Ecco un articolo da dissidente ma senza alcun elmetto in testa. Mi gioco subito la carta più odiosa: l’antiamericanismo. So di che si tratta perché l’ho praticato fin quando non sono andato a vivere a New York. Forse perché chi va in America smette di essere antiamericano? Al contrario: soltanto negli Stati Uniti si pratica il vero e duro antiamericanismo i cui echi nutrono quello nostrano. Se dobbiamo stare alla televisione unificata, gli italiani in questo momento sono quasi soli a fare il tifo per i russi.

Naturalmente nessuno dice – in televisione specialmente dove si gioca la vera partita del consenso – di fare il tifo per i russi, ci mancherebbe. Si assume un’aria compunta e si dice che Putin “ha sbagliato”. Su questo non c’è dubbio. Queste brutte cose non doveva farle. Putin ha fatto malissimo ad aggredire l’Ucraina, pausa e poi un buon “ma”. È quel “ma” che conta. E a quel ma si srotola a sorpresa l’elenco di che cosa? Delle malefatte americane. Ma non stavamo parlando dei russi? Sì, ma solo incidentalmente: è l’America il vero mostro da combattere con le sue follie di espansione. Espansione dove? Sono stato per quattro anni membro della delegazione parlamentare italiana nella Nato e ho partecipato a riunioni specialmente a Washington e si discuteva soltanto della necessità di chiudere la Nato perché gli Stati Uniti dicevano che costava troppo e non serviva a niente.

Poi è venuto Donald Trump, il quale disse: liberiamoci dei parassiti europei che da mezzo secolo sbafano il nostro servizio di sicurezza. La Russia se li vuole mangiare? Non è affare nostro e buon appetito. Tutte le sinistre tifarono per Biden sapendo che i Democrats da Kennedy a Clinton, a Obama sono molto suscettibili alle pretese russe, come gli inglesi. Nel XX Secolo non abbiamo assistito allo scontro titanico fra capitalismo e il comunismo. L’Occidente se ne infischiava delle ideologie e l’Unione Sovietica ha sempre alimentato tutte le forme di terrorismo di estrema destra e quando si scoperchiò il mondo sovietico si vide che era pullulante di naziskin. Ciò che esiste non è l’espansionismo americano, ma il terrore senza riserve dei popoli che sono stati sotto il tallone russo e che non vogliono rivivere l’incubo.

Nel 2019 il Parlamento europeo ha votato con la partecipazione del Pd una risoluzione dei Paesi dell’Est ex sovietico che chiedevano per il loro martirio di ex “Paesi satelliti” lo stesso rispetto che noi chiediamo per le sole malvagità naziste. La Nato ha ricominciato ad esistere dopo la prima invasione della Russia in Georgia nel 2008. I Paesi dell’Est videro che la catena delle annessioni russe richiedeva una difesa comune e che poteva essere soltanto il vecchio Patto Atlantico. Gli Stati Uniti non hanno alcun bisogno di un impero ma come tutti i Paesi occidentali vogliono produrre, vendere e arricchirsi e che siano garantite le libertà di commercio e di navigazione per vendere macchine, cibo, farmaci, film, libri. L’idea degli Stati Uniti come conquistadores con ambizioni territoriali simmetriche a quelle dei russi, non ho senso politico e commerciale.

Invece si assiste a una rigogliosa ripresa dell’antiamericanismo ideologico, dimenticando che tutti gli scandali americani, i comportamenti assassini della truppa in Vietnam come a My-Lai, sono stati sempre denunciati, investigati e puniti dagli americani, dai loro coraggiosi giornali e dalle istituzioni che si controllano a vicenda in modo a noi sconosciuto ma perfettamente noto a tutti i popoli di lingua inglese. Non sono stati certo i giornalisti italiani a scoprire che il professor avvocato Giuseppe Conte si fosse fatto un curriculum in cui spacciava le lezioni d’inglese pagate alla New York University come titoli. Lo scoprirono gli americani pensando che in Italia stesse nascendo un governo fascista con la Lega collegata con la Le Pen.

Purtroppo la Russia non ha mai smesso di fare guerre per soccorrere chi non vuole essere soccorso: la neonata Russia sovietica scatenò nel 1920 una guerra contro la Polonia indipendente e fu sconfitta. Poi compì la deliberata strage di milioni di ucraini quando Stalin confiscò loro ogni cibo e facendo fucilare coloro che mangiavano i cadaveri dei familiari (“I comunisti mangiano i bambini” scrivevano i giornalisti europei) creando un vulnus mai sanato all’Ucraina seguitando da allora a diffondere menzogne come quella di questi giorni secondo cui i civili che avevano trovato rifugio sotto le acciaierie di Mariupol erano ostaggi del battaglione nazista che li usava come scudi umani Davvero possiamo dire che la Cia uccide i generali russi? I servizi d’informazione militare, ben più competenti della Cia, hanno fornito e forniranno agli ucraini tutte le informazioni utili per eliminare i capi del corpo d’invasione che ha messo a ferro e fuoco la loro terra. Che cosa c’è che non va? Quale sarebbe il delitto? La notizia, peraltro, chi pensate che l’abbia data? il New York Times, naturalmente.

