Ritanna Armeni, scrittrice e giornalista del manifesto, dell’Unità, di Liberazione e di altri svariati giornali e Tv. Conduttrice di Otto e Mezzo in coppia con Giuliano Ferrara.

Il 25 Aprile, con l’Anpi, sotto tiro. Così come il movimento pacifista e la Cgil. Un pensiero unico in divisa militare li accusa di aver tradito i valori della resistenza partigiana per non aver sostenuto, dicono i commander in chief dei giornali interventisti, la resistenza ucraina. Come la vedi?
In genere una parte della sinistra viene accusata di essere ancorata a vecchi schemi. Ebbene, quello a cui fai riferimento è un ancoraggio a vecchi schemi fatto peraltro, molto spesso, da personaggi che quando, nei tempi passati, si proponevano i vecchi schemi, invece li disprezzavano. C’è tutto un giornalismo “liberal” oggi che ha sempre guardato alla resistenza italiana come una cosa secondaria, che ha sempre considerato, storicamente, la liberazione dell’Italia come qualcosa dovuta agli alleati, il che sia chiaro contiene una parte importante di verità, ma che di questa visione ne ha fatto un motivo di battaglia ideologica.

Oggi?
Questo riscoprire i valori della resistenza oggi, in questo momento, un po’ puzza. La cosa che più mi colpisce è questa incapacità di capire che è una situazione completamente cambiata. Da quando nel ’45 fu sganciata una bomba atomica, e da quando sappiamo che una buona parte del mondo ce l’ha, è chiaro che viviamo e consideriamo queste cose sotto un’ottica diversa. E su questo lasciami dire subito una cosa che ritengo davvero insopportabile.Bisogna smetterla con questo mantra stucchevole, perché storicamente falso, per cui oddio oggi abbiamo la guerra vicino a casa nostra. La guerra in Europa, non tanto tempo fa era a duecento chilometri da casa nostra, dall’Italia, dall’altra parte dell’Adriatico. È chiaro che le guerre sono un elemento endemico di questo pianeta. Se così è, e qualcuno provi a smentirlo, occorre affrontare il tema delle guerre con una mentalità nuova. E in questo, secondo me, c’è il grande valore del pacifismo, che poi ognuno può declinare come meglio crede. Capire che al punto in cui siamo, di risorse belliche sempre più massicce e invasive, sostenute da una ricerca tecnologica che non ha eguali in altri campi, noi ci stiamo giocando davvero il futuro del pianeta. Si dovrebbe ragionare in questo modo. Anche questa è libertà. La libertà dalla guerra, la libertà dall’oppressione. Noi viviamo continuamente in guerra, la guerra è il problema. Il Papa c’ha ragione. Noi abbiamo un pianeta dilaniato dalle guerre, alcune le conosciamo, altre non le conosciamo, altre le veniamo ad apprendere dopo, altre sono lontane e non ce ne occupiamo neanche più. Tra l’altro, secondo me, l’informazione mainstream ha fatto un’operazione che adesso si rivolge tutta contro se stessa…

Perché?
Noi sappiamo che l’informazione ha delle regole “infami”: il cane che morde uomo non fa notizia, uomo morde cane fa notizia. Mille bambini morti affogati nel Gange non fanno notizia. Un bambino morto sotto casa preso da un motorino, fa notizia. Quando uno ti fa vedere l’ottavo ospedale colpito, cosa di cui non dubito, bada bene, so benissimo che è così, perché so benissimo che la guerra è crudele, che ci sono gli stupri, gli ospedali o le scuole bombardati…Tutto ciò è vero. Ma se si punta solo su quello, all’ottavo ospedale, non raggiungi più quello che ti ripromettevi. O per meglio dire: raggiungi quello che l’informazione, a mio avviso, ha già ampiamente traguardato, vale a dire la totale sfiducia della gente. Dopo un po’ le cose, per dirla sempre in modo fine, cominciano a puzzare. Se tu un giorno mi fai vedere le brutture contro i civili, e poi i soldati russi morti ammazzati, e poi la resistenza…siccome ciascuno di noi sa che la vita è complessa, comincia a farsi la sua scala dei valori. Ricordo, in proposito, un episodio che mi lasciò allibita. Era una trasmissione su Sky. Un giornalista ebbe la sfrontatezza di dire, a proposito di non ricordo più quale nefandezza, che questa nefandezza è molto grave, non è stata dimostrata ma sarebbe ben grave anche se non fosse vera!!! Come è grave se non è vera!!! Questa donna è stata stuprata, non è sicuro, però anche se non fosse vero è comunque gravissimo. Quel giornalista non usò questo esempio, ma fu una cosa che mi lasciò senza parole. Ma si può essere così dementi da dire una cosa tragica anche se non è successa è tragica lo stessa.

