Ancora un suicidio in carcere. Francesco Iovine, quarantatré anni di Trentola Ducenta (Caserta), una moglie anch’ella detenuta e due figli piccoli, si è stretto un lenzuolo attorno al collo e ha messo fine alla sua vita, alla speranza di riabbracciare i figli. La speranza di scontare la pena in modo umano gliela aveva già tolta il carcere con tutto il sistema che gli ruo intorno. Francesco è morto domenica, ma la notizia del suo suicidio è trapelata soltanto ieri ed è trapelata grazie al garante regionale Samuele Ciambriello e al garante cittadino Pietro Ioia che hanno denunciato pubblicamente l’ennesimo dramma. Ah, se non ci fossero i garanti! Quanti silenzi. Troppi. Francesco era entrato a Poggioreale nel 2021, doveva uscirne nel 2024. Alle spalle un’accusa per un reato non ostativo. Davanti e intorno a lui il buio del carcere e il vuoto della solitudine. Francesco era magrissimo, anoressico dice il garante regiona le Ciambriello segnalando che già a dicembre i medici del carcere avevano stilato una relazione sulle condizioni di salute di questo detenuto. Da quella relazione sono trascorsi otto mesi. Francesco era davvero in condizioni di stare in carcer? Quel che sembra certo finora è che Francesco rifiutava il cibo. Nei mesi scorsi, più volte, era accaduto che fosse alimentato con una flebo e che avesse rifiutato anche quella. Sin dal suo ingresso in carcere Francesco era in condizioni di salute precarie, tanto da essere recluso nel reparto Sai (servizio sanitario integrato). Era arrivato a pesare 43 chili, ad avere difficoltà a muoversi, senza forze, senza energie. Divideva la cella con un detenuto anziano e con un detenuto tedesco che non parla l’italiano. Era solo, Francesco. La sua famiglia smembrata da tutto quello che comporta nascere e vivere in contesti di degrado e illegalità. La moglie è detenuta, i due figli affidati a familiari. Francesco aveva da scontare ancora circa due anni. Non ha retto. Domenica scorsa, ore 16,30: era un pomeriggio caldo, l’ennesimo di questa estate particolarmente afosa. L’aria filtrava timidamente nella cella, così come la luce del sole bloccata dalle sbarre alla finestra. Molti detenuti erano fuori per l’ora d’aria. Francesco era rimasto in cella. Non ce la faceva a muoversi. Quel pomeriggio non ce la faceva più nemmeno a continuare a vivere e sperare. Ha provato a ferirsi, poi ha usato un lenzuolo. Quando hanno provato a soccorrerlo era tardi. Suicidio numero quattro dall’inizio dell’anno in Campania; numero quarantotto in Italia. Un nome in più nel bilancio della strage silenziosa che si consuma nelle carceri. «Ogni suicidio ci ricorda che il carcere è lo specchio della società, una sconfitta delle società e delle Istituzioni», è il commento dei garanti Ciambriello e Ioia che hanno dato notizia di questo nuovo dramma a Poggioreale. «Francesco era entrato nel novembre 2021 a Poggioreale nel reparto per gli ammalati: era anoressico. Durante la sua permanenza più di una volta era stato portato per visite specialistiche all’ospedale Cardarelli. Rifiutava spesso la nutrizione parenterale – raccontano i garanti – . Questo drammatico evento ci ricorda che occorre prevenire, intervenire prima, rilevare eventuali segnali di disagio e sofferenza emotiva in correlazione con un rischio suicidario. Intanto il carcere uccide. Continua il malinteso populista della certezza della pena e della certezza della galera. Domenica pomeriggio, mentre soccorrevano Francesco, dal carcere hanno chiamato il 118: l’autoambulanza è arrivata dopo 40 minuti», aggiungono i garanti sollevando anche il problema del tempismo dei soccorsi e facendo sapere che sulla salma sarà eseguita l’autopsia disposta dal magistrato di turno. Ci sarà dunque , probabilmente, un’inchiesta oppure si archivierà il caso come suicidio e punto. Resta il fatto che dietro ogni singola storia ci sono drammi che diventano collettivi. Fino a che punto la politica resterà in silenzio a guardare?

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).