Editoriali
Ergastolo addio, l’Europa civilizza l’Italia
L’8 ottobre 2019 la Corte di Strasburgo ha respinto il ricorso del governo italiano. Secondo i giudici la legge del nostro Paese viola il divieto di pene inumane e degradanti. Ma scoppia la polemica politica: per i Cinque Stelle è un favore alla mafia. Il pm Di Matteo: solo il carcere spaventa i mafiosi. Caiazza (Unione Camere penali): scritta una pagina fondamentale di civiltà giuridica

Abbiamo dovuto aspettare l’Europa. Da soli non ce la facevamo. Sarebbe bastato leggere la Costituzione Italiana, scritta nel 1947, per capire che l’ergastolo ostativo è illegale. E anche un po’ medievale. I fondatori della Repubblica lo avevano scritto nell’articolo 27 della Carta. E invece niente. Il forcaiolismo che domina sull’opinione pubblica, e anche sull’intellighenzia, ci ha impedito di fare la figura di paese civile. Ora è intervenuta l’Europa per ristabilire la logica, la ragionevolezza e il diritto, e per spiegarci che gli esseri umani sono tutti – tutti – esseri umani. A noi italiani – anzi a tutto il mondo, lo aveva già spiegato Cesare Beccaria, ma chi se lo ricorda più Beccaria! Anzi, magari qualcuno se lo ricorda e se lo prende gli rifila subito un’accusa di concorso esterno…
La sentenza della Corte Europea, che respingendo un ricorso del governo italiano stabilisce in modo definitivo l’illegittimità del “carcere a vita senza benefici”, stabilisce anche un altro principio molto importante: che il pentimento e la collaborazione con le autorità (cioè la magistratura) non possono essere considerati requisito indispensabile per ottenere i benefici previsti dalla legge per i detenuti. Cosa vuol dire? Semplicemente che si mette una pietra sopra la stagione del pentitismo, che certamente ha dato un aiuto nella lotta contro il terrorismo e la mafia, vent’anni fa; ma che poi era diventato un puro strumento di potere della magistratura, e un elemento di deviazione nella ricerca della verità.
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