Breve storia triste per Enrico Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate. A dicembre 2023, con l’intelligenza artificiale che bussa alla porta, mi arriva un avviso di accertamento fiscale. L’Agenzia delle Entrate dell’Aquila sostiene io abbia conteggiato una fattura da 17.500 euro nel 2019 anziché nel 2018, con ciò sbagliando la dichiarazione dei redditi, e che quindi debba pagare più tasse relative al 2018. Sanzione e tasse ammontano a 15mila euro (cioè l’85% dell’importo lordo della fattura contestata, comunque regolarmente dichiarata nel 2019 dal commercialista nella mia dichiarazione dei redditi). Propone però un contraddittorio per eccepire le mie ragioni ed eventualmente addivenire a una definizione agevolata. Gentili.

Peccato che la data proposta a fine dicembre, sia quella dei primi di ottobre, cioè una data già passata da due mesi, quando mi arriva l’atto. Leggi, pensi a uno scherzo, e chiami il funzionario referente indicato nella comunicazione ricevuta. Ma non risponde nessuno. Allora scrivi una pec. Ma anche qui, non hai risposta. Passa il termine indicato dall’agenzia delle entrate e la sanzione diventa definitiva e dovuta. Ma – mi dice il commercialista – si può rateizzare. Bene. Allora il commercialista redige la rateizzazione in “combutta” con l’ufficio dell’Agenzia Entrate dell’Aquila. E mi invia i moduli F24 per effettuare i vari pagamenti. Prima scadenza, 19 febbraio 2024. Mi collego online con l’home banking, ma non riesco a pagare. Il sistema dice: “Errore generico”.

Prendo, esco, e vado allora di persona in filiale. Che noia. Porgo il modulo F24 per pagare, ma anche lo sportellista incassa la stessa risposta. Nel modulo F24, mancano dei codici: l’F24 non si può pagare. Chiamo allora il commercialista. “Voglio pagare ma non riesco perché l’F24 è sbagliato”. E lui mi dice di averlo redatto insieme ad Agenzia Entrate dell’Aquila. Dove ovviamente sta provando a chiamare, ma nessuno risponde. Risultato, manda una mail con cui avverte dell’anomalia (la leggeranno mai?), io non riesco a pagare in tempo, certo non per colpa mia, e ora la rateizzazione dovrebbe saltare.

Domanda: come pensate si possa vivere con un fisco che oltre che carissimo, è anche difficile da pagare se si vuole? E perché dobbiamo continuare a mantenere, a suon di tasse esosissime, degli uffici che a dicembre ti invitano a un contraddittorio in un giorno già passato da due mesi, e poi non rispondono a mail e telefonate? Poi dici che uno invoca lo sciopero fiscale. Anche i sudditi-bancomat dopo un po’ si rompono le palle.