Mentre i furori dei cannoni impazzano a poche migliaia di chilometri da noi, in Italia va avanti il dibattito politico – e non potrebbe essere altrimenti. Oggi ci occupiamo di un partito che, a un secolo dalla sua fondazione, si trova paradossalmente a un bivio. Nel corso della propria storia, il Partito Liberale Italiano ha espresso alte figure istituzionali, partecipando da protagonista alle dinamiche politiche della Prima Repubblica. Oggi non è più così, ma la diaspora di liberali o sedicenti tali fa capire che l’ideale è tutt’altro che evaporato.

Giulia Pantaleo non ha neanche trent’anni. Alcuni anni fa, il presidente del partito, Stefano de Luca, ha puntato su di lei per riorganizzare la Gioventù Liberale Italiana, il movimento giovanile del partito, una sorta di “cantera” che però era stata abbandonata a sé stessa. Originaria di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, la Pantaleo è laureata in Legge presso la Bocconi di Milano, mentre lo scorso anno si è diplomata con lode al Master di II livello in Comunicazione e Marketing Politico e Istituzionale presso la Luiss Guido Carli di Roma.

Una ragazza tutta pane e politica, liberale nell’animo, che nel tempo ha voluto ampliare le proprie competenze anche tecniche. Un grande impegno per rimettere in piedi la creatura, decuplicando il numero di iscritti con sedi in molte parti d’Italia. Ora, con il Congresso che si avvicina (verosimilmente entro l’estate), potrebbe spiccare il volo verso un incarico dirigenziale a livello nazionale. Con lei abbiamo parlato dei temi politici e geopolitici più attuali: una conversazione interessante, che evidenzia che giovani culturalmente preparati e pronti alle grandi sfide ce ne possono essere eccome.

Giulia Pantaleo, i prossimi saranno mesi complicati per noi. Con quale animo e su quali posizioni pensate di poterli affrontare, lei personalmente e il suo partito?
Naturalmente, l’animo è schiacciato da avvenimenti che pensavamo chiusi a tripla mandata nei cassetti della Storia. È esecrabile il massacro di civili inermi a cui da due mesi siamo costretti ad assistere. Le posizioni, al contrario, sono nette e decise. Sono a favore dell’embargo energetico e del blocco all’import di idrocarburi dalla Russia. Dico di più: noi giovani liberali chiediamo al governo italiano di farsi interprete della volontà di interrompere ogni acquisto di fonti energetiche quali gas naturale, petrolio o altri prodotti ad esse connesse di qualsiasi natura ed entità. L’Unione Europea, pur non rinunciando a difendere con ogni mezzo l’integrità territoriale dello Stato aggredito, è chiamata a svolgere un ruolo centrale per giungere ad un definitivo arresto di ogni forma di violenza. Pertanto, sollecitiamo le istituzioni comunitarie a proseguire sulla strada dei provvedimenti per la tutela del popolo ucraino e dei dissidenti russi.

Cent’anni fa era da poco finita l’epoca degli Zar. Il Pli veniva alla luce. Un secolo dopo, cosa resta delle istanze?
In Russia era finita l’epoca degli Zar ma ne era cominciata un’altra terribile. In ogni caso, molto tempo prima della costituzione in forma di partito secondo la concezione moderna, il liberalismo in Italia non solo esisteva, ma era la forza politica principale che occupava quasi tutto l’arco parlamentare. C’è da dire – e questa è stata un po’ la nostra peculiarità – che la forza delle idee ha superato negli anni di gran lunga la forza del consenso che ci è stato attribuito. Tutto questo, però, non offusca l’importanza della ricorrenza di quest’anno: le candeline sono parecchie, dovremo prendere molta aria per soffiarci su, ma sappiamo che celebriamo un secolo in difesa della libertà. Si tratta di un traguardo fondamentale per noi tutti, un momento di confronto e un’opportunità di bilancio. A noi, militanti attuali, l’ingombrante onere di raccogliere il testimone di chi ha saputo tener vivo, tra tante difficoltà, un nome che richiama alti ideali. Il 30 aprile al Consiglio Nazionale del PLI definiremo la data del nostro prossimo Congresso Nazionale. Proprio all’interno di quell’occasione un’ampia finestra sarà dedicata a coloro che hanno fatto parte delle nostre file: politici che ancora siedono in Parlamento, giornalisti affermati e accademici illustri. Nostro obiettivo sarà riunire in quella data anche la miriade di associazioni e think tanks che gravitano attorno alla galassia liberale.

