Missili russi su Kiev durante la conferenza stampa del segretario generale dell’Onu Guterres. Il presidente degli Stati uniti Biden ha chiesto al Congresso altri 33 miliardi di dollari per l’Ucraina. “La Nato è pronta a sostenere l’Ucraina per anni nella guerra contro la Russia. C’è assolutamente la possibilità che questa guerra si trascini e duri per mesi, per anni”. Così s’è espresso ieri il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

Ha detto poi che se Svezia e Finlandia decidono di entrare nella Nato saranno accolti a braccia aperte. “Abbiamo lavorato con questi Paesi per anni, sappiamo che loro forze hanno gli standard della Nato, abbiamo condotto insieme in molte missioni e mi aspetto che il processo sia veloce dopo che le formalità saranno espletate. Sono certo che troveremo accordi di sicurezza nel periodo di interregno fino a quando sarà ratificata la loro scelta”. L’accettazione da parte degli alleati sarebbe ad ogni modo “un forte messaggio politico” verso la Russia. “Le minacce di Mosca a Finlandia e Svezia a non entrare nella Nato dimostrano che non rispetta la libertà di ogni paese di decidere il proprio destino” ha aggiunto. Per completare il quadro va ricordato che un Paese in guerra non può entrare nella Nato.

La Cina ieri ha sparato dichiarazioni contro l’Alleanza atlantica, ha detto che è “uno strumento di singoli Paesi per cercare l’egemonia” non solo nel Nord Atlantico, ma anche nell’Asia-Pacifico, verso cui si è rivolta negli ultimi anni “per mostrare la sua potenza e fomentare conflitti”. Si infervora anche sul fronte interno europeo la guerra del gas. L’ambasciatore polacco all’Unione europea pare sia inviperito. Secondo lui, invece di spiegare come respingere la richiesta della Russia che pretende pagamento in rubli per le forniture di gas, le linee guida della Commissione mostrano come rispettare il decreto di Putin senza violare le sanzioni europee contro la Russia. In sintesi la Polonia rimprovera alla Ue di non essere chiara, di permettere così ai singoli Stati di muoversi ognuno per sé, cercando sottobanco la via d’uscita per non rinunciare al gas russo. Secondo Bloomberg sarebbero almeno dieci le società europee ad avere già aperto il doppio conto in Russia, uno in valuta pesante e l’altro in rubli, quattro di loro avrebbero già fatto i primi pagamenti con la doppia valuta.