Giovanni Ciacci è stato uno dei costumisti che più ci ha fatto sognare in tv con la scelta per le sue signore di abiti romantici e femminili. Grazie a Caterina Balivo dal dietro le quinte si ritrova sul palcoscenico e conquista il grande pubblico con simpatia e schiettezza. È un uomo buono che dopo il Grande Fratello è rimasto solo. Durante la nostra intervista è in cucina a preparare osso buco e patate per una giornata di festa che passerà da solo.

Ciao Giovanni, come stai?
«Sai che questa domanda mi fa molto piacere? Nessuno mi chiede mai come sto, tutti mi chiedono solo del lavoro, dell’amore, dei progetti futuri ma nessuno mi chiede come sto. Non sto bene, è stato un anno davvero difficile, il telefono ha smesso di squillare, mi sono ritrovato da solo e nella mia mente sono apparsi i mostri. In questo momento l’HIV è passata in secondo piano, ora sto combattendo contro la depressione».

In che modo?
«Ho trovato il coraggio di parlarne e di curarmi, non è facile, la depressione è subdola e ti annienta. Ho passato anche 15 giorni a letto alzandomi solo per mangiare e andare in bagno. Ho avuto pensieri brutti, ho pensato che la mia vita non valesse nulla, mi sono apparsi i mostri di tutti gli ultimi 25 anni di vita. Ma quando passando accanto ad una finestra ho provato il desiderio di volare giù mi sono preoccupato e sono andato da un medico».

Hai capito come è iniziata?
«Certo, con la mia partecipazione al Grande Fratello. Sono stato così ingenuo e stupido».

Partiamo dall’inizio.
«Mi avevano chiesto di partecipare all’Isola dei famosi, accetto ma rifiuto di fare le analisi del sangue, sapevo bene che nelle clausole dei reality c’era il divieto per un sieropositivo di partecipare. Intorno a me tutti quelli che sapevano della malattia mi dicevano di non parlarne, di non raccontare. Così ho pensato di chiamare le associazioni che si occupano proprio dei diritti degli omosessuali, ma niente o non rispondevano o sparivano senza darmi risposta».

Perché?
«Io sono un cane sciolto, non appartengo a nessuna associazione, non vado al Pride, non ho le stesse idee politiche, sono un gay cattolico e praticante, sono stato lasciato solo. Ma questo mi ha reso più forte, il loro silenzio mi ha fatto capire quanto intorno a questo tema ci fosse ancora paura e vergogna, così ho capito di non volermi più nascondere e che era arrivato il momento di lottare per togliere lo stigma, la lettera scarlatta su questo tema. Ne ho parlato con Alfonso Signorini, un amico che mi ha garantito tutela e soprattutto la cosa che mi stava più a cuore: far capire a tutti che oggi un sieropositivo grazie alle cure è una persona normale».

In che senso?
«Io sono in termine medico U=U».

Che vuole dire?
«Significa Undetectable = Untrasmittable, cioè non trasmissibile, nel senso che se la carica virale non è rilevabile il rischio di trasmissione HIV è nullo, la ricerca scientifica ha infatti dimostrato che una persona con HIV che segue regolarmente la terapia e ha una carica virale stabilmente non rilevabile non trasmette virus. Io mi sono sempre curato e ho sempre usato precauzioni».

Avevi paura che qualcuno ti facesse causa?
«Certamente, ne ero terrorizzato, per questo mi sono rivolto ad un grandissimo avvocato Laura Sgrò, ma sono stato talmente corretto con tutti i miei partner che nessuno ha fatto nulla».

Dentro la casa del Grande Fratello le cose non sono andate proprio così.
«No, è andato tutto a rotoli».

Sei stato accusato di bullismo.

«Io non sono un bullo, ho solo partecipato al gioco, non credo di aver trattato male una persona con una patologia certificata. Ma questo si valuterà nelle sedi opportune ho sempre chiesto di vedere il certificato medico di questa persona sia prima che dopo ma non mi hanno mostrato nulla. Ho fatto il mio gioco, nel regolamento c’è scritto che devi far fuori tutti gli altri concorrenti».

Pensi ci sia stata una gogna contro di te?
«Si, sono stato accusato persino da Sara Manfuso di averla palpeggiata. Ma siamo impazziti?».

