Sono in sciopero della fame dal 14 giugno perché la decisione scellerata che sta per compiersi di fissare per il 20/21 settembre le date delle elezioni regionali, amministrative e del referendum costituzionale, rappresenta un vulnus istituzionale e democratico senza precedenti nell’Italia repubblicana. Una data che racchiude in sé almeno tre aspetti che costituiscono violazione dei diritti politici dei cittadini: si impone una campagna elettorale in estate, si escludono dalla competizione le forze politiche che devono raccogliere le firme dato che sarebbero costrette a raccoglierle tra la metà di luglio e Ferragosto con le città vuote e nell’impossibilità assoluta di reperire autenticatori come previsto dalla legge e si cancellerebbe il dibattito sulla campagna referendaria, un referendum costituzionale che modifica pesantemente l’assetto parlamentare del nostro Stato.

Sorprende, ma non troppo, che le forze di governo e le opposizioni di destra non sollevino questi macigni e parlino d’altro mentre si abbatte la nostra democrazia e il nostro stato di diritto. Siamo un Paese che rischia l’assuefazione alle violazioni, che rischia di dimenticare i fondamentali e cancellare i pilastri della nostra fragile democrazia.

Chiedo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di intervenire, di far sentire la sua voce autorevole per scongiurare questa ennesima violazione, in nome del futuro e della legalità. Perché abbattere i diritti e le regole è premessa per atti ancora peggiori. Per questo proseguo il mio sciopero della fame a oltranza, perché quando le Istituzioni infrangono impunemente le proprie regole e l’attacco alla democrazia diviene insopportabile e insormontabile c’è il dovere di agire, utilizzando gli strumenti della nonviolenza.