rimasta nella storia. Il disastro dell’Hindenburg è considerato tra gli incidenti più simbolici in quanto ha portato alla fine il progetto dei dirigibili. Il primo volo del dirigibile risale al 4 marzo del 1936. Dopo appena 14 mesi dal volo inaugurale, il più grande oggetto volante mai costruito è però rimasto distrutto a causa di un incendio in fase di attracco. Infatti, il 6 maggio 1937 al termine della traversata dell’Oceano Atlantico, mentre cercava di attraccare all’ormeggio della stazione aeronavale di Lakehurst, in New Jersey, l’Hindenburg ha preso fuoco e nel giro di mezzo minuto è precipitato al suolo. Le conseguenze sono state catastrofiche: sul dirigibile, infatti, c’erano 97 persone, tra passeggeri ed equipaggio a bordo.

L’esplosione fu così imponente che uccise 37 persone di quelle a bordo. Tra le vittime si contano 22 membri dell’equipaggio e 13 passeggeri. L’enorme palla da fuoco causata dalla deflagrazione fu così violenta che anche chi era a terra riportò ustioni gravi. L’impatto mediatico dell’evento fu così grande e tragico da portare una totale sfiducia verso le aeronavi.

LA STORIA – L’Hindenburg deve l’origine del suo nome al presidente della Repubblica di Weimar (dal 1925 al 1934) Paul von Hindenburg. Fu realizzato dalla Luftschiffbau Zeppelin GmbH, e l’ideatore era il conte Ferdinand von Zeppelin. I suoi progetti prendevano in considerazione un sistema di trasporto che prevedeva il superamento dei livelli di autonomia dei primi aeroplani sulle lunghe distanze. Fu così che dai primi anni del Novecento la Germania iniziò a costruire dirigibili Zeppelin, in onore del suo inventore. Dal 1908, la Luftschiffbau Zeppelin GmbH si occupava di realizzare aeronavi soprattutto a scopo bellico, utilizzate per i bombardamenti durante la Prima Guerra Mondiale. La struttura degli Zeppelin era quasi completamente in alluminio. I passeggeri venivano ospitati nella parte interna del dirigibile mentre la cabina di comando, definita gondola, era collocata sull’esterno.

Dopo cinque anni di realizzazione, l’Hindenburg vide la luce nel 1935 e un anno dopo effettuò il suo primo volo durato il tempo record di cinque giorni. Pensato per essere riempito con gas leggeri come l’elio, quest’ultimo venne sostituito dall’idrogeno a seguito dell’embargo militare degli Stati Uniti che impediva di importare in Germania questo gas. In quanto elemento altamente infiammabile, l’utilizzo dell’idrogeno destò preoccupazioni e scetticismi. Per questo, non mancarono tutte le misure di sicurezza del caso da parte degli ingeneri per contrastare la sua pericolosità, anche perché il suo uso portava il vantaggio di occupare meno spazio, in quanto dotato di una spinta maggiore, permettendo di far salire a bordo più passeggeri. Nonostante ciò, i primi voli furono condotti perfettamente e la gestione dei viaggi fu assunta dalla Deutsche Zeppelin Reederei GmbH, fondata dal gerarca nazista Hermann Göring nel 1935 allo scopo di permettere al regime di ottenere il controllo diretto delle attività legate ai trasporti con dirigibili. Infatti, le prime mete furono tedesche, soltanto dopo qualche mesi iniziarono le destinazioni transoceaniche come Stati Uniti e Sudamerica contando in tutto 17 viaggi. Considerato il grande lavoro che la costruzione degli zeppelin richiedeva, il costo del volo era molto caro e per questo veniva spesso usato da personaggi illustri e ricchi che potevano permettersi il lusso di acquistare il biglietto.

IL DISASTRO – La base di partenza dei dirigibili era Francoforte, e lo fu anche nella giornata del 3 maggio 1937, quando l’Hindenburg partì e dopo tre giorni cambiò le sorti dei dirigibili dopo trent’anni di servizio. Il volo in realtà durò più di 48 ore a causa di un ritardo provocato da una tempesta nel New Jersey e quando ottenne l’autorizzazione per l’atterraggio, in pochi istanti la coda dello zeppelin andò a fuoco provocando un’esplosione fortissima. Oltre 36 vittime a bordo anche un operatore che in quel momento si trovava a terra perse la vita, mentre tanti altri subirono ustioni gravissime.

Molte furono le illazioni sulle cause dell’incidente. I viaggi fino a quel momento avevano sempre fatto registrare un elevato standard di sicurezza. Per questo, attorno al disastro dell’Hindenburg furono avanzate diverse teorie: dalla scintilla statica, al fulmine, fino ad un presunto guasto del motore e al sabotaggio. Quest’ultima ipotesi in particolare fu sostenuta dal presidente dell’azienda Zeppelin, Hugo Eckner, in quanto questi dirigibili erano considerati un simbolo della potenza nazista. In seguito, però, il massimo dirigente sostenne l’ipotesi della scintilla statica. Secondo questa teoria, mentre il dirigibile viaggiava, passava attraverso un’elevata carica elettrica e di umidità. La scintilla, così, sarebbe stata scaturita da un accumulo di elettricità (appunto statica) tale da causare la combustione dell’idrogeno.

Gli stessi ingegneri studiarono il caso e trassero come una delle possibili conclusioni che la copertura di tessuto infiammabile costituita da ossido di ferro, acetato butirrato di cellulosa e alluminio, avesse preso fuoco a causa della statica atmosferica. L’ipotesi che vedeva anche il fulmine come probabile causa fu instillata soltanto in seguito, quando il ritardo dell’arrivo del dirigibile fu effettivamente collegato alle scarse condizioni metereologiche adatte all’attracco. Per ultima, dopo quasi 70 anni dall’accaduto, anche sulla base delle testimonianze dei passeggeri sopravvissuti prese piede l’idea di un possibile guasto al motore. In ogni caso, dopo appena tre anni dalla tragedia le aviorimesse zeppelin furono abbattute decretando la fine dei dirigibili.