Venerdì 11 maggio il Burundi ha visto un nuovo episodio di violenza a Bujumbura, ex capitale e principale città del piccolo paese africano. Qui una serie di esplosioni si sono verificate in varie parti della città provocando 38 feriti dei quali 5 in condizioni molto gravi. Il presidente burundese Evariste Ndayishimiye ha subito parlato di un attacco terroristico ed ha puntato il dito contro la milizia RED-Tabara che da molti anni combatte contro il governo del Burundi.

Questo gruppo ha le sue basi fra la Repubblica Democratoca del Congo ed il Ruanda ed è proprio quest’ultimo ritenuto il padrino politico dei miliziani RED-Tabara, un acronimo che significa Resistenza per uno Stato di Diritto in Burundi. Il portavoce del gruppo ha però subito smentito su X la responsabilità di RED-Tabara, accusando il governo di non essere in grado di difendere la propria popolazione e ricordando che loro vogliono rovesciare il potere di Ndayishimiye, ma che non colpiscono mai la cittadinanza. Subito dopo la smentita ufficiale dei miliziani è arrivata anche la presa di posizione del governo del Ruanda che ha negato ogni tipo di coinvolgimento, condannando con forza questi atti criminali.

Il portavoce di Kigali ha anche dichiarato che il Ruanda non ha nessun problema con il Burundi, ma sembra invece che i burundesi abbiano qualche questione in sospeso con i ruandesi. La situazione nella Regione dei Grandi Laghi è in realtà molto più complessa e gli equilibri fra Burundi, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo restano fragilissimi. Kinshasa accusa il Ruanda di sostenere, armare e finanziare il gruppo ribelle M23 (Marzo 23) che è ormai padrone di intere province lungo il confine nelle provincia del Kivu settentrionale. Allo stesso modo il Burundi ha più volte chiesto al Ruanda di estradare i capi del movimento RED-Tabara che vivono a Kigali, ma ha sempre ricevuto dei rifiuti ufficiali.

Il presidente Paul Kagame, al potere in Ruanda da quasi 30 anni, è l’uomo forte di questa regione e destabilizza tutti gli stati confinanti. I ribelli burundesi combattono dal 2015 contro il governo di Gitega e la fragilità dello stato burundese può essere facilmente messa in crisi da infiltrazioni esterne. Allo stesso tempo il Burundi finanzia gruppi nemici del Ruanda e cerca di approfittare delle immense ricchezza del Congo aiutando milizie di confine che poi contrabbandano minerali preziosi al di là del confine. RED-Tabara ha sempre rivendicato le proprie azioni militari che si sono quasi sempre svolte lungo il confine con il Congo. Il confine fra Ruanda e Burundi resta chiuso e la tensione altissima. Il ministero degli Interni ha avviato una caccia all’uomo per cercare di arrestare gli autori dell’attacco, ma vista l’estrema porosità dei confini è probabile che siano già scappati. Dall’Uganda al Congo, dal Ruanda al Burundi la martoriata Regione dei Grandi laghi sembra lontana dal conquistare la pace.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi