Il ministero dell’Economia potrebbe aver trovato il suo prossimo titolare. Potrebbe essere il leghista Giancarlo Giorgetti, numero due del partito guidato da Matteo Salvini e attuale ministro dello Sviluppo Economico, ad occupare la scottante poltrona del Tesoro.

Il via libera è arrivato oggi nel corso di una riunione del Carroccio alla presenza dello stesso Giorgetti, di Salvini e di altri dirigenti del partito. Un ‘ok’ per niente scontato, vista la nota ostilità tra lo stesso Giorgetti e Salvini, non nuovi a scontri nel recente passato sull’appoggio al governo Draghi. 

A gettare benzina sul fuoco era stata poi la proposta arrivata da Giorgia Meloni di puntare sul titolare del Mise per l’Economia, una mossa che appariva come uno sgarbo nei confronti di Salvini, visto che Giorgetti è uno dei suoi “rivali interni”. Eppure la quadra è stata trovata e ora una delle questioni più spinose per la premier in pectore potrebbe essere risolta.

Sarebbe motivo di grande soddisfazione e orgoglio occuparsi con un ruolo rilevante anche di Economia e Finanze. Donne e uomini del partito di Matteo Salvini hanno già ricoperto prestigiosi incarichi di governo dimostrando il proprio valore“, si legge in una nota del Carroccio che di fatto pare dare il via libera all’operazione.

Ovviamente con Giorgetti al ministero dell’Economia, Meloni dovrà ricompensare adeguatamente anche il segretario del Carroccio: per Salvini, anche se ovviamente siamo nel campo delle ipotesi, potrebbe esserci un ruolo da vicepremier con una delega di peso, magari alle Infrastrutture.

I ‘no’ a Scaroni all’Energia

Non è affatto risolto invece il rebus su a chi affidare il ministero della Transizione ecologica, con l’uscente Cingolani che ha già annunciato come il suo tempo da ministro “è finito” col mandato ormai a termine del governo Draghi.

Al suo posto da Forza Italia è stato fatto il nome di Paolo Scaroni, ex amministratore delegato di Eni ed Enel, manager molto vicino agli ambienti berlusconiani. 

Nelle ultime settimane, Scaroni ha detto la sua sulla crisi energetica, dicendosi “contrario allo scostamento di bilancio” per fronteggiare le maxi bollette “perché lo considero un rischio troppo grave per la nostra economia, soprattutto per lo spread”.

Eppure il suo nome non piace al partito della Meloni. Fonti di Fratelli d’Italia citate da Repubblica bocciano infatti la sua indicazione: “Scaroni? Nome che è circolato ma la vedo difficile”. Il problema sarebbe anche la richiesta da parte di Forza Italia di accorpare Transizione Ecologica e Sviluppo Economico in un nuovo ministero da affidare al manager.

Chi non usa mezzi termini è invece il leader di Azione Carlo Calenda, che dedica all’ex ad di Eni ed Enel parole al vetriolo. Per il frontrunner del Terzo Polo mettere Scaroni all’Energia equivarrebbe ad avere “un amministratore delegato di Gazprom. Paolo Scaroni è il maggior responsabile insieme a Berlusconi della nostra dipendenza dal gas russo“, scrive su Twitter.

Lo scontro sulle Camere e il nodo Ronzulli

Quindi gli altri scogli da superare per la formazione del prossimo esecutivo. Il primo, anche in ordine di tempo, è quello della presidenza delle due Camere. Giorgia Meloni vuole per sé il Senato, col nome forte che sarebbe quello del fedelissimo Ignazio La Russa, mentre per Montecitorio ci sarebbe il leghista Riccardo Molinari, anche se su quest’ultimo pesa il processo con l’accusa di aver modificato illecitamente la lista elettorale della Lega per l’elezione del sindaco di Moncalieri nel 2020.

Sulla sfondo c’è la partita alternativa che si sta giocando l’altro leghista di peso, Roberto Calderoli, che si dice “pronto a fare tutto” quando uscendo dalla riunione con i vertici di Fratelli d’Italia i cronisti gli chiedono di una possibile candidatura a presidente del Senato.

Quindi l’altro dossier scottante, quello della fedelissima di Berlusconi Licia Ronzulli. Il presidente di Forza Italia la vuole in un ministero di peso del governo, ma dall’altra parte Giorgia Meloni ha già chiarito che non le verrà affidato quella della Salute. Possibile che la ‘factotum’ dell’ex premier debba ‘accontentarsi’ del ministero del Turismo.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia