Il papa è intervenuto di nuovo. Chiede pace e smonta uno a uno tutti i luoghi comuni interventisti. Non esiste la guerra giusta – dice – non esiste la guerra santa, non si può dividere in due l’umanità tra buoni e cattivi. Il papa invoca i due principali valori del cristianesimo: la vita e la fratellanza. Si scaglia contro l’aumento delle spese militari, sferzando tutti i governi occidentali. “pazzìa”, ripete: “pazzìa”.Spiega che le armi non servono mai alla pace, servono a uccidere, a sterminare a distruggere ricchezze.

Cosa dice, in fondo, il Papa? Semplicemente cose ragionevoli. Forse nel momento sbagliato. E infatti nessuno lo ascolta. Tantomeno lo ascoltano i due grandi protagonisti di questa guerra: i russi e gli americani. I russi questa guerra l’hanno avviata, con una decisione folle e temeraria. Gli americani intendono proseguirla, con una decisione temeraria e calcolata. Il Papa stavolta è intervenuto addirittura pubblicando un libro. Che uscirà oggi in libreria. Del quale vi offriamo un estratto della introduzione. Il testo di questa introduzione è anche un pochino malizioso. Francesco cita alcuni dei più clamorosi interventi pacifisti dei suoi tre principali predecessori: Giovanni XXIII, Paolo VI e Wojtyla. È logico che citi questi tre pontefici, che molte volte hanno fatto sentire la loro voce.

Però è difficile non vedere nei riferimenti a tre discorsi famosi una allusione agli americani. Francesco ricorda di quando papa Roncalli chiese a russi e americani di fermarsi, nella crisi del 62, quando i russi stavano fornendo dei missili nucleari a Cuba – cioè stavano armando Cuba – e gli americani ritenevano inaccettabile questa cosa, e minacciavano di attaccare le navi russe che stavano navigando verso i Caraibi. Kennedy ordinò di attaccare le navi mandate da Krusciov se non si fossero fermate. Krusciov fermò le navi, per fortuna, e la crisi fu scongiurata. Kennedy riteneva insopportabile che la Russia armasse un paese molto vicino agli Usa. Un po’ come Putin, che ha considerato inaccettabile il riarmo dell’Ucraina, paese confinante. In quel caso furono gli americani a minacciare la guerra atomica.

Poi Francesco ha citato la guerra del Vietnam e il grandioso discorso di Paolo VI all’Onu, nel 1965. Il Vietnam, appunto, che fu una guerra di aggressione degli americani in Indocina. Dieci anni di guerra guerreggiata, bombardamenti atroci, villaggi sterminati, il terrificante napalm, gettato dai B52, che faceva tavola rasa di esseri umani, animali e vegetazione. Due milioni di morti, tra i quali 52 mila ragazzi americani. Infine ha ricordato l’appello di Wojtyla per evitare la guerra all’Iraq. Quella degli americani contro Saddam. Erano guerre difensive? No. Erano guerre giuste, perché anche nelle guerre di invasione si deve distinguere tra guerre giuste e guerre ingiuste? No, il papa ha dichiarato il suo punto di vista: non esistono guerre ingiuste.

Non lo ascolteranno. Tranquilli, non lo ascolteranno. Il grande sistema informativo occidentale, non solo italiano – ma l’Italia è avanti a tutti su questo campo – è entrato in una condizione di vero e proprio regime. Esiste una sola verità, un solo punto di vista, una sola versione dei fatti. E questa verità, in linea di massima, è decisa dalle parti di Washington. Il sistema dell’informazione è decisivo in questa guerra. È servito già in più occasioni a bloccare ogni ipotesi di trattativa. Sul piano politico gli americani e gli inglese hanno in mano tutto, perché hanno in mano le armi che forniscono o forniranno agli ucraini e hanno nelle loro mani anche il destino di Zelensky. Negli ultimi giorni questo è stato chiarissimo. Zelensky, che prima di Bucha sembrava favorevole a una conclusione negoziata della guerra, ora ha cambiato atteggiamento. Tutte le sue mosse vanno in direzione opposta alla trattativa. Sia le dichiarazioni sia gli atti.

Il rifiuto della visita del Presidente tedesco, ieri le parole durissime contro Macron e la Francia, il giorno prima l’ordine dell’ambasciata di respingere la proposta del papa di una ucraina e una russa che guidassero la processione del venerdì santo. È chiaro che in questa condizione, e con i media trasformati in organi embedded, lo spazio per il papa è minimo. Probabilmente lui riesce ancora a parlare al suo popolo, ma gli stati maggiori non lo prendono neppure in considerazione. E i grandi mezzi di informazione sono allineati dietro l’idea che più spari, più prepari la pace, più ti armi, più ti convinci che esistono le guerre giuste, più resti in pace con la coscienza.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.