Come avviene ormai da tre anni la Commissione europea ha trasmesso al Parlamento europeo e alle altre istituzioni comunitarie la “Relazione sullo Stato di diritto” all’interno dell’Unione, la quale offre una “fotografia” aggiornata sugli avanzamenti, o arretramenti, compiuti dai singoli stati membri sui temi della giustizia e della tutela dei diritti individuali e collettivi. Si tratta di un nuovo strumento preventivo, e dunque non sanzionatorio, il cui obiettivo è quello di esaminare gli sviluppi, positivi o negativi, sui temi dei diritti e delle garanzie con la finalità di dare il proprio contributo per quelle riforme necessarie a garantire, in tutti i Paesi membri, una giustizia celere, giusta e garantista. La Commissione Europea sin dalle prime righe del rapporto promuove i passi in avanti del nostro Paese ritenendo positiva la concretizzazione e l’impegno a realizzare in tempi relativamente brevi ampie riforme in materia sia civile che penale. Sul fronte penale il decreto attuativo della legge 134/2021 approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri il 4 agosto scorso risponde in pieno alle osservazioni che la Commissione Europea aveva inserito all’interno della “Relazione sullo Stato di diritto”. Per Bruxelles, se in sede civile la digitalizzazione del sistema giudiziario ha permesso importanti progressi, permanevano le sfide in ambito penale volte a favorire l’efficienza del sistema giudiziario, l’abbattimento degli arretrati e la durata dei procedimenti. Grazie all’opera compiuta dalla Ministro Cartabia il decreto attuativo della riforma penale, una volta terminato il vaglio delle commissioni competenti di Camera e Senato che deve avvenire entro sessanta giorni, porterà a una riduzione del 25% della durata dei processi. Anche in ambito penale un forte contributo di efficienza e efficacia volta alla riduzione dei tempi dei processi verrà dalla digitalizzazione del processo (purtroppo ancora troppo limitato), dall’estensione dei riti alternativi, dall’aumento dell’organico sia della magistratura, sia del personale amministrativo.
Vi è da augurarsi che le Commissioni Giustizia di Camera e Senato si attivino immediatamente, anche in questo periodo di pausa estiva, per favorire il rispetto dei tempi di approvazione dei decreti, sperando che possa avvenire prima delle elezioni. In caso contrario sono a rischio i 21 miliardi di euro della seconda tranche del Pnrr. Tornando al decreto attuativo penale sono significativi gli interventi che hanno come obiettivo l’effettività delle pene pecuniarie – oggi riscosse per meno dell’1% – e la riforma delle sanzioni sostitutive delle pene detentive. In questa linea si inserisce l’importante cornice giuridica delineata riguardo alla giustizia riparativa che già da diverso tempo vede una sua concreta applicazione. Come dimostrato dall’esperienza maturata in altri paesi la giustizia riparativa porta a una sostanziale remissione della querela e a una riduzione della recidiva. Tra le i rilievi e le “raccomandazioni” che ci arrivano dall’Ue e che meritano di essere ricordate in quanto chiedono una celere attivazione delle nuove Camere dopo le elezioni, vi è l’introduzione di garanzie legislative tese a riformare il regime della diffamazione e la protezione del segreto professionale, tenendo conto della normativa europea relativa alla protezione dei giornalisti e al segreto professionale ponendo così fine alla sanzione carceraria.
Con lo scioglimento delle Camere si è avuto uno stop, o un limitato passo in avanti, rispetto ad alcune proposte legislative indispensabili tra cui i conflitti d’interesse, le attività di lobbying e le “porte girevoli”. Il governo Draghi, sui temi della giustizia e dello stato di diritto, ha fatto molti passi in avanti e sta facendo il possibile per evitare passi indietro. Toccherà al nuovo Parlamento il compito di proseguire sulla strada indicata nella speranza di non leggere nel rapporto del prossimo anno che non ci sono stati miglioramenti o, peggio, che siamo tornati indietro.