In Formula 1 “c’è un solo vero genio”, il Mondiale? “Quello piloti è già scritto”, e riguardo alla crisi Ferrari non indora la pillola: “Quindici anni di ‘sarà per l’anno prossimo’ non esiste”. Vent’anni nel circus passati con le cuffie ‘dietro al muretto’, sette mondiali conquistati prima con Schumacher e poi con Alonso, Flavio Briatore racconta tutto. Pregi e difetti, futuro, strategie e tutte le rivoluzioni di un mondo che “è più difficile da cambiare di un ministero”. Anche se qualcosa si muove.

Dopo le prime quattro gare del mondiale 2023 Briatore vede già scritto il titolo piloti: “Red Bull sta facendo un campionato a parte, Max Verstappen ha forza e stile e il mondiale è già suo”. La scuderia austriaca con sede nella città inglese delle rotonde (Milton Keynes), “va forte perché lavorano meglio insieme” e, dato da non sottovalutare, ancor più detto da chi la Formula 1 ha contribuito a costruirla sin dai primi anni Novanta, “hanno l’unico vero genio che è Adrian Newey”.

Impossibile per Briatore non nominare il suo pupillo Fernando Alonso, “la vera sorpresa di questo mondiale”, ripiombato quasi per caso – ma solo agli occhi dei neofiti – in F1 con “l’Aston Martin, una squadra che fino allo scorso anno non era competitiva. Poi hanno fatto razzia dei numeri due di Red Bull e Mercedes investendo pesantemente nella tecnologia e nella factory per oltre venti milioni”. Oggi l’Aston proprio sotto la guida del direttore tecnico Dan Fallows (ex Red Bull) che ha rivoluzionato la monoposto insieme a Eric Blandin (ex Mercedes) è seconda in classifica costruttori: “Per queste ragioni ho spinto Fernando a entrare in Aston Martin, che adesso dopo quattro gran premi è seconda sopra anche alla Ferrari. Aston ha fatto bene nell’ultima tappa a Miami nonostante non sia proprio un circuito che si adatta bene alla macchina, ma se non succede nessun imprevisto il mondiale è già scritto. Anche se – sottolinea – alcuni circuiti come Monte Carlo possono essere sempre una grande sorpresa”.

La Ferrari è un capitolo doloroso per suoi i tifosi e Briatore non indora la pillola: “È molto indietro, l’auto ha innumerevoli problemi a partire dai consumi e Charles Leclerc, come abbiamo visto anche a Miami, non è competitivo, al contrario del suo compagno di scuderia Carlos Sainz che si è difeso bene”. La nuova formula della sprint race, criticata anche da alcuni piloti, secondo Briatore è un toccasana per lo spettacolo e per tutto il circus: “La mattina ti alzi dal letto se hai un obiettivo, e se prima il venerdì i piloti uscivano in pista solo per dare indicazioni alla squadra, ora escono per fare punti. Poi se si aggiungono le qualifiche knock out, per gli spettatori e le tv è tutto molto più interessante. Tutti sono portati a vedere un giorno in più di F1 che prima era solo per gli addetti ai lavori. L’idea di Domenicali, che è un amico che conosco da trent’anni, è geniale. Siamo qui per correre non per fare turismo, e per correre servono gli obiettivi”. La rossa non rimane mai marginale quando si parla di Formula 1 ma, sostiene amaro Briatore che conosce il valore aggiunto di una Ferrari competitiva nel mondiale, “non può permettersi per quindici anni di dire ‘il prossimo anno’, non sta in piedi”.

Assoluzione per Frédéric Vasseur, team principal della rossa, che però “è solo un uomo in un team. Sta cercando di ricostruire una struttura tecnica adeguata e contemporaneamente non perdere ingegneri”. Nella F1 “non ci devono essere impiegati” e infatti, nell’ultimo gp “abbiamo visto sorpassi, adrenalina”. Capitolo infrastrutture. A Monza (storico circuito italiano ndr.) “il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini non sta dando una mano, ma due, per investire nell’ammodernamento di un circuito in cui è diventato difficile lavorare. Non si è investito molto negli ultimi anni e si sente il gap con i nuovi autodromi della F1”. Inoltre “Monza è molto attrattiva per gli sponsor, è vicino a Milano”. In conclusione un suggerimento spassionato ai team per il futuro: “Domenicali sta facendo bene anche se non ha avuto poche difficoltà, i team lo devono seguire. La Formula 1 è come un ministero, per cambiare le cose ci vuole molto tempo”.