Anche Mario Draghi cavalca l’ondata russofoba che ha spinto l’All England Club, l’organizzazione privata che organizza Wimbledon, lo Slam sull’erba di Londra, a vietare la partecipazione al torneo agli atleti russi e bielorussi come ritorsione contro la guerra in Ucraina.

Una mossa senza precedenti quella inglese, arrivata per la pressione fortissima del governo inglese di Boris Johnson, che assieme a Joe Biden è il più forte alleato del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e della famiglia reale inglese. Nessuno a Buckingham Palace vuole correre il rischio di dover premiare col trofeo di campione un atleta russo o bielorusso, come il numero due al mondo Daniil Medvedev.

Secondo un retroscena del Corriere della Sera, anche Mario Draghi ha deciso di seguire la mossa inglese e vietare la partecipazione sulla terra rossa degli Internazionali di tennis di Roma, in programma dal prossimo 2 maggio, degli atleti russi e bielorussi.

Una scelta, quella presa da Wimbledon e LTA, la Federtennis britannica, che ha scatenato una ferma reazione di condanna da parte dell’ATP e della WTA, le due associazioni che riuniscono tennisti e tenniste professionisti. Pur condannando “fermamente la riprovevole invasione dell’Ucraina da parte della Russia”, l’ATP ha infatti definito “ingiusta” e “un potenziale precedente pericoloso per il nostro sport” la scelta di escludere i tennisti di Russia e Bielorussia.

Avvertimenti e prese di posizione che hanno coinvolto anche i tennisti. Il numero uno al mondo, il serbo Novak Djokovic, ha chiarito in maniera netta come la pensa al riguardo: “Non posso sostenere la decisione di Wimbledon, penso sia pazzesca. Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è mai buono”, ha detto Nole, ricordando come lui stesso è “figlio della guerra” e per questo “la condannerò sempre”.

Eppure, nella gara a chi è più atlantista e russofobo, Draghi non vuole farsi scavalcare da BoJo. Ecco dunque la decisione, che dovrà essere comunicata a breve, di escludere i tennisti russi e bielorussi. Ma come? Tra Wimbledon e Internazionali di Roma ci sono differenze importanti.

Lo Slam britannico è organizzato da privati, l’All England Club, circostanza che tra l’altro lo pone maggiormente al riparo da ‘rappresaglie legali’ dei tennisti esclusi in maniera apertamente discriminatoria. Diverso è il caso degli altri tre Major, l’Australian Open, il Roland Garros e lo US Open, tutti di proprietà delle rispettive Federazioni nazionali, ovvero associazioni non-profit orientate alla promozione del tennis.

Gli Internazionali di Roma, torneo Master 1000 (il massimo del ‘prestigio’ e della forza economica dopo i quattro Slam) rientrano in questa categoria: è organizzato dalla FIT, la Federtennis italiana, in accordo con ATP e WTA.  Il rischio per Roma, se Draghi tirerà dritto per la sua strada, è che le due associazioni del tennis mondiale possano prendere provvedimenti contro gli Internazionali, come sanzioni o il rischio di venire esclusi dal circuito internazionale.

Alla conferenza stampa di presentazione degli Internazionali, due giorni fa, la sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali affermava che l’Italia affronterà la situazione “al fianco degli atleti ucraini“, in linea con il Cio e con le federazioni internazionali. Posizione condivisa, ovviamente, dal presidente del Coni Giovanni Malagò.

Chiarissimo invece il messaggio che arriva da Adriano Panatta, che proprio a Roma trionfò nel 1976: “L’esclusione dei russi a Wimbledon? La trovo una stron… Medvedev e Rublev hanno già dissentito da quanto sta facendo il loro Paese“. Chissà cosa penserà di una mossa identica anche nel nostro Paese…

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia