L'intervista "fuori linea"
La rivelazione di Sachs al Corriere: “Gli Usa non vogliono la pace, ecco perché”
Per la prima volta dall’invasione russa dell’Ucraina – se non ci è sfuggito niente – il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo nel quale si prendono le distanze dall’atteggiamento americano. È una intervista molto ampia e interessantissima a uno dei principali economisti e intellettuali statunitensi, Jeffrey Sachs, che suona come un atto di accusa severissimo contro l’establishment americano, accusato di essere responsabile di avere impedito qualunque azione diplomatica e di avere stroncato sul nascere ogni possibile trattativa. Sachs è anche stato consigliere economico del Cremlino dal 1900 al 1993. Qui di seguito riportiamo alcune delle sue affermazioni.
Domanda di Federico Fubini: Imporre sanzioni sempre più dure sulla Russia è la linea giusta? Risposta: «Accanto alle sanzioni abbiamo bisogno di una via diplomatica. Negoziare la pace è possibile, sulla base dell’indipendenza dell’Ucraina e escludendo che aderisca alla Nato. Il grande errore degli americani è credere che la Nato sconfiggerà la Russia: tipica arroganza e miopia americana. È difficile capire cosa significhi “sconfiggere la Russia”, dato che Vladimir Putin controlla migliaia di testate nucleari. I politici americani hanno un desiderio di morte? Conosco bene il mio paese. I leader sono pronti a combattere fino all’ultimo ucraino. Sarebbe molto meglio fare la pace che distruggere l’Ucraina in nome della “sconfitta” di Putin».
Ma Putin non vuole la pace. Ha dimostrato che non gli interessa negoziare, osserva Fubini. Sachs risponde: «La mia ipotesi è che gli Stati Uniti siano più riluttanti della Russia a una pace negoziata. La Russia vuole un’Ucraina neutrale e l’accesso ai suoi mercati e alle sue risorse. Alcuni di questi obiettivi sono inaccettabili, ma sono comunque chiari in vista di un negoziato. Gli Stati Uniti e l’Ucraina invece non hanno mai dichiarato i loro termini per trattare. Gli Stati Uniti vogliono un’Ucraina nel campo euro-americano, in termini militari, politici ed economici. Qui si trova la ragione principale di questa guerra. Gli Stati Uniti non hanno mai mostrato un segno di compromesso, né prima che la guerra scoppiasse, né dopo (…) Quando Zelensky ha lanciato l’idea della neutralità, l’amministrazione americana ha mantenuto un silenzio di tomba. Ora, stanno convincendo gli ucraini che possono realmente sconfiggere Putin. Ma, appunto, anche solo l’idea di sconfiggere un Paese con così tante armi atomiche è una follia. Ogni giorno setaccio i media per trovare almeno un caso di un esponente statunitense che approvi l’obiettivo di negoziare un accordo. Non ho visto una sola dichiarazione su questo».
Domanda di Fubini: Stati Uniti e Europa devono discutere con Putin per arrivare a una pace o dovrebbero aspettare la fine del suo regime, perché è un criminale di guerra? «Discutere, sicuramente – risponde Sachs – Se vogliono processare Putin per crimini di guerra, allora devono aggiungere alla lista degli imputati George W. Bush e Richard Cheney per l’Iraq, Barack Obama per la Siria e la Libia, Joe Biden per aver sequestrato le riserve in valuta estera di Kabul, alimentando così la fame in Afghanistan. E l’elenco non finisce qui. Non intendo scagionare Putin. Voglio sottolineare che bisogna fare la pace, ammettendo che siamo nel pieno di una guerra per procura tra due potenze espansioniste: la Russia e gli Stati Uniti. Non per nulla al di fuori degli Stati Uniti e dell’Europa, pochi Paesi sono schierati con l’Occidente su questo. Giusto gli alleati degli Stati Uniti come il Giappone e la Corea del Sud. Gli altri vedono all’opera la dinamica delle grandi potenze (…)
«La Russia ha iniziato questa guerra, certo, ma in buona parte perché ha visto gli Stati Uniti entrare in modo irreversibile in Ucraina. Nel 2021, mentre Putin chiedeva agli Stati Uniti di negoziare l’allargamento della Nato all’Ucraina, Biden ha raddoppiato la scommessa diplomatica e militare. Non solo ha rifiutato di discutere con Mosca l’allargamento della Nato, ma ha fatto sì che l’impegno della Nato in questo senso fosse rinnovato al vertice del 2021, e poi ha firmato due accordi con l’Ucraina sul tema. Gli Stati Uniti hanno anche continuato le esercitazioni militari e le spedizioni di armi su larga scala. (…) «Per salvare l’Ucraina dobbiamo porre fine alla guerra, e per porre fine alla guerra abbiamo bisogno di un compromesso in cui la Russia si ritira e la Nato non si allarga. Non è difficile, eppure gli Stati Uniti non accennano neanche all’idea, perché sono contrari. Gli Stati Uniti vogliono che l’Ucraina combatta per proteggere le prerogative della Nato. Già questo è un disastro ma, senza una soluzione ragionevole e razionale, ci aspettano rischi molto più grandi (…) ».
Le sanzioni devono essere a oltranza o vanno vincolate a risultati tangibili: magari prevedendo che alcune saltano se la Russia accetta un cessate il fuoco o si ritira dall’Ucraina? Chiede Fubini. «Le sanzioni andrebbero revocate come parte di un accordo di pace. La guerra in Ucraina è terribile, crudele e illegale, ma non è la prima guerra del genere. Gli Stati Uniti sono stati anche coinvolti in innumerevoli avventure irresponsabili: Vietnam, Laos, Cambogia, Afghanistan, Iran (golpe e dittatura del 1953), Cile, Iraq, Siria, Libia, Yemen. Questo solo per citarne alcune, perché ce ne sarebbero molte altre. Eppure gli Stati Uniti non sono stati banditi in permanenza dalla comunità delle nazioni. Neanche la Russia dovrebbe esserlo. Invece gli Stati Uniti parlano di isolare la Russia in permanenza. Di nuovo, è la tipica arroganza statunitense (…)
«La guerra e le sanzioni stanno già creando difficoltà politiche in molti Paesi e un forte aumento della fame nei Paesi più poveri, in particolare in Africa, che dipendono molto dai cereali importati. Anche Biden pagherà un prezzo politico al carovita alle elezioni di novembre. Si noti che questi shock dal lato dell’offerta si stanno verificando dopo un lungo periodo di espansione monetaria, quindi c’è ampio spazio perché l’inflazione corra. Ci aspetta un periodo difficile sul piano macroeconomico». «Quando nel 1989 proposi un’assistenza finanziaria internazionale per la Polonia – con un prestito d’emergenza, un fondo di stabilizzazione valutaria e la riduzione del debito – i miei argomenti furono accolti dalla Casa Bianca e dai Paesi europei. Quando feci le stesse proposte per l’Unione Sovietica sotto Gorbaciov nel 1991, e la Russia sotto Eltsin nel 1992-3, la Casa Bianca le respinse. Il problema era geopolitico. Gli Stati Uniti consideravano la Polonia come un alleato, mentre consideravano a torto l’Unione Sovietica e la Russia appena diventata indipendente come un nemico. Fu un errore enorme. Se si tratta male un altro Paese o lo si umilia, allora si crea una realtà che si auto-avvera: quel Paese diventerà davvero un nemico».
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