“La crescita del Pil reale è prevista allo 0,5 percento nel 2020 e successivamente allo 0,6-0,7 percento. Queste previsioni sono le più basse dell’UE, riflettendo una crescita potenziale debole”. E’ la stima del Fmi nella dichiarazione finale della missione per il rapporto annuale sull’Italia. Il Fondo monetario internazionale però avvisa: “La materializzazione di shock avversi, come l’escalation delle tensioni commerciali, un rallentamento dei principali partner commerciali o eventi geopolitici, potrebbe portare a prospettive molto più deboli”.

LA FIDUCIA DAI MERCATI – “L’attuazione della politica fiscale nel 2019 è stata migliore del previsto e ha contribuito a migliorare la fiducia del mercato”, stima l’Fmi nel rapporto annuale sull’Italia. “L’impegno costruttivo con la Commissione europea ha contribuito a evitare l’avvio della procedura per i disavanzi eccessivi dell’UE – si legge nella dichiarazione finale – L’esecuzione del bilancio è stata prudente anche quando sono stati lanciati nuovi programmi sociali (la regola del pensionamento anticipato “Quota 100″ e il programma sul reddito della cittadinanza). Anche la raccolta delle entrate è stata superiore alle aspettative. Questo, la posizione pro-UE del nuovo governo e la politica accomodante della BCE hanno contribuito a ridurre i rendimenti sovrani a minimi storici”.

FMI BOCCIA QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA – Dal Fondo monetario internazionale arrivano anche due sonore bocciature ai provvedimenti simbolo del precedente governo giallo-verde di Lega e Movimento 5 Stelle. L’Italia ha fatto molto per riformare il proprio sistema pensionistico, ricorda l’Fmi, “generando risparmi nel lungo periodo”. Ma nei prossimi decenni, “si prevede che le pressioni sulla spesa aumenteranno considerevolmente”, sottolinea il report.

Quota 100 in particolare “ha aumentato ulteriormente le spese e creato una discontinuità nell’età pensionabile. È importante preservare l’indicizzazione dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita, garantire l’equità attuariale anche per il pensionamento anticipato (ovvero, collegare strettamente le prestazioni a vita con i contributi a vita) e adeguare i parametri pensionistici per garantire l’accessibilità economica”.

Il reddito della cittadinanza invece “si rivolge ai più vulnerabili” ma “i vantaggi sono ben al di sopra dei parametri di riferimento internazionali; diminuiscono troppo rapidamente con le dimensioni della famiglia, penalizzando le famiglie più grandi e più povere; e calano bruscamente se viene accettata un’offerta di lavoro, specialmente a salari bassi”, scrive l’Fmi nella dichiarazione finale. “Queste caratteristiche progettuali dovrebbero essere allineate alle migliori pratiche internazionali per evitare disincentivi al lavoro e alla dipendenza dal benessere”, avvisano dal Fondo monetario internazionale.

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