Charlie Watts è morto all’età di 80 anni in un ospedale di Londra dove era ricoverato da diversi giorni. Lo storico batterista e cofondatore dei Rolling Stones aveva rinunciato a inizio agosto all’ultimo tour della band negli Stati Uniti, in programma dal 23 settembre (ben 13 date), a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute ed era stato sostituito da a Steve Jordan, da anni stretto collaboratore di Keith Richards. Ad annunciare la morte di Watts la Bbc che ha citato l’agente britannico del musicista. Secondo quanto riferisce l’Ansa, il decesso di Watts è avvenuto dopo un’operazione al cuore.

“È con immensa tristezza che annunciamo la morte del nostro amato Charlie Watts – si legge in un comunicato del suo ufficio stampa ripreso dal network britannico – È morto serenamente in un ospedale di Londra, circondato dalla sua famiglia”.

Era “un caro marito, padre e nonno” e “uno dei più grandi batteristi della sua generazione”. “Chiediamo gentilmente che la privacy della sua famiglia, dei membri della band e degli amici intimi sia rispettata in questo momento difficile”, conclude la nota.

Dal 2004 Watts era in cura per un cancro alla gola. Con lui se ne va un pezzo di storia della musica. Quella fatta in “60 anni di band”. Educato, solitario ed elegante, Watts era con Keith Moon, Ginger Baker e una manciata di altri, un batterista rock di primo piano. Amato e rispettato a livello internazionale per il suo stile nel suonare, ha contribuito a portare la band dagli inizi avventurosi al livello di superstar internazionali.

Nato nel 1941 all’University College Hospital di Londra e cresciuto a Kingsbury, Watts era un “working class musician”. La sua prima passione è stata per il jazz, per John Coltrane e Miles Davis che ascoltava fin da ragazzino. All’età di 13 anni i suoi genitori gli regalarono la prima batteria. E il resto è storia. Watts si è unito agli Stones all’inizio del 1963 ed è rimasto con la band per i successivi 60 anni.

Insieme a Mick Jagger e Keith Richards era il componente più longevo ed essenziale del gruppo. Gli Stones hanno iniziato “come tipi bianchi inglesi che suonavano musica nera americana“, amava raccontare Watts, e anche grazie a lui hanno sviluppato rapidamente il loro sound distintivo. In concerto, due capolavori degli Stones come ‘Brown Sugar’ e ‘Start Me Up’ spesso iniziavano con un riff di chitarra di Richards, con Watts che lo seguiva e Wyman, come amava dire il bassista, che contribuiva a “irrobustire il suono”. La velocità, la potenza e la capacità di tenere il tempo di Watts non sono mai raccontati meglio che nel documentario del concerto ‘Shine a Light’: il regista Martin Scorsese ha filmato la canzone ‘Jumpin’ Jack Flash’ e Watts batteva il tempo già dietro le quinte.

Da sinistra Ronnie Wood, Keith Richards, Mick Jagger e Charlie Watts

Redazione

Autore