Prevalgono, nel ricordare i fatti di Genova del luglio 2001 in occasione del G8, i sentimenti di orrore per i vergognosi episodi della Diaz e di Bolzaneto nonché per la morte del giovane Carlo Giuliani a piazza Alimonda. E non può che essere così, dal punto di vista umano e anche politico. Nulla può giustificare quei misfatti: la “macelleria messicana” resterà negli occhi di tutti coloro che vi assistettero o che negli anni videro quelle scene e gli inquietanti interrogativi sulla pessima gestione dell’ordine pubblico aleggeranno per sempre: ancora oggi non sappiamo tutto.

Quel G8 fu una catena di assurdità, a partire dalla scelta del premier Massimo D’Alema di ospitare il summit in una città difficilissima da controllare sotto il profilo dell’ordine pubblico come Genova e si sapeva benissimo che nel capoluogo ligure sarebbero calati i black bloc che già avevano messo a ferro e fuoco Seattle due anni prima. Il governo Berlusconi-Fini, in carica in quei giorni genovesi, fece il resto. Tutto ciò detto, sorprende però che oggi pochi ricordino che tecnicamente la responsabilità principale di quel disastro fu di quelle centinaia di teppisti organizzati – appunto i famigerati black bloc – che devastarono Genova oscurando il grandissimo corteo pacifico dei manifestanti e provocando le reazioni più folli di parte delle forze dell’ordine.

Quei delinquenti, che nulla avevano di politico per anni hanno infestato i grandi appuntamenti internazionali con la violenza, vomitando un odio verso il mondo malamente travestito da anticapitalismo e quant’altro un armamentario pseudo-ideologico mette a disposizione dei nichilisti d’ogni tempo. Erano (ne parliamo al passato perché il fenomeno pare ridimensionato, almeno si spera) organizzatissimi come vere bande criminali: senza alcuno scrupolo usavano di tutto, comprese le armi. Bardati di nero dalla testa i piedi come cavalieri invasati, colpivano e scappavano per ritrovarsi in altro punto ancora per colpire e scappare e così via. Con la loro furia violenta, incredibilmente incontrastata, riuscirono ad aizzare una guerriglia urbana nella quale finirono anche i settori più estremisti dei “giottini” faccia a faccia con le forze dell’ordine: e alle 17 del 20 luglio 2021 Carlo Giuliani cadde proprio in uno scontro violentissimo con i carabinieri, raggiunto da colpi di pistola da parte del carabiniere Mario Placanica mentre il ragazzo stava maneggiando un estintore.

Giuliani, 23 anni, pare che quel giorno avesse deciso di andare al mare ma sentite le prime notizie degli scontri aveva cambiato idea dirigendosi verso la zona di Brignole dove divampavano i disordini, restando così vittima di una insensata “guerra” senza vincitori né vinti, men che meno il “capitalismo”. Di quei giorni va dunque ricordato tutto. A cominciare, forse, dalla violenza squadristica che Genova e la democrazia italiana non meritavano di vivere per l’ennesima volta.