È ricordato principalmente per essere stato il primo presidente della Repubblica. Enrico De Nicola è stato però l’unico a presiedere entrambe le assemblee parlamentari italiane, prima la Camera dei deputati e poi il Senato. Negli ultimi anni della sua vita diventa anche il primo presidente della Corte costituzionale andando a coronare una carriera unica e forse irripetibile. All’appello, per ricoprire tutte le maggiori cariche dello Stato, mancò soltanto la presidenza del Consiglio. Anche se a dire il vero ebbe in diverse occasioni la chance di formare un governo, ma preferì sempre rinunciare.
Napoletano, si laurea in Giurisprudenza alla Federico II, intraprendendo una brillante carriera da avvocato penalista che lo rende famoso in tutta Italia. È eletto deputato nel 1909 nella XXIII legislatura del regno d’Italia. Sarà due volte sottosegretario nei governi Giolitti e Orlando. Proprio a quest’ultimo, nel 1920, succede alla presidenza della Camera. Si rende protagonista di importanti riforme del regolamento interno, come l’introduzione delle Commissioni permanenti.

È lui, il 31 ottobre del 1922, a presiedere l’assemblea il giorno del primo discorso alla Camera di Mussolini come presidente del Consiglio. Due anni dopo si candida con i fascisti alle elezioni politiche, ma decide poi di rifiutare la sua elezione e di ritirarsi a vita privata dedicandosi totalmente all’attività di avvocato. Nel suo studio legale, tra gli altri, si segnalano collaboratori come Giovanni Leone, anche lui futuro presidente della Repubblica. Fatto alquanto curioso e inedito: pur essendo ancora in vita, a De Nicola viene in quegli anni intitolata una strada ad Afragola. Nella circostanza lui stesso prenderà la parola.
È decisivo, negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale, nel trovare una soluzione alla crisi istituzionale convincendo Re Vittorio Emanuele ad accettare la figura di Luogotenente del Regno, affidata al figlio Umberto. Dopo il referendum del 2 giugno del 1946, con la vittoria della Repubblica sulla Monarchia, Umberto II è costretto all’esilio e Alcide De Gasperi diventa capo provvisorio dello Stato. Questi rimane in carica pochissimi giorni, sostituito proprio da Enrico De Nicola, il quale a sua volta conferirà l’incarico di formare il governo allo statista trentino.

L’elezione di De Nicola come capo provvisorio, in un contesto di faticosa transizione dei poteri dopo il referendum, non fu casuale. Bisognava scegliere una figura che incontrasse il favore della popolazione, per non rendere il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica eccessivamente traumatico. De Nicola, monarchico e meridionale, era l’uomo perfetto. Il giurista napoletano era consapevole della delicatezza e della responsabilità del ruolo che andava a ricoprire in quel particolare frangente, come dimostrano le parole pronunciate il giorno dell’insediamento:
«Per l’Italia si inizia un nuovo periodo storico di decisiva importanza. All’opera immane di ricostruzione politica e sociale dovranno concorrere, con spirito di disciplina e di abnegazione, tutte le energie vive della nazione, non esclusi coloro i quali si siano purificati da fatali errori e da antiche colpe. Dobbiamo avere la coscienza dell’unica forza di cui disponiamo: della nostra infrangibile unione. Con essa potremo superare le gigantesche difficoltà che s’ergono dinanzi a noi; senza di essa precipiteremo nell’abisso per non risollevarci mai più».

De Nicola, data la provvisorietà della sua carica, ritenne opportuno sistemarsi a Palazzo Giustiniani, a pochi passi dal Senato, piuttosto che al Quirinale. Famoso per la sua sobrietà e per il suo estremo senso del dovere, rifiutò lo stipendio previsto per il suo ruolo e preferì muoversi spesso con la sua auto privata.
Il momento più altamente simbolico della vita di Enrico De Nicola si realizza il 27 dicembre 1947. Quel giorno firma a Palazzo Giustiniani “con sicura coscienza” la Costituzione repubblicana. Insieme a lui il presidente del Consiglio De Gasperi e dell’Assemblea Costituente Terracini. Un’immagine indimenticabile per la storia italiana. Con l’entrata in vigore della Costituzione, il primo gennaio del 1948, De Nicola assume finalmente il titolo di presidente della Repubblica italiana. Dopo pochi mesi, nel maggio di quello stesso anno, De Nicola lascia il testimone a Luigi Einaudi, eletto presidente al quarto scrutinio. In molti sostengono che nonostante le ufficiali smentite dello stesso De Nicola, il politico campano desiderasse ricandidarsi per il Quirinale. Celebre in quell’occasione divenne l’articolo del giornalista Manlio Lupinacci che per sottolinearne l’eccessiva indecisione invitava De Nicola a “decidere di decidere se accetta di accettare”.

De Nicola diventa, secondo Costituzione, senatore a vita e di diritto e nel 1951 viene eletto presidente del Senato. Nel ’55 Gronchi, succeduto a Einaudi, lo nomina giudice costituzionale. Un mese dopo Enrico De Nicola diventerà il primo giudice della Corte Costituzionale. Muore tre anni dopo, il primo ottobre del 1959, nella sua casa di Torre del Greco. Aveva 81 anni.
Mi piace concludere il ritratto di Enrico De Nicola con le parole del primo messaggio che rivolse all’Assemblea Costituente nel luglio del 1946. Un messaggio che restituisce a mio avviso tutta la levatura e lo spessore di un politico che ha guidato con saggezza e passione il nostro Paese in uno dei momenti più decisivi, e complicati, della sua storia:

«La grandezza morale di un popolo si misura dal coraggio con cui esso subisce le avversità della sorte, sopporta le sventure, affronta i pericoli, trasforma gli ostacoli in alimento di propositi e di azione, va incontro al suo incerto avvenire. La nostra volontà gareggerà con la nostra fede. E l’Italia – rigenerata dai dolori e fortificata dai sacrifici – riprenderà il suo cammino di ordinato progresso nel mondo, perché il suo genio è immortale. Ogni umiliazione inflitta al suo onore, alla sua indipendenza, alla sua unità provocherebbe non il crollo di una Nazione, ma il tramonto di una civiltà: se ne ricordino coloro che sono oggi gli arbitri dei suoi destini».
                                                                                                                             Enrico De Nicola

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Nato a Cosenza 27 anni fa, vive a Roma dal 2015. Ha lavorato come giornalista tirocinante presso Mediaset RTI, nella redazione politica di News Mediaset (Tg4, StudioAperto, TgCom24). È laureato in Filologia Moderna alla Sapienza e ha conseguito il Master in Giornalismo radiotelevisivo con Eidos Communication. Si occupa di giornalismo politico. Redattore di Radio Leopolda, collabora alla Camera dei deputati. Ha scritto un libro su Giulio Andreotti. È fortemente interista, ma ha anche dei difetti