Sintetizzatori, autotune, computer: musica che sembra uscita da ChatGPT, e che ormai va per la maggiore. Ecco, dimenticate tutto questo. Immaginate invece un palco pieno di strumenti, dodici elementi che si allineano alla perfezione e che magari si lasciano andare ad una jam session. Un suono vero, dove poi il calore dei vinili prende il posto della freddezza dell’elettronica. E’ questo l’esperimento di cuore e passione portato avanti dalla Funkool Orchestra, che giovedì 24 aprile ha presentato al Duel di Napoli il loro nuovo singolo, “Tengo che ffà”.

Dopo il successo del loro disco d’esordio, “Latin Freaks”, che ha visto la collaborazione di una leggenda del latin soul come Joe Bataan, questa vera e propria orchestra riprova a centrare nuovamente l’obiettivo di un’alchimia di suoni fra global groove e napoletanità, come ci ha raccontato il front-man della band, Mattia Leone.

Cominciamo dall’inizio: perché i Funkool?
La band nasce nel 2019 come estensione live di una storica crew di selecters napoletani attiva dai primi anni 2000. Gli elementi sul palco danno vita a uno spettacolo che rievoca il periodo più florido delle produzioni americane e internazionali degli anni ‘70, alternando sonorità soul, disco, funk, afrobeat e boogaloo al sound contemporaneo partenopeo.

Da Napoli guardando al mondo, dunque.
La nostra è una città di mare, da sempre aperta alle contaminazioni. Nonostante i tempi politicamente bui, continuiamo a evidenziare l’importanza di mescolare culture e suoni. Il taglio delle nostre produzioni è soul, funk con un po’ di disco, ma ci teniamo al tratto di napoletanità che emerge chiaramente anche dai titoli dei nostri brani, come il nostro ultimo singolo “Tengo che ffà”.

Un pezzo che anticipa un disco in uscita.
Per completarlo ci vorrà ancora del tempo. Tuttavia, come avvenuto per il nostro lavoro d’esordio “Latin Freaks”, il nuovo album sarà anticipato da diversi singoli. Alterneremo brani inediti con la riscoperta di alcune tracce meno conosciute provenienti dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo del periodo a cavallo fra gli anni ’60 e ’70, ovviamente riarrangiate con sonorità più contemporanee.

Una sorta di “Napoli Segreta”, compilation alla cui realizzazione parteciparono anche i Nu Genea.
Napoli Segreta è stato decisamente qualcosa in più di una semplice compilation, bensì la prova di quanto anche oggi, come nelle decadi d’oro tra i ’70 e gli ’80, il lavoro dei DJ vada oltre la semplice selezione di tracce “buone” da ballare. Scavare per anni tra mercatini, cantine e archivi per sviluppare un’idea di sound, ha dato l’impulso a quella “Nuova Napoli” che oggi è una linfa vitale che attraversa tante anime musicali della città, spesso altrettanto “segrete” anche per la drammatica mancanza di spazi adeguati per la musica dal vivo – che negli ultimi anni sono praticamente scomparsi soprattutto nel centro storico. Nel nostro lavoro idee, sonorità e sperimentazioni nascono dai continui scambi con Arnold, Slim, Cormorano e Jenny Savana, la DJ crew della nostra etichetta Maledetta Discoteca. La matrice per noi nasce dalla musica soul, disco e funk americana, nelle sue derivazioni afro e latin, contaminata con la nostra identità mediterranea.

L’obiettivo sembra chiaro: far ballare.
Il dancefloor è il vero protagonista della scena. Nei nostri live cerchiamo un’esplosione di groove travolgente, affinché il pubblico sia trascinato dall’energia della band e immerso in un’esperienza sonora che celebra il potere della musica dal vivo.

Come si arriva a questo obiettivo?
Curando ogni singolo pezzo in modo corale: si raccoglie l’idea di un componente della band, e la si sviluppa assieme. Nel singolo appena lanciato ci siamo avvalsi poi della collaborazione di Fabrizio Piccolo di Auditorium Novecento, storica sala di registrazione nel centro antico di Napoli. Ci ha dato una mano importante, oltre al prezioso lavoro di missaggio e mastering, per cacciare fuori la nostra idea di sound.

Il cuore della città ne ha vista di musica.
Napoli è sempre stata così, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale con il cosiddetto “neapolitan power” che ha raccolto l’esperienza musicale portata dai soldati americani. I quali suonavano cose al tempo incredibili: i dischi che portavano con loro esprimevano già suoni frutto di contaminazioni come il jazz o il blues, che si sono a loro volta mischiati con la nostra tradizione. E’ una città dove “suonare come gli americani” è una questione antica, presa seriamente da chi fa musica.

A quando il prossimo step verso il nuovo disco?
Sarà un omaggio a composizioni sconosciute, introvabili in vinile, come è stato per il nostro disco d’esordio. Speriamo abbia lo stesso seguito per infiammare nuovamente la pista da ballo con un groove percussivo, latino, intriso di funk e soul mediterraneo. Uscirà prima dell’estate: il modo migliore per viverla a suon di musica.

I Funkool sono: Mattia Leone (tastiere/voce); Valentina Conte (voce/percussioni); Daniele Mango (voce); Pasquale Napoletano (voce); Mario Tammaro (trombone); Riccardo Colicchio (sassofono); Adriano Rubino (tromba); Enrico Pizzuti (chitarre); Dario “Pezz” Gessato (basso); Peppe Shaf (batteria); Paolo ‘Batà’ Bianconcini (percussioni); Pasquale Benincasa (percussioni).

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Roberto Calise (Napoli, 1987) è il responsabile delle relazioni istituzionali di una multinazionale di trasporto passeggeri su gomma. In precedenza, ha lavorato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al dipartimento studi della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo, e come collaboratore parlamentare in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati. Da giornalista collabora con diverse testate ed è stato inviato al G7 dei Trasporti di Cagliari nel 2017, al G20 dell'Energia e dell'Ambiente di Napoli nel 2021, e nuovamente al G7 dei Trasporti, questa volta a Milano, nel 2024.