Uno scatto che fa già la storia, che porta i tre ‘pesi massimi’ in quell’Ucraina che da 113 giorni è sotto i bombardamenti russi. Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sono partiti nella notte in direzione Kiev, in un viaggio in treno tra misure di sicurezza massime.

A bordo un centinaio di uomini dell’intelligence dei tre paesi per consentire un viaggio sicuro ai leader politico dell’Unione Europea, attesi nella capitale ucraina dal presidente Volodymyr Zelensky.

Durante il lungo viaggio di oltre dieci ore, che dalla frontiera polacca li ha portati a Kiev, i tre hanno avuto un lungo colloquio informale nella cabina del Presidente francese. Draghi (la delegazione italiana si trovava in testa al treno) ha attraversato l’intero convoglio per raggiungere la cabina di Macron.

È il segnale più forte di solidarietà europea dallo scoppiare del conflitto: a Kiev in due occasioni si è recata la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ma la visita di Draghi, Macron e Scholz sul piano politico ha probabilmente ancora più peso. 

Non è un caso se ad attenderli a Kiev c’è una rete di sicurezza composta da almeno 300 militari ucraini. I tre leader sono attesi a programmi simili nella capitale: subito dopo il loro arrivo a Kiev, si dirigereranno a Irpin, uno dei luoghi simbolo delle stragi russe.

Una visita preparata a livello diplomatico da settimane per incastrare le agende dei tre leader europei, anche per permettere lo storico viaggio prima dell’atteso Consiglio europeo della prossima settimana. Lì è attesa la risposta europea alle richieste dell’Ucraina di candidarsi nell’Ue.

A Kiev invece i due punti chiave della giornata diplomatica saranno quello dello sblocco del grano e delle armi, le due richieste più pressanti da parte di Zelensky. 

Eppure la visita odierna è stata preceduta da una polemica ucraina, lanciata dalle parole del consigliere del presidente ucraino, Oleskjy Arestovych. Quest’ultimo ha evocato la presenza dei tre leader come presupposto per un pressing europeo per l’accettazione da parte di Kiev di un cessate il fuoco con perdite territoriali: “Temo che cercheranno di raggiungere una sorta di Minsk 3”, in riferimento agli accordi di ‘pace’ già siglati tra Kiev e Mosca dopo l’invasione del 2014. 

La visita a Irpin

Avete il mondo dalla vostra parte”. Sono queste le parole utilizzata da Draghi parlando a Irpin col capo dell’amministrazione militare della regione di Kiev Oleksiy Kuleba. Tra i palazzi bombardati dall’artiglieria russa, il premier assieme a Macron e Scholz è stato ricevuto dal sindaco Oleh Bondar ha sottolineato come nella città alla periferia della capitale i russi “hanno distrutto gli asili e i giardini di infanzia. Sarà ricostruito tutto. Hanno già iniziato. Sono già a uno stadio molto avanzato di valutazione“, ha detto Draghi.

Rispetto e ammirazione per il popolo ucraino“, è stato espresso dal presidente francese Emmanuel Macron. Intorno ai quattro leader, a cui è stato mostrato un video delle distruzioni della guerra, c’è un imponente schieramento delle forze speciali dei rispettivi Paesi oltre ovviamente ai militari ucraini.

La conferenza a quattro

Nell’attesa conferenza dei quattro leader, Draghi ha confermato l’impegno italiano per una Ucraina all’interno dell’Unione Europea.

Il messaggio più importante della nostra visita è che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue, vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo. Zelensky sa che è una strada da percorrere, non solo un passo“, sono le parole del premier, affiancato dallo stesso Zelensky, da Macron e Scholz. Il presidente del Consiglio ha invocato lo stop delle “atrocità” ma “l’Ucraina deve difendersi se vogliamo la pace“. “Sarà l’Ucraina a scegliere la pace che vuole. Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev, da quello che ritiene accettabile per il suo popolo. Soltanto così possiamo costruire una pace che sia giusta e duratura“, ha sottolineato Draghi in conferenza.

Dichiarazioni appoggiate ovviamente dal numero uno di Kiev, ma anche in coro da Scholz e Macron. Il cancelliere tedesco ha ribadito che la Germania appoggerà la richiesta di adesione ucraina, che “appartiene alla famiglia europea” e che verrà appoggiata “fino a quando ce ne sarà bisogno“.

Questa guerra cambierà la storia dell’Europa. Siamo a fianco dell’Ucraina per accompagnarla in questa prospettiva“, si è unito al coro il presidente francese Macron,  “Abbiamo confermato a Zelensky che già domani la commissione deciderà il quadro e il prossimo Consiglio europeo prenderà delle decisioni. Tutti e 4 i nostri Paesi sosterranno lo status di candidato dell’Ucraina. Nei prossimi giorni costruiremo l’unanimità dei 27“, è stata la promessa dell’inquilino dell’Eliseo.

Macron che ha anche ‘rassicurato’ Kiev sui rapporti col Cremlino, sottolineando da una parte che l’Europa “non è in guerra in guerra contro il popolo russo come collettività” e per questo “abbiamo continuato a parlare con il leader russo” Putin, ma che “le modalità della pace non saranno decise che dall’Ucraina e i loro rappresentanti. Francia e Germania non negozieranno mai con la Russia alle spalle dell’Ucraina“.

Da parte sua Zelensky ha ribadito la richiesta di un maggiore impegno europeo sul fronte della fornitura di armi a Kiev. L’Ucraina, ha spiegato il suo presidente, ha la necessità di avere “armi pesanti e moderne“. “Ci serve aiuto. Ogni arma è una vita umana salvata. Ogni proroga aumenta la possibilità per i russi di uccidere ucraini e distruggere le nostre città“, ha detto in conferenza stampa Zelensky. Il discorso del presidente ucraino era rivolto in particolare a Scholz, con Zelensky che si è detto “fermamente convinto” che Berlino sarà d’aiuto nel venire incontro alle “necessità dell’Ucraina di sistemi di difesa aerea“.

Quanto al conflitto in corso ormai da 113 giorni, Zelensky ha assicurato che l’Ucraina “è in prima linea” ma “l’aggressione russa è contro tutta l’Europa unita, contro tutti noi”, e per ragggiungere la pace “l’ostacolo principale è la non volontà della Russia di avere trattative reali, la Russia non vuole la pace“.

Redazione

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