Il New York Times ha rivelato che l’uccisione di ben 12 generali russi durante questi due mesi di guerra è opera degli agenti segreti americani. Diciamo della Cia. È stata la Cia a scovarli e a dare all’esercito ucraino le indicazioni necessarie per colpirli. La Casa Bianca ha reagito immediatamente, ma non per smentire la notizia, al contrario per accusare il quotidiano di “irresponsabilità”, e dunque, di fatto, confermando lo scoop. Naturalmente la rivelazione del Nyt non è un dettaglio ma ha conseguenze enormi.

Se son stati gli americani a pianificare e realizzare gli attacchi ai massimi vertici militari russi, è chiaro che di fatto gli Stati Uniti possono essere considerati in guerra. Gli aiuti concessi a Kiev non hanno più niente a che fare con l’azione di difesa. Mosca ha accolto la notizia con una certa prudenza, perché anche per i russi prendere atto del fatto che l’America è entrata in guerra sarebbe un passo molto pericoloso. Che potrebbe rendere inevitabile una escalation dagli effetti imprevedibili. Perciò il Cremlino invece di replicare direttamente all’attacco americano si è limitato a rilanciare una propria provocazione, simulando un attacco nucleare all’Ucraina con bombe atomiche tattiche.

Chiaro che la tensione è sempre più alta e che Washington e Mosca fanno, ciascuno per la sua parte, tutto il possibile per incendiare il clima e allontanare il rischio delle trattative. La pace sembra sempre più lontana e non interessare nessuno. Qualche ammaccatura la rimedia anche la libertà di stampa. In alcuni paesi, come l‘America, la libertà di stampa ancora esiste (da noi un po’ meno…) tanto che il Nyt smaschera la Cia. Però fa una certa paura l’intervento a gamba tesa della Casa Bianca, che in modo evidente intima al quotidiano di New York di sospendere le sue denunce.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.