Edwige Fenech è stata il sogno erotico di tantissimi italiani, protagonista di commedie sexy e di gialli all’italiana che non avranno puntualmente fatto la storia del cinema ma che hanno riscosso un enorme successo di pubblico in sala e in televisione, dove ancora oggi vengono passati di quando in quando. “Certo che li rifarei, grazie a quelle pellicole sono diventata famosa e sono qui oggi”, ha detto in un’intervista in studio a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1.

L’attrice nata in Algeria, 74 anni, torna al cinema con La Quattordicesima domenica del Tempo Ordinario, in sala dal 4 maggio. Ricorda che da giovane era timidissima, “senza un briciolo di fiducia in me stessa, fiducia che poi ho trovato da sola molto tardi. Non a caso a trent’anni smisi di mettermi in costume: quando sei famosa la gente ti studia”. Fenech ha lavorato con Mario Bava, Ugo Tognazzi, Lino Banfi, Steno, Pasquale Festa Campanile, Dino Risi, Alberto Sordi, Bruno Corbucci, Carlo Vanzina, Lina Wertmuller.

Federico Fellini la invitava a pranzo a casa e la chiamava “Ubaldina”. “Ad ogni pranzo Fellini mi prendeva la mano destra, in modo affettuoso e mi diceva: ma non mangia? Io non toccavo nulla, non potevo muovere la mano ed ero timidissima. Così Fellini diceva alla cuoca, che si chiamava Ubalda: ‘Fai mangiare l’Ubaldina, prepara qualcosa che le piace”. Tognazzi invece “cucinava benissimo tutti i tipi di pasta. Mi ricordo che faceva spesso la pasta con le barbabietole: era viola, bella da vedere, ma diciamo mediamente buona”.

Anche Quentin Tarantino ha voluto incontrarla: “Lo incontrai al festival di Venezia, mi dissero che voleva conoscermi e all’inizio non ci volevo credere e risposi: ‘Lasciatemi perdere’. Poi ci andai a cena e scoprì che era un cultore dei gialli e dei thriller italiani anni Settanta, e gli piacevano molto quelli in cui recitavo”. Tarantino le aveva proposto di recitare in un film che avrebbe prodotto, lei disse che ci sarebbe andata soltanto per un giorno. Perché era “delusa da come si era conclusa la mia carriera da attrice. Invece poi ci sono andata e siamo stati tutti felici. Il film era Hostel 2, prodotto da Quentin e diretto da Eli Roth, che ora è diventato un regista famosissimo. Sono felice di averci lavorato e se ora mi chiedesse di fare un film con lui direi subito di sì”.

Chiacchieratissima la sua storia Luca Cordero di Montezemolo, durata 18 anni. A Fenech diedero della raccomandata quando condusse il Festival di Sanremo e Domenica In grazie all’influenza del suo compagno. “Voglio sfatare questo mito: Luca non conosceva assolutamente nessuno in Rai all’epoca, figuratevi che ai tempi lavorava alla Cinzano in Svizzera. E io non avevo bisogno di esser raccomandata, ero famosissima“. E infatti ad amarla erano soprattutto gli italiani, per le sue commedie. Delle quali l’attrice oggi non si pente, ma se c’era una cosa che non le piaceva erano i titoli, “e il peggiore era Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda tutta calda”, una ritrosia che la scoraggiava anche ad andare a vederli al cinema. “Poi grazie ad una recensione di Walter Veltroni, che scrisse che il mio personaggio nell’Ubalda era alla Truffaut, mi convinsi a vederlo in tv e devo dire che aveva ragione: oggi gli darei un otto e mezzo come voto”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.