Si può dire che la narrazione ormai ha cancellato la realtà?
Io al giornalismo “obiettivo” non ci credo. Semplicemente perché non esiste. Io credo, però, al giornalismo onesto, che è un’altra cosa. Il valore dei giornali militanti, che ci sono stati per un periodo della nostra storia, da Il Manifesto a Lotta Continua per fare alcuni esempi, era quello di autodenunciare la propria parzialità. Tu lo sapevi e sapevi anche che c’erano degli altri giornali che non lo denunciavano però tutti sapevano. Togliatti diceva io apro Il Corriere della Sera perché è il giornale della borghesia. Insomma, c’era una chiarezza di voci, una polifonia informativa arricchente.

Ed oggi?
Il problema del momento è quello che viene definito mainstream. Repubblica che attacca il movimento pacifista…è tutta la stessa pappa immangiabile. C’è una ideologia che fornisce una narrazione dei fatti abbastanza omogenea, abbastanza diffusa, che muove dalle stesse opinioni. Non è che la cosa sia indolore. Perché il risultato di tutto questo è che i giornali non vendono. Se io, che ho letto giornali per tutta la vita, m’informo in gran parte sui social media, perché lì so che ci sono quelle dieci-venti persone di cui mi fido, e mi formo un’opinione. Mi spieghi perché io me la debba formare sugli editoriali di ultraottantenni maschi del Corriere della Sera? Il più giovane c’ha 78 anni. Non dico che non ci devono essere, anche perché facendo io parte della categoria anziani la rispetto molto, però, vivaddio, ci deve essere qualche quarantenne, qualche sessantenne, qualche donna…Invece, nulla. E questo lo vediamo anche sulla guerra. Una informazione così fatta non regge, nel senso che alla fine perché la gente si dovrebbe comperare questi giornali che sono tutti uguali, che esprimono tutti la stessa cosa. Oggi francamente non vedo differenza tra il Tg1, per definizione istituzionalizzato, e Repubblica.

Donatella di Cesare ha scritto un articolo che ha fatto molto discutere. Cito un passaggio: “Non era mai avvenuto che il popolo della sinistra si sentisse così tradito nei propri più alti ideali da coloro che hanno promosso una politica militarista. Prima hanno deciso l’invio delle armi, poi hanno votato l’aumento delle spese militari, ora sponsorizzano un’economia di guerra”. È un j’accuse troppo pesante?
No, io credo che sia troppo leggero. Non è vero che è successo adesso. Con l’ex Jugoslavia, avevamo un presidente del Consiglio di sinistra, e avevamo il mondo in mano alla cosiddetta sinistra. Lì sono state mandate le bombe, gli armamenti e via sparando. Di questo è da là che me ne sono accorta. Da un bel pezzo. Io mi ricordo le battaglie pacifiste sull’Afghanistan, sull’Iraq…Adesso non si capisce perché chi fa una battaglia pacifista è pro Russia, mentre chi la faceva allora non era tacciato di essere filo America. Ti confesso una cosa: quello che più mi dispiace nella mia vita è di essere stata felice il giorno in cui è stato eletto Biden. Perché si sta mostrando un guerrafondaio della peggiore dimensione. Tu dici: ma Putin? Beh, Putin lo sapevo, nessuna delusione. Putin è un’assoluta dimostrazione di cosa può essere la Russia e di cosa possano essere certi valori. Io la Russia penso di conoscerla un po’. La gente s’illude se pensa che con questa politica dello scontro frontale, voluta da Biden, la Russia non vada più dietro Putin.

C’è anche una delusione-Draghi?
Rispondo di sì, anche se molto più soft in questo momento. A parte il fatto che io, personalmente, non posso avere una delusione-Draghi perché non ho mai avuto l’illusione-Draghi. Draghi è un tecnocrate intelligente, al quale si pensava di affidare le sorti dell’economia perché ci facesse attraversare al meglio le politiche liberiste europee. E si è trovato alle prese con due cose sulle quali lui non era all’altezza: la pandemia e la guerra. Di fronte a queste cose occorrono i politici. Con la pandemia, insomma, più o meno ce la siamo sfangata, abbiamo anche parlato di una ripresa economica che poi sappiamo che non significa automaticamente miglioramento dell’occupazione o del benessere diffuso, ma comunque possiamo dire che ci sta. La guerra l’ha cancellato. Draghi, secondo me, non ha gli strumenti politici per affrontare questo tornante. Da una parte non mi sono mai illusa che lui potesse essere un uomo di governo oltre certe cose, al di là se fossi d’accordo o meno nel merito, ma oggi più che mai penso che Draghi sia trovato di fronte a una cosa che non è materia sua. Se noi guardiamo alla nostra storia, abbiamo avuto uomini di sinistra, ma anche di destra, di grandi capacità sul piano diplomatico. Basti pensare, per fare due nomi non della mia parte, a Craxi e Andreotti. Sigonella ce la ricordiamo tutti. Non mi pare che oggi ci troviamo di fronte a capacità di quel tipo. Anche qui: ci troviamo a un seguire un mainstream, dei luoghi comuni inquietanti. Quando Michel dice dobbiamo vincere…Tu non puoi parlare in termini di vittoria e di sconfitta. Una politica e un’informazione militarizzate fanno paura.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.