Fratelli tutti. Da  Assisi a Teramo, ovvero da Bergoglio a Pannella. L’enciclica firmata da Papa Francesco lo scorso 3 ottobre sulla tomba del Poverello patrono d’Italia, già rumorosamente accusata di guardare totalmente a sinistra, è in realtà una grande parafrasi religiosa di molti capisaldi del pensiero e dell’azione, ancora oggi viva e presente, del Partito Radicale.

La cosa, in realtà, sebbene meriti di essere sottolineata, non stupisce più di tanto i conoscitori più attenti del pensiero, delle parole e delle azioni del leader radicale che pochi giorni prima dell’elezione del pontefice argentino, in una delle sue celebri prolusioni radiofoniche, profetizzò, con una certa sicurezza, che il nuovo Papa si sarebbe dovuto chiamare proprio Francesco, esattamente come di lì a poco è accaduto.

Ed è proprio alle parole del fondatore dell’ordine francescano che Bergoglio nelle sue encicliche continua a ispirarsi con una convinzione e una forza che non intendono elidere ma nemmeno temono la loro natura anche divisiva, nonostante la dichiarata intenzione di seguire la direzione di una fraternità universale.

Tutti fratelli ma proprio per questo senza muri. Non gliene vorrà il presidente Usa, Trump (che il muro ai confini col Messico pare l’abbia in realtà usato più come uno slogan che come un obiettivo solido ndr).

Tutti fratelli, per questo non populisti dove il concetto di popolo è assurto al pari di una sorta di feticcio strumentale ma nemmeno ultra individualisti dove l’essere comunità diventa un intralcio rispetto alle sfrenate ambizioni personali.

Da questi stimoli prende le mosse il richiamo a un amore universale che sia anche “politico”, anche “sociale”. Niente di così dissimile da quell’amore che secondo Pannella “era uno scandalo, come la libertà” e doveva poter avvolgere tutti in un grande abbraccio.

Leggere, quindi, richiami alla “forza del diritto” soluzione per non cedere al “diritto della forza”, chiasmo che segue l’appello a una riforma dell’Onu da intendersi come “famiglia di nazioni” lavorando per il bene comune, lo sradicamento dell’indigenza e la tutela dei diritti umani.  Con l’Onu che dovrà sempre di più  favorire “accordi multilaterali che tutelino al meglio anche gli Stati più deboli”.

E proprio l’Onu è la sede dove si dovrà condurre l’ultima battaglia di Marco Pannella, quella per il diritto alla conoscenza come diritto umano. Sempre all’Onu dal 2007, grazie all’iniziativa del Partito Radicale, prende vita e viene approvata la prima di sei risoluzioni per una moratoria sulla pena di morte, tema che trova ampio spazio nella parte conclusiva degli otto capitoli di Fratelli tutti.

“E’ impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre persone”. Scrive Papa Francesco.

“Particolare gravità rivestono le cosiddette esecuzioni extragiudiziarie o extralegali, che «sono omicidi deliberati commessi da alcuni Stati e dai loro agenti, spesso fatti passare come scontri con delinquenti o presentati come conseguenze indesiderate dell’uso ragionevole, necessario e proporzionato della forza per far applicare la legge».

“Ricordiamo che «neppure l’omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante». Prosegue il pontefice.  “Il fermo rifiuto della pena di morte mostra fino a che punto è possibile riconoscere l’inalienabile dignità di ogni essere umano e ammettere che abbia un suo posto in questo mondo. Poiché, se non lo nego al peggiore dei criminali, non lo negherò a nessuno, darò a tutti la possibilità di condividere con me questo pianeta malgrado ciò che possa separarci”.

Inalienabile dignità che non può certo non passare attraverso un altro dei problemi drammaticamente endemici al progresso dell’umanità: il mostro della fame nel mondo che non si riesce a sconfiggere.

“Siamo ancora lontani da una globalizzazione dei diritti umani più essenziali” annota il Papa nei paragrafi dedicati all’amore come soluzione. “Perciò la politica mondiale non può tralasciare di porre tra i suoi obiettivi principali e irrinunciabili quello di eliminare effettivamente la fame. Infatti, «quando la speculazione finanziaria condiziona il prezzo degli alimenti trattandoli come una merce qualsiasi, milioni di persone soffrono e muoiono di fame. Dall’altra parte si scartano tonnellate di alimenti. Ciò costituisce un vero scandalo. La fame è criminale, l’alimentazione è un diritto inalienabile». Tante volte, mentre ci immergiamo in discussioni semantiche o ideologiche, lasciamo che ancora oggi ci siano fratelli e sorelle che muoiono di fame e di sete, senza un tetto o senza accesso alle cure per la loro salute. Insieme a questi bisogni elementari non soddisfatti, la tratta di persone è un’altra vergogna per l’umanità che la politica internazionale non dovrebbe continuare a tollerare, al di là dei discorsi e delle buone intenzioni. È il minimo indispensabile”.

Un tema che, tra tutti, solo il Partito Radicale nel suo ultimo congresso del luglio 2019 ha messo in cima ai suoi impegni approvati con la mozione finale tesa a rilanciare il Manifesto-Appello dei Premi Nobel contro lo sterminio per fame nel mondo, nato dalla omologa campagna promossa proprio da Marco Pannella, per poter così promuovere e coordinare un’azione capace di coinvolgere, quali interlocutori, soggetti istituzionali, politici, sociali, religiosi, in una lotta per lo sviluppo impedito dalle speculazioni finanziarie nel mercato dei beni alimentari, dalla concentrazione delle imprese nel settore agro-alimentare, dall’accaparramento delle terre”.

La politica internazionale non prestò ascolto, allora come oggi, a un appello tanto urgente, divenuto, trascorsi quarant’anni, pressoché indifferibile nel quale, proprio la Chiesa di Papa Francesco, potrebbe essere l’arbitro migliore, soprattutto alla luce dello scontro economico e geopolitico in atto tra Usa e Cina, i due giganti alle prese con una nuova guerra freddo di cui gli effetti sta già pagando pesantemente tutta l’umanità.