La consegna rappresenterebbe un salto di qualità nei rifornimenti
Biden manda elicotteri Mi-17 all’Ucraina, Papa Francesco: “Fermatevi, guerra è sacrilegio”
Joe Biden non ha dubbi: ha parlato di genocidio, ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di voler “cancellare gli ucraini”. La notizia che però rappresenta un salto di qualità – delle accuse di “crimini di guerra” si parla da settimane – nella guerra è la decisione di Washington di aumentare le forniture di armi all’Ucraina. E che forniture. Il Presidente degli Stati Uniti ieri ha parlato con il premier britannico Boris Johnson, che sabato scorso si è recato a sorpresa in visita a Kiev dove ha avuto un vertice e poi ha passeggiato per le strade della capitale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I due leader a telefono hanno “hanno riaffermato l’impegno di continuare a fornire assistenza militare e umanitaria” all’Ucraina.
E quindi oggi è arrivata da Reuters l’indiscrezione secondo la quale l’Amministrazione americana annuncerà l’invio di mezzi militari per altri 700 milioni di dollari per un totale di 1,84 miliardi dall’inizio del conflitto e 3,2 dal gennaio 2021. Il salto di qualità, si diceva, è però rappresentato dagli elicotteri Mi-17 in grado di attaccare i blindati russi e altri veicoli in movimento verso il Donbass, la regione a est in cui alcune porzioni sono state occupate da separatisti filo-russi nel 2014 e dove si sta concentrando l’assedio russo. Il Pentagono starebbe inoltre considerando la consegna di artiglieria con gittata immediata, droni per la difesa delle coste ed equipaggiamento protettivo in caso di attacchi chimici, biologici o nucleari.
Il Congresso da settimane chiede all’esecutivo di dare all’Ucraina quello di cui ha bisogno per respingere l’aggressione russa. Previsto oggi un incontro tra la vice ministra della Difesa Kathleen Hicks e gli amministratori delegati delle otto società private – tra cui Raytheon Technologies, Lokheed Martin, Boeing, Northrop Grumman, General Dynamics, L3HARRIS Technologies – che stanno costruendo le armi per gli ucraini. Finora le forniture che si sono rivelate più efficaci per la resistenza ucraina sono i missili Javelin anti-carro e gli Stinger anti-aereo: hanno bloccato l’avanzata dei convogli e impedito ai russi di prendere il controllo dei cieli. Da Kiev solo qualche giorno fa avevano lanciato la loro richiesta all’Occidente: “Armi, armi, armi”, aveva detto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. E oggi il presidente Zelensky ha definito le parole di Biden su Putin “parole vere da un vero leader”.
Disappunto neanche troppo velato invece da parte del Presidente francese, alle prese con le elezioni, Emmanuel Macron: “Quello che sta succedendo è di una brutalità senza precedenti, ma allo stesso tempo guardo ai fatti, non sono sicuro che l’escalation delle parole serva alla causa“. Stessa linea da parte del ministro degli Esteri cinese Zhao Lijian. Quello che è certo è che si parla solo del campo ormai, trattative non pervenute, “in un vicolo cieco”, come aveva dichiarato ieri il presidente russo Putin. Se qualcuno era convinto che dalle trattative potessero scaturire condizioni influenti sul campo, a questo punto si sarà persuaso che la logica segue invece il percorso inverso.
E sul campo continuano i massacri, le brutalità, i bombardamenti. E restano non raccolte le parole di Papa Francesco. “La pace di Gesù non sovrasta gli altri, non è mai una pace armata, mai. Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, il perdono e l’amore gratuito al prossimo, l’amore a ogni prossimo”, ha detto all’udienza generale del mercoledì citando La leggenda del grande inquisitore dello scrittore russo Fedor Dostoevskij. Il Pontefice si era espresso nelle settimane scorse molto duramente anche contro l’aumento delle spese militari.
“Di fronte alle immagini strazianti che vediamo ogni giorno, di fronte al grido dei bambini e delle donne, non possiamo che urlare: ‘Fermatevi!?. La guerra non è la soluzione, la guerra è una pazzia, la guerra è un mostro, la guerra è un cancro che si autoalimenta fagocitando tutto! Di più, la guerra è un sacrilegio, che fa scempio di ciò che è più prezioso sulla nostra terra, la vita umana, l’innocenza dei più piccoli, la bellezza del creato. Sì, la guerra è un sacrilegio! Non posso non ricordare la supplica con cui nel 1962 san Giovanni XXIII chiese ai potenti del suo tempo di fermare un’escalation bellica che avrebbe potuto trascinare il mondo nel baratro del conflitto nucleare. Non posso dimenticare la forza con cui san Paolo VI, intervenendo nel 1965 all’assemblea generale delle Nazioni Unite, disse ‘Mai più la guerra! Mai più la guerra!’. O, ancora, i tanti appelli per la pace di san Giovanni Paolo II, che nel 1991 ha definito la guerra ‘un’avventura senza ritorno'”, ha scritto il Santo Padre nel saggio in uscita domani intitolato Contro la guerra – Il coraggio di costruire la pace.
“Se avessimo memoria, sapremmo che la guerra, prima che arrivi al fronte, va fermata nei cuori. L’odio, prima che sia troppo tardi, va estirpato dai cuori. E per farlo c’è bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità e di creatività diplomatica, di politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza che non sia più basato sulle armi, sulla potenza delle armi, sulla deterrenza. Ogni guerra rappresenta non soltanto una sconfitta della politica ma anche una resa vergognosa di fronte alle forze del male”.
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