Ne avevamo già parlato su queste colonne ma ora sono alle porte: il 30 settembre infatti i 5 milioni circa di cittadini slovacchi andranno alle urne per votare il nuovo parlamento di Bratislava. Favorito nei sondaggi ed in crescita è Robert Fico – già premier in passato, dimessosi per uno scandalo legato ad un omicidio di un giornalista: il suo partito SMER, populista di sinistra, filorusso e antioccidentale, dichiaratamente anti Nato e contro il sostegno all’Ucraina, teoricamente aderente al gruppo europeo dei Socialisti e Democratici, è quotato nei sondaggi intorno al 22%. Secondi, in crescita ma fermi al 17%, i liberali di PS, Progresívne Slovensko, moderati e filo occidentali. Al 13% i socialdemocratici e al 7% l’estrema destra di Republika, con cui Fico potrebbe – non è un paradosso – allearsi se i numeri lo consentiranno.

Certo è che queste elezioni, al netto del destino del popolo slovacco, sono un bel banco di prova anche sul tema della disinformazione e delle ingerenze straniere nel processo elettorale, in vista delle elezioni europee di giugno 2024. Nei mesi scorsi, era stata la Nato stessa, che in Slovacchia ha una base molto importante, a intervenire con una massiccia campagna pubblicitaria, vista la quantità di disinformazione orchestrata da Mosca e con Fico stesso portavoce.

Ora si scopre, secondo quanto riporta Politico, che ai primi di settembre è stata la Commissione Europea, insieme al governo slovacco, a intervenire sui colossi Alphabet, TikTok e Meta chiedendo loro di intervenire nell’ultima settimana di campagna elettorale per sradicare la disinformazione e i tentativi stranieri di condizionare il voto. Durante le riunioni, le aziende avrebbero offerto una maggiore collaborazione con i gruppi di fact-checking slovacci e assicurato di migliorare il controllo da parte dei team locali di moderazione dei contenuti. Ora basta attendere il prossimo lunedì per capire se queste azioni sono state tardive e se un nuovo Orban in Europa sarà realtà.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva