Tutti assolti “perché il fatto non sussiste”. Il giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Trapani, Giancarlo Caruso, ha messo ieri la parola fine sull’indagine, durata cinque anni, relativa al trasporto d’acqua potabile alle isole Egadi e dove erano stati anche messi agli arresti amministratori pubblici e manager di società di navigazione.
Corruzione, truffa, frode in pubbliche forniture e falso ideologico, questi i reati principali che erano stati contestati ad oltre venti persone tra cui l’ex sindaco di Favignana Giuseppe Pagoto, i comandanti delle navi che operavano il servizio di trasporto di acqua potabile, e i manager delle società di navigazione.
Nel mirino erano finite anche le stesse società di navigazione, tra cui la Marnavi S.p.A. a capo del raggruppamento di imprese che si erano aggiudicate l’appalto del servizio di rifornimento idrico a mezzo di navi cisterna delle isole minori della Sicilia.
L’indagine della Procura di Trapani, coordinata dal sostituto procuratore Matteo Delpini ed effettuata dalla Fiamme gialle, aveva ipotizzato la presenza di accordi corruttivi per porre in essere frodi nell’esecuzione della pubblica fornitura di acqua potabile alle isole Egadi, trasportata attraverso navi cisterna in virtù di un appalto di competenza del Ministero della difesa che si era aggiudicato la Marnavi S.p.A..

Secondo gli inquirenti sarebbe stato addirittura creato un artificioso fabbisogno idrico, superiore alle necessità, nel comune di Favignana, ricorrendo al sistematico rilascio da parte dei comandanti delle navi cisterna, impegnate nelle operazioni, di buoni di consegna riportanti dati falsi sui tempi di durata delle operazioni e sui quantitativi scaricati. In alcuni casi si ipotizzava anche l’esistenza di alcuni “viaggi fantasma” delle navi cisterna.
Le difese degli imputati avevano prodotto, già dalla prima fase delle indagini, ogni dettaglio utile a chiarire la vicenda. Senza molto successo, avevano depositato consulenze tecniche redatte dai maggiori esperti italiani ed internazionali, allegando anche pareri di ammiragli con decenni di esperienza. Tutta questa attività difensiva avrebbe permesso alla Procura di fugare ogni dubbio fin dall’inizio.

Durante la sua arringa l’avvocato romano Giuseppe Staiano, difensore della Marnavi S.p.A., aveva ricordato gli innumerevoli confronti avuti con la Procura, le richieste di interrogatori fatte dalla difesa, le richieste di inviare presso la sede della società i militari della guardia di finanza al fine di poter verificare e confrontarsi su qualsiasi aspetto della vicenda. Staiano aveva sottolineato che ci sono imputati che si difendono dal processo, cercando di sottrarvisi, la società Marnavi si è difesa “nel processo fino al punto di inseguire il processo stesso, pur di chiarire prima possibile la propria posizione”. “Per una società che opera a livello internazionale – ha ricordato Staiano – la sola pendenza di un procedimento penale rappresenta un danno economico rilevantissimo”. La difesa di Marnavi ha però dovuto prendere atto con amarezza che tutti gli sforzi profusi nel corso delle indagini a nulla erano valsi perché la Procura aveva comunque richiesto il rinvio a giudizio.
“Il quadro investigativo delineato dalla Procura non ha trovato minimo riscontro in relazione alle asserite falsità ideologiche commesse dai comandanti e alle ipotesi criminali ipotizzate. Va reso onore al giudice che ha applicato la riforma Cartabia in forma ineccepibile”, ha affermato l’avvocato Nino Sugamele, difensore di diversi comandanti.

Di questa vicenda restano ora alcuni strascichi. Innanzitutto un’indagine ‘gemella’ della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, dove sono state chieste misure cautelari, rigettate dal gip e per le quali la Procura ha proposto appello, che sarà discusso innanzi al Tribunale del Riesame di Messina il prossimo mese di gennaio.
Una ulteriore conseguenza, di certo non buona per i cittadini delle isole minori siciliane, è che dal Ministero della difesa è giunta la notizia in queste ore che la Marnavi non si è detta più disponibile per il futuro ad effettuare il servizio di trasporto idrico.
È comunque comprensibile che una società internazionalmente apprezzata e che per anni ha effettuato un servizio senza contestazioni rinunci, dopo tutto quello che ha subito, a prestare la propria opera in forniture pubbliche. E senza che nemmeno oggi, dopo cinque anni, a fronte di una sentenza di piena assoluzione, nessuno abbia chiesto scusa.