Elly Schlein conviene a tutti. È un elemento di stabilità.

Nella politica italiana dove tutti i partiti ragionano come ci fosse il proporzionale salvo poi doversi – causa legge elettorale parzialmente maggioritaria – acconciare ad alleanze da cartello elettorale che producono coalizioni dove il gioco più naturale e obbligato, appena formato il Governo, è un continuo tiro alla fune, la segretaria del Partito Democratico è ritenuta da tutti debole nel Paese e dunque la meno pericolosa dei possibili coprotagonisti di oggi. Che, attenzione, saranno anche quelli di domani. Perché in un Parlamento pieno di anonimi, a un anno e mezzo dall’inizio della legislatura, se ci fossero stati personaggi carichi di minimo carisma o personalità, o anche solo minimamente promettenti, sarebbero già usciti. Invece niente. E così resterà, dunque, per i prossimi tre anni. Con questo orizzonte, Elly è comoda per Conte perché evita l’approdo di qualcuno che gli faccia davvero concorrenza rischiando di metterselo definitivamente sotto il tacco.

Conviene alla minoranza Pd che pur allibita dalle uscite marziane della segretaria preferisce far parte insofferente e marginale di un partito del 20% con una segretaria claudicante anziché essere protagonista di uno che azzardi, rischiando qualcosa, salvo eventualmente scoprire nelle urne europee che il peso elettorale di questo Pd non sia invece inferiore (e allora si cercherà un’alternativa non tanto capace di inseguire la vocazione maggioritaria a suo tempo costitutiva del partito e coronata solo da Matteo Renzi, ma di far crescere il consenso del partito fino al livello di garantire gli equilibri e la permanenza di tutti). Conviene al Centro, che così può tentare di raccogliere i voti di chi, non approvando l’operato del centrodestra troppo statalista, non crede in un’alternativa ancora più statalista e dirigista. Conviene, last but not least, a Giorgia Meloni, che infatti la cerca come suo sparring partner, sapendola come propria assicurazione sulla vita, giacché Elly elegge a priorità argomenti del tutto evanescenti (anzitutto l’evocazione dell’inesistente allarme fascismo) cui è sensibile una fetta minima della nostra società, e il cui dualismo la aiuterà a regolare i rapporti di forza nel centrodestra alle Europee.

Ma questo convergente interesse di parte danneggia l’Italia. Perché comporta che la maggioranza non sia costretta ad alzare il livello e produrre fatturato politico. Tutto si risolve in scaramucce ridicole ma che hanno vasta eco da cortile che invade i canali della comunicazione di massa. Intanto, a Milano, un 30enne che con la sua società è già partner di Microsoft, si propone come pioniere dell’Intelligenza artificiale ‘Modello Italia’, convinto che noi la si debba produrre proponendo così al mondo identità, cultura e business italiani anziché subirne una straniera (necessariamente americana) ma è ignorato dalle Istituzioni che dovrebbero invece investirci nell’interesse di tutti. Quando si dice distanza tra paese legale e paese reale…