E poi la questione del “mercenari”. Siamo davvero certi che sia onesto usare la parola mercenari e non volontari? La verità è che la propaganda russa non vuole che si parli di volontari (termine nobile) per allontanare il ricordo e l’analogia con quanto accadde durante la guerra di Spagna quando il generale Franco insorse contro la Repubblica con un esercito coloniale affiancato dalle truppe italiane fasciste e tedesche naziste. Fu allora che migliaia di volontari corsero da ogni nazione del mondo a combattere in difesa della Spagna aggredita e fascisti italiani si trovarono al fronte di Guadalajara a combattere contro le truppe volontarie italiane di Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli, che vinsero e catturarono centinaia di fascisti. I volontari americani formarono la “Lincoln Brigade”, gli esuli tedeschi il loro “Thaelman Battalion” e combatterono volontari scrittori come Ernest Hemingway. Ma non sempre i volontari poterono correre in soccorso degli aggrediti. Ricordo l’orrore che provai a sedici anni vedendo in televisione il popolo di Budapest combattere rovesciando tram per bloccare i carri armati russi e seguitai a pensare perché nessuno fosse andato a soccorrerli. Morirono tutti.

Adesso aspettiamo le decisioni russe del 9 maggio, lunedì prossimo, giorno della gran parata che si preannuncia molto modesta e con molte defezioni. Sarà il giorno in cui Putin potrebbe annunciare che la sua guerra continua, o che è disposto a sedersi e trattare, essendo l’unico che finora si è rifiutato. Pochi ricordano che il 9 maggio i russi non festeggiano la fine vittoriosa della Seconda guerra mondiale ma la Grande Guerra patriottica che furono costretti a combattere contro l’ex alleato diventato invasore dal 22 giugno del 1941. I cittadini russi sono esentati dal sapere che cosa fosse successo fra il 1° settembre del 39, quando Hitler entrò in Polonia, fino all’invasione dell’Unione sovietica. Ci ha pensato lo stesso Putin nel 2019 dicendo che i russi erano entrati in Polonia per difendere le minoranze etniche. La Pravda durante la prima parte della guerra pubblicava raffiche di telegrammi di complimenti del Comitato centrale al cancelliere Hitler per le sue sfolgoranti vittorie.

Dopo la guerra, spartito il mondo, la Russia portò i carri armati a Berlino per far fuori 5000 operai in sciopero, represse nel sangue la rivolta degli operai e studenti ungheresi, represse il tentativo di socialismo dal volto umano a Praga nel 1968, schiacciò con finti attentati e repressioni in Cecenia dove spianò la città di Grozny, così sta facendo a Mariupol e come ha fatto alla siriana Aleppo. Per quanto appare dalle analisi più accurate, la Russia è sul punto della crisi e Putin vacilla e vacilla proprio grazie alle armi che tutti i Paesi occidentali compreso il nostro, hanno dato al Paese vittima dell’invasione, armi con cui difendersi e ricacciare le orde barbariche a casa loro. Io probabilmente non ho una mente sviluppatissima, ma sono molto felice che ciò accada, che i generali invasori cadano vittime della loro stessa violenza, Che cosa c’è che non va? Le armi sono brutte e cattive perché moltiplicano e inaspriscono la guerra? Che cosa vuole dire? Che preferivamo che questi fastidiosi ucraini anziché battersi per la loro terra e la loro libertà, si arrendessero o suicidassero? Io capisco solo che esiste uno ed un solo pensiero legittimo in questo senso.

Quello che si può formulare così: Noi morire per Kiev? Ma chi se ne frega di Kiev e dagli ucraini, la nostra vita viene prima della loro libertà e che crepino: noi dobbiamo pensare ai nostri interessi e non vogliamo esporci a rischi perché loro non vogliono cedere all’invasione. Ecco: questo sarebbe un pensiero turpe ma onesto e dunque coraggioso. Ma si preferisce nascondere questo banale sentimento di sopravvivenza ricorrendo a repertori inaudibili sulla supremazia della politica sulle armi. Comprendo di scavarmi la fossa dell’impopolarità finale, ma invoco l’esame di una sola prova: guardate le televisioni di tutto il mondo e chiedetevi come mai questo ampio e approfondito dibattito avvenga soltanto in Italia, patrimonio dell’Unesco anche per la pizza coi funghi.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.