L’esibizionismo del Grande Fratello lo conoscevi bene, fai parte del mondo dello spettacolo da sempre. Perché ti stupisci?
«Ero entrato per un’altra cosa non ero preparato a tutta quella ferocia».

Cosa pensavi? Che davvero il Grande Fratello sarebbe stato il mezzo per far conoscere al mondo la tua condizione?
«Si, sono stato ingenuo e leggero, volevo solo raccontare la mia storia, cosi importante, profonda e personale».

Ti sei sentito tutelato da Signorini?
«Non lo so, ma non l’ho mai più sentito».

Da quel momento sei rimasto solo?
«Sì, totalmente. In un attimo sono spartiti tutti, amici e colleghi e chi poteva parlava di me dicendo cose immonde, è stato terribile. Ancora non mi spiego il comportamento di alcuni che non conoscendomi personalmente hanno espresso giudizi umani nei miei confronti».

Chi?
«Simona Ventura, l’ho vista tre volte in vita mia e la stimo molto come professionista, ma lei parlando di me ha detto: “Finalmente ha buttato la maschera” o qualcosa del genere. Ma come si può dire una cosa del genere senza conoscermi?».

Giovanni, molte volte anche tu hai espresso pubblicamente giudizi pesanti sui tuoi colleghi.
«È vero ma non sono mai entrato nel merito della loro storia personale o professionale, mi sono sempre espresso solo sul fatto. Giusto o sbagliato che fosse per me».

Mi stupisce che proprio tu che hai fatto parte di questo circo mediatico ne sia cosi sconvolto, Simona Ventura ha espresso un’opinione.
«No, perché io dico le cose perché le penso e non per partecipare al circo. Quello che dico lo penso seriamente».

Ma conosci quel mondo…
«Infatti riconosco di essere stato leggero, ma ero preso dalla mia battaglia e non pensavo potesse andare così. Ma sono fiero che ora tutti i sieropositivi del mondo possano grazie a me partecipare ai reality, sono stato il primo, come per Ballando con le stelle, il primo a ballare con una persona dello stesso sesso, adesso lo fanno in tutti i programmi del mondo».

Hai pagato un prezzo alto…
«Sì, il mondo dello spettacolo è un circo romano dove ogni volta si trova una vittima da sacrificare e la si butta in mezzo dandola in pasto ai leoni».

Sei stato anche tu parte del pubblico di questa arena.
«Si, ma ho sempre cercato di dare una mia opinione rispettando la persona che è la cosa più importante, prima di tutto siamo persone, esseri umani con accanto famiglie che possono stare ancora più male di noi».

L’1 dicembre è stata la giornata mondiale contro l’Aids.
«Sì, ma dobbiamo parlarne tutti i giorni, ricordare ai giovani e a tutti di usare le precauzioni perché la malattia è ancora tra noi, ma si può curare. Prima si moriva, oggi si vive come gli altri. Grazie alla medicina, agli studi e alle cure».

Tu come ti curi?
«Con una pasticca, a breve arriverà una puntura da fare ogni due mesi, quella sarà la grande rivoluzione».

Ancora è un tabù?
«Purtroppo sì, ancora si pensa che l’HIV si contragga nelle dark room o nei cinema porno, non è così purtroppo, può capitare a tutti. La si considera una malattia peccaminosa e invece si attacca con un gesto d’amore, per questo bisogna proteggersi e controllarsi».

Se ti dico amicizia?
«Così importante per me che ho fatto una lista sul telefono dove ci sono gli amici, prima erano un’intera agenda e ora sono 12».

Amore.
«Il motore di ogni cosa».

Passione.
«Io vivo di passione».

Ultimo libro che hai letto?
«Ho molto tempo a disposizione, ne leggo sempre tre insieme. In questo periodo sto leggendo Le Mille e una Notte, una biografia di Napoleone e Dialoghi tra musica e teatro di Daniel Barenboim e Patrice Chereau».

Ultimo film che hai visto?
«Napoleone al cinema e poi le mie serie preferite: American Horror Story e The Crown, la mia Bibbia».

Se avessi solo un desiderio quale sarebbe?
«Per il mondo o per me?».

Come vuoi.
«Allora col rischio di sembrare una Miss Italia chiederei la pace nel mondo in un momento così drammatico. Per quanto riguarda me ho un solo desiderio: ritrovare la serenità».

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