Mancano meno di cinque mesi alle elezioni europee e la questione delle candidature, anche dentro il Pd, è entrata nel vivo: a tenere banco nel dibattito l’ipotesi, mai espressa né smentita esplicitamente dalla diretta interessata, di una candidatura in tutte e cinque le circoscrizioni della segretaria Elly Schlein, per fronteggiare la stessa mossa che potrebbe fare Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia.

Un’ipotesi che crea dibattito, non solo perché la scelta delle candidature è particolarmente importante per il risultato elettorale (visto che alle europee si vota con le preferenze), ma perché poi, a cascata, determina un gioco di incastri sugli altri nomi da mettere in lista e sulle possibilità di elezione dei singoli candidati.

Bonaccini storce il naso su Elly Schlein

Fra quelli a cui l’idea di vedere Elly Schlein guidare in prima fila la partita non piace c’è Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e del Pd.

“Noi – ha detto – siamo un grande partito, che ha una classe dirigente molto robusta, se Schlein si vuol candidare ci mancherebbe, personalmente ritengo, come ha detto anche Prodi che non sia quello che attiene a un partito plurale, come il nostro. Abbiamo un’idea diversa di come affrontare le candidature. Giorgia Meloni vuole fare un referendum su se stessa perché non vuole parlare d’Europa”.

Bonaccini tentato ad anticipare la fine dell’esperienza in Regione?

Bonaccini, peraltro potrebbe essere tentato dall’anticipare la fine della sua esperienza in Regione in scadenza nel 2025 per andare alla Camera europea. Un’ipotesi che ai vertici del Pd non dispiace: la candidatura di Bonaccini potrebbe trainare il partito nella circoscrizione nord-est, che comprende l’Emilia-Romagna, ma anche il Veneto, anche se la sua uscita anticipata regalerebbe al centrodestra un potente argomento di campagna elettorale.

Redazione

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