La politica come il calciomercato. Del resto siamo ad agosto e considerato il voto fissato per il prossimo mese di settembre, il periodo delle trattative coincide. Il cambio di casacca dei politici, del tutto legittimo, non è avvenuto solo in Parlamento ma anche al di fuori delle sedi istituzionali. La causa scatenante? La caduta del governo Draghi. La crisi dell’attuale esecutivo si è rivelato un piccolo tsunami per il sistema partitocratico italiano. Cambiamenti a sinistra, nuovi scenari al centro e importanti novità a destra. Proprio in quest’ultimo campo si è delineato un contesto molto particolare: la deriva sovranista e radicale di una coalizione sempre più a trazione “Meloniana” e leghista. A favorire la crescita esponenziale di Fratelli d’Italia, ci hanno pensato, prima gli autogol di Matteo Salvini che ha dilapidato il tesoretto di voti conquistato dal Carroccio. Poi la decisione di Forza Italia di accodarsi agli alleati che di moderato hanno poco o nulla. Le mosse di Silvio Berlusconi e dei suoi fedelissimi hanno scatenato una diaspora interna agli “Azzurri” che si è ripercossa anche in Campania.

Dopo Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, ha detto addio e sbattuto la porta anche Paolo Russo. Quest’ultimo, deputato “azzurro” fin dal 1996, è stato veterano e alfiere di Forza Italia nella regione in cui oggi “domina” Vincenzo De Luca. Ma non sono soltanto Fratelli d’Italia e Lega a “rubare” voti ai forzisti. Oggi, una vera e propria OPA su dirigenti ed elettori di Berlusconi, la sta facendo Carlo Calenda. Non è un caso che proprio Gelmini, Carfagna e Russo siano passati con Azione. E visto che in politica come nel calcio tutto è possibile, questi ex leader dell’ormai estinto centrodestra si troveranno ad essere alleati dell’eterno nemico: il Partito Democratico (con il quale Forza Italia ha fatto parte della maggioranza che ha sostenuto Draghi). È infatti di ieri la notizia secondo la quale Calenda e Letta hanno stipulato un’intesa per le prossime elezioni. Dunque, la domanda è: cosa sarà di Forza Italia? Cosa sarà del partito che nel 2013 alle politiche (con il simbolo del Partito delle Libertà e la legge elettorale nota come “Porcellum”) prese in Campania circa 900mila voti, diventati 548mila nel 2018?

Lo stesso partito che dalle europee del 2014 a quelle del 2019 ha perso in Campania e a Napoli, rispettivamente, 200mila e 130mila voti? Lo stesso partito che alle regionali del 2020 è letteralmente crollato rispetto a quelle del 2015, perdendo in totale 300mila voti, di cui 170mila a Napoli? E veniamo proprio al capoluogo campano. Forza Italia, da sempre fortissimo in città, nel 2016 per l’elezione del Sindaco ha incassato 36mila voti. Lo scorso anno ne ha presi 21mila. Insomma gli “Azzurri” di Berlusconi, nonostante sono sopravvissuti come argine rispetto alla forza di Salvini e Meloni, restano in caduta libera. E considerata anche la riforma del taglio dei parlamentari, difficilmente le prospettive saranno differenti quando tra un mese e mezzo gli italiani si recheranno alle urne. Concludiamo aprendo una parentesi sul Presidente De Luca. Quest’ultimo, lo scorso venerdì, si è detto dispiaciuto per la rottura dell’asse Pd-M5S. Le aperture dello “Sceriffo” nei confronti dei grillini non sono certo una novità. In alcuni casi molta sintonia tra le parti si è concretizzata anche in Consiglio regionale. Ma risulterà lo stesso difficile dimenticare, sia gli insulti rivolti dai pentastellati all’inquilino di Palazzo Santa Lucia, sia le aggressioni verbali che quest’ultimo ha lanciato agli stessi grillini dai comizi trasmessi in diretta Facebook. E di certo molte frasi a effetto pronunciate dal governatore, con i tempi comici che lo hanno sempre contraddistinto, rimarranno impresse per sempre.

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Nato a Napoli il 26 maggio 1986, giornalista professionista dal 24 marzo 2022