Il caso dell’email del finto Tria a Marcello Foa è l’ennesima conferma, stavolta addirittura finita all’attenzione della Procura di Roma, che a capo del Cda della Rai siede un presidente totalmente inadeguato, il cui profilo non rispetta la legge che richiede una presidenza di garanzia. Per questo motivo come rappresentante di Italia Viva in commissione di Vigilanza ho votato contro la secretazione dell’audizione di Foa e di Salini: sono stato l’unico a farlo, ma sono convinto che su questa vicenda vada fatta massima chiarezza perché, come è evidente dal fatto che se ne parli in sedi ufficiali come il Parlamento e il Tribunale, non siamo di fronte ad un mero caso di “phishing”. L’oscura vicenda dell’email che il presunto ministro dell’Economia avrebbe inviato al presidente del Cda con una precisa richiesta di pagamento, con tanto di Iban, ha rivelato quanto Foa non sia all’altezza del ruolo, se non addirittura peggio: non si è comportato come avrebbe dovuto.

Di fronte all’email di un ministro in carica che chiede al presidente Rai di disporre dei pagamenti, Foa avrebbe potuto rispondere solo in due maniere: qualora l’avesse considerata fasulla, avrebbe dovuto cestinarla immediatamente e coinvolgere la polizia postale; qualora l’avesse considerata vera, avrebbe dovuto denunciare in maniera pubblica l’inaccettabile ingerenza del Governo sulla gestione dell’azienda. A quanto si sa, Foa non ha fatto né l’una né l’altra cosa, anzi ha preso per buona la lettera e avrebbe lavorato con gli uffici per predisporre la pratica di pagamento, fino a portarla addirittura all’attenzione dell’ad Salini. Un comportamento gravissimo.

La nomina di Foa è nata male, in aperta violazione della legge, e sta finendo peggio. Il colpo di mano deciso lo scorso anno da Salvini, con la piena complicità del M5s, continua a dare frutti avvelenati. Foa non poteva fare il presidente Rai perché il suo profilo è ciò che di più lontano ci sia da un presidente di garanzia. Basti pensare agli insulti al presidente Mattarella, che non a caso non lo ha mai incontrato (non era mai successo). L’allora maggioranza Lega-M5s, però, decise di calpestare le regole, così si arrivò ad una seconda votazione su Foa, bocciato alla prima.
Per i giuristi, la commissione di Vigilanza non avrebbe potuto esprimersi nuovamente su un nome già bocciato, ma fu fatta una forzatura, alla quale se ne aggiunse un’altra: le schede di questa seconda votazione, sulle quali grava il sospetto che alcune fossero state segnate, sono state secretate e non sono mai state mostrate, sebbene ci sia una precisa richiesta di accesso agli atti dei capigruppo Pd Delrio e Marcucci, presentata ai presidenti Fico, Casellati e Barachini.

La nomina di Foa nasce da un abuso della vecchia maggioranza che l’attuale non ha finora voluto sanare. E su Foa pende anche il ricorso presentato dalla consigliera Borioni, sul quale il Tar Lazio si è espresso a luglio ma la cui sentenza non è ancora stata pubblicata. Riuscirà ora l’imbarazzante caso della finta email di Tria a ristabilire finalmente il rispetto della legge in Rai, con la revoca di Foa e la nomina di un vero presidente di garanzia? Lo speriamo, per rispetto dei cittadini che pagano il canone.