I cent’anni sono un traguardo importante, ma poi c’è la realpolitik. Su tutto, la legge elettorale e la diminuzione del numero di parlamentari, che in questo momento certo non favoriscono la rappresentanza di piccoli partiti come il vostro.
Proprio una questione di rappresentanza suggerisce l’opportunità di affrettarsi a cambiare la legge elettorale. Adottare un proporzionale sarebbe in questo senso la scelta migliore, ma credo che l’anno prossimo si voterà con questo sistema. Su questo terreno vedo però ancora un po’ di incertezza nei partiti: ad esempio, nel Pd Letta pare orientato verso il maggioritario, ma, alla luce di quello che sta accadendo nel M5s, anche per il suo partito forse è auspicabile che si approdi al proporzionale. Del “Brescellum” non mi convince, tra le tante cose, la soglia nazionale di sbarramento, che dall’attuale 3% passerebbe al 5%. Anche la diminuzione del numero di parlamentari sarà ovviamente un fattore. Tanto che nel mio partito gli ultimi due anni sono stati pieni di turbamenti. Il referendum ha dato un risultato chiaro, ma tra qualche mese capiremo il danno arrecato alla nostra democrazia.

A prescindere da legge elettorale e numero di parlamentari, è interessante conoscere la posizione del partito, storicamente diviso tra liberali più vicini al Centrodestra e altri più sulle posizioni dei Radicali, ad esempio.
Per usare una formula non mia ma sempre valida, intendiamo collocarci alla sinistra della destra e alla destra della sinistra. Il nostro è un partito di centro che, sono certa, attraverso il rinvigorimento di valori antichi, ma non superati, è in grado di suscitare e attirare ancora oggi forze ed energie nuove. Molto spesso ci si dichiara liberali semplicemente per la forte eco suscitata dalla parola “libertà” e talvolta ignorando le radici storiche del liberalismo, che viene così inconsapevolmente acquisito come termine di riferimento.

A proposito di questo, tanti politici, oggi, si professano liberali: pensiamo a Renzi, a Calenda, alla Bonino. Vede possibilità di avvicinamento con alcuni di loro?
Le confesso che soffro in silenzio dinanzi a questo. I politici che lei ha citato hanno spesso dichiarato “porte aperte ai liberali”, salvo poi non dare nessuna concreta risposta. In un contesto politico infestato da giullari, impostori, affaristi, demagoghi, arrivisti, impreparati, nostalgici di regimi, un partito come quello liberale rappresenta il vaccino per una società investita da un’epidemia quasi invincibile e con troppe varianti, che ha bisogno di un soggetto politico che si ispiri al supremo bene della libertà. Il “posto giusto” dei liberali non può che essere il nostro partito.

Nel giugno di tre anni fa le fu affidato il progetto della Gioventù Liberale Italiana. Tra qualche mese compirà trent’anni e dovrà lasciare la carica: quale bilancio si può fare oggi e cosa crede le riserverà il futuro?
Tirerò le somme a tempo debito, mi piace sottolineare che sono ancora in campo. Spesso mi accusano di considerare la Gli una mia creatura. La verità? Ho profuso in questo progetto le mie maggiori energie di questi ultimi cinque anni di vita. Ad oggi, questo resta il più grande dei successi raggiunti nel mio percorso di militanza. La mia giornata da “segretario” – pregherei di usare il maschile – è faticosa e spesso fatta di incomprensioni e delusioni. Non abbiamo cospicue risorse e non godiamo di sufficiente visibilità per essere attrattivi nei confronti dei giovani che decidono di impegnarsi in politica, la nostra vera e unica forza è la passione. Tuttavia, ogni giorno mi sveglio e scelgo di impegnarmi affinché i miei giovani possano essere orgogliosi della loro casa. La nostra è una piccola grande famiglia, loro sono il mio motore. Tuttavia, concluso il mio percorso da segretario della giovanile, altre sfide mi attendono all’interno del PLI. Sono pronta ad affrontarle, oggi più di ieri, con il carico di oneri e responsabilità che comporteranno. Ma la GLI è un’esperienza straordinaria che accompagna un liberale per tutta la vita. E rimane la mia migliore scelta.

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