Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden starebbe prendendo in considerazione la possibilità di volare a Kiev per una visita ufficiale. O almeno non esclude al momento l’opportunità, così come confermato anche dalla portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. Il pretesto sarebbe la consegna di un nuovo stock di armi, pesanti, all’Ucraina che dallo scorso 24 febbraio è stata invasa dalla Russia. 800 milioni di dollari di materiale, l’ultimo rifornimento approvato a Washington: 8 cannoni Howitzer da 155mm e 40.000 munizioni di artiglieria; 200 mezzi meccanizzati M113 e 100 Humvee; 300 droni Switchblade, 500 missili Javelin e migliaia di altri sistemi anti carro; 11 elicotteri Mi-17; 10 radar AN/TPQ-36 per individuare l’artiglieria avversaria e due AN/MPQ-64 Sentinel per la sorveglianza aerea; sistemi anti navi, equipaggiamento protettivo per attacchi chimici, biologici e radiologici.

“Armi, armi, armi”, aveva chiesto il ministro degli Esteri all’Occidente la settimana scorsa. E gli USA hanno risposto subito all’appello. Le armi a lunga gittata richieste da Kiev saranno utilizzate dagli ucraini per fronteggiare la prossima offensiva delle truppe di Mosca che si concentrerà, come annunciato, nell’est del Paese. Se non dovesse andare Biden, a Kiev potrebbe arrivare un alto rappresentante della sua amministrazione, forse il segretario di Stato Blinken o il capo del Pentagono Austin. Sabato scorso a sorpresa nella capitale è arrivato in visita il primo ministro britannico Boris Johnson che ha avuto un vertice e poi ha passeggiato brevemente per le strade della capitale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Il Pentagono si prepara inoltre ad addestrare soldati ucraini anche fuori dai confini nazionali. “Gli Usa non stanno operando in Ucraina, ma se i russi dovessero colpire una qualsiasi parte di territorio della Nato, dove le attrezzature militari vengono assemblate, questo comporterebbe l’invocazione dell’articolo 5 e cambierebbe completamente il gioco”, ha avvisato il consigliere per la sicurezza nazionale Sullivan. Altre armi potrebbero essere inviate all’Ucraina anche dall’Italia dopo un nuovo decreto interministeriale. Non è escluso che questa volta oltre ad armi anti-carro e munizioni, del rifornimento potrebbero far parte anche mezzi blindati ruotati e missili anti-nave. Le cifre delle forniture, così come nella prima consegna, saranno secretate.

Il direttore della Cia William Burns, anche vista la minaccia di Mosca a Svezia e Finlandia per una loro eventuale e annunciata entrata nella NATO, intanto riaccende la paura nucleare. “Data la disperazione del presidente Putin e della leadership russa, date le battute d’arresto che hanno affrontato finora militarmente, nessuno di noi può prendere alla leggera la minaccia, rappresentata da un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o ad armi atomiche a basso potenziale”, ha dichiarato al Georgia Institute of Technology il direttore pur chiarendo che gli USA non hanno notato alcun segnale a presagire un’escalation del genere. Il punto è comunque attenzionato.

Il capo dell’Intelligence americana ha aggiunto che il presidente Putin è diventato sempre più isolato e che “la sua propensione per il rischio è cresciuta, a mano a mano che la sua presa sulla Russia si è fatta più stretta. Il circolo dei suoi consiglieri si è ristretto e in quel piccolo circolo non ha mai aiutato a fare carriera mettere in dubbio le sue valutazioni o la sua convinzione testarda, quasi mistica, che il suo destino è quello di restaurare la sfera d’influenza della Russia”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.