Le elezioni sudafricane erano annunciate come politicamente rivoluzionarie ed i risultati delle urne non hanno deluso le attese degli analisti. Con lo spoglio superiore al 60%, l’African National Congress, lo storico partito di Nelson Mandela, è per la prima volta fermo sotto il 42% dei voti. Un crollo ancora maggiore di quello previsto che ridisegna la politica sudafricana dopo 30 anni di assoluto dominio degli eredi di Mandela. Il risultato dello storico partito di opposizione Alleanza Democratica è intorno al 23%, leggermente meglio del 2019, ma è il nuovo partito dell’ex presidente Jacob Zuma la vera sorpresa con il 12% di preferenze.

Il crollo graduale dell’ANC

Buon risultato anche per gli estremisti di sinistra dell’Economic Freedom Fighters che si attestano intorno al 10% e non vogliono venire a patti con nessuno in parlamento. L’African National Congress nelle ultime tornate elettorali aveva ottenuto il 57,5% nel 2019 e addirittura il 62,4% nel 2014, una discesa continua e inarrestabile che in 10 anni ha fatto perdere un terzo dei voti all’ANC. L’affluenza si è attestata intorno al 60%, una buona percentuale, ma non i numeri che molti si aspettavano di vedere in Sud Africa.

Il crollo del partito di maggioranza è da imputare ad una serie di amministrazioni che non hanno fatto crescere il paese e non hanno minimamente risolto i problemi della popolazione. Il Sud Africa ha la peggiore economia del G20 e la sua crescita è fra le più basse di tutto il continente africano. Il presidente Cyril Ramaphosa ha cercato con investimenti pubblici di risollevare l’economia reale del paese, ma senza successo e nelle ultime settimane il Rand, la moneta sudafricana, ha perso potere d’acquisto.

A caccia di alleanze per governare

Adesso la situazione politica del grande paese africano potrebbe cambiare e l’African National Congress sarà costretto a cercare un’alleanza nel nuovo parlamento. Difficile trovare un accordo con gli estremisti dell’Economic Freedom Fighters o con gli storici oppositori che rappresentano la minoranza bianca. Sembrerebbe più naturale cercare un accordo con uMkhonto weSizwe (Lancia della Nazione abbreviato in MK) il partito dell’ex presidente e condannato per corruzione Jacob Zuma, ma restano molte le ruggini con l’ANC di cui Zuma era uno dei leader.

Cyril Ramaphosa puntava ad ottenere un nuovo mandato presidenziale, ma adesso le cose si sono indubbiamente complicate, anche se non è escluso che l’attuale presidente venga rieletto. Il nuovo corso politico sudafricano è iniziato ed il ricordo dei tempi dell’apartheid appare molto lontano per le nuove generazioni che non hanno vissuto quel periodo storico e che non sentono nessun sentimento di riconoscenza verso i vecchi combattenti dell’African National Congress.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi