Quanto valgono 16 giorni di “ingiusta detenzione”? Nel caso di Giulia Ligresti, figlia del costruttore e assicuratore Salvatore, mille euro a giornata “in considerazione del clamore mediatico dell’arresto” e della “particolare afflittività” della detenzione.

A metterlo nero su bianco è una sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha stabilito il risarcimento alla manager per la complicata vicenda giudiziaria che l’ha vista protagonista dal 2013 in poi.

La vicenda giudiziaria

Per comprendere la scelta dei magistrati bisogna tornare al 17 luglio 2013, quando Giulia Ligresti venne arrestata dal gip di Torino in qualità di vicepresidente (senza deleghe esecutive) della società Fondiaria, la compagnia assicurativa del padre Salvatore.

Dimessasi da ogni carica, il 2 agosto chiese di patteggiare e il 28 agosto passò agli arresti domiciliari su richiesta del pm dopo una perizia sulle sue condizioni di salute. Quindi il 3 settembre ottenne dal gip il patteggiamento a 2 anni e 8 mesi, tornando libera il 19 settembre. Cinque anni dopo per Ligresti si aprirono le porte del carcere, con l’arresto nell’ottobre 2018 per scontare la pena patteggiata.

Ma nel frattempo, il 16 dicembre 2015, il fratello Paolo e altri due manager Fondiaria vennero assolti per questi stessi reati che erano costati alla figlia di Salvatore la condanna patteggiata nel 2013. Un evidente contrasto di giudizio che portò allo stop della pena in carcere, il 7 novembre 2018, la revisione della condanna, e l’assoluzione il primo aprile 2019 “perché il fatto non sussiste”.

La richiesta di risarcimento

Quindi, come scrive Luigi Ferrarella sul Corriere, Giulia Ligresti passa al contrattacco chiedendo un indennizzo da 1,3 milioni di euro per errore giudiziario sia per ingiusta detenzione.

Ma la Corte d’Appello nega il primo sottolineando che il patteggiamento è “inequivocabile manifestazione di volontà dell’imputato” e “presuppone il suo implicito riconoscimento di responsabilità”.

Dunque sì all’indennizzo per ingiusta detenzione, ma solo per i 16 giorni di custodia cautelare in carcere nel 2013, non per i 50 giorni di domiciliari successivi alla richiesta di patteggiamento o per i 20 giorni di pena espiata in carcere nel 2018.

Il tutto per un ‘valore’ di 16mila euro, quadruplicando la somma giornaliera basata sui parametri di legge, che la fissa a 256 euro, “in considerazione del clamore mediatico dell’arresto” e della “particolare afflittività” della detenzione.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia