Enzo Maraio, salernitano, classe 1978, è segretario del Psi dal 2019. I socialisti tornano a congresso da oggi a domenica e la mozione che ne sostiene la riconferma lo vorrebbe consolidare come segretario per la fase che si apre adesso.

Un congresso che si apre sull’incognita della crisi di governo.
Penso che aver deciso di destabilizzare il governo – in questo momento di grande difficoltà per il paese, di fragilità sociale ed economica – è stato da parte del M5s un gesto irresponsabile e fuoritempo.

Un gesto preannunciato o una decisione scellerata improvvisa?
Penso che la tensione crescente sia stata figlia della scissione di Di Maio, con una contraddizione evidente delle posizioni che dovrà chiarirsi nei prossimi giorni. Ieri in Senato abbiamo sentito parole sprezzanti che non ci aspettavamo all’indirizzo di Mario Draghi, ma i ministri del Movimento fino all’ultimo non si sono voluti dimettere. C’è grande confusione nelle mosse di Conte e dei Cinque Stelle.

Talvolta dal caos si può uscire meglio di come ci si è entrati.
Voglio leggerla così, in positivo. Forse l’epoca del populismo e del pressapochismo è finita. È da archiviare. La stagione che voleva rottamare i partiti è implosa. Perché ai populisti puoi chiedere di parlare dei problemi, non delle soluzioni.

Proviamo a fare uno scenario? Draghi si dimette, vengono sondati Franco, Cartabia. Ma si parla anche di un giurista come il socialista Giuliano Amato.
Vediamo cosa accade. Il Paese ha bisogno di stabilità, ha bisogno di un governo autorevole e forte, sicuramente non di elezioni ravvicinate. Il presidente Mattarella è il miglior punto fermo e vediamo quale soluzione riuscirà a mettere in campo. Quella di Draghi per noi è stata, era, è e rimane una figura assolutamente autorevole. Ha lavorato bene e portato autorevolezza al Paese a livello europeo e internazionale, superarlo sarà complicato per chiunque.

Chi potrebbe succedergli, da qui alle prossime elezioni?
Dopo penso che sarà il momento del recupero della responsabilità centrale della politica. Se dovessimo superare il governo Draghi auspicherei il ritorno della politica.

Letta dice che con la rottura su Draghi le strade con il M5S si dividono. Il campo largo diventa un campo minato?
Noi vogliamo ribadire la nostra appartenenza al centrosinistra, siamo alla sinistra del centrosinistra che deve essere per me il più largo e inclusivo possibile. Se i Cinque Stelle continuano su questa strada è evidente che si mettono da soli fuori dal perimetro della coalizione. Una volta usciti da questo governo non vedo come si possa tornare a costruire un progetto politico comune.

Anche perché Draghi e il governo stavano rispondendo agli input in materia di politiche sociali. Un tema verso il quale anche il Psi ha mostrato sensibilità.
C’erano dei punti, tra quelli sollevati dal M5s, sui quali eravamo d’accordo. Le misure a sostegno dei precari, il salario minimo, un nuovo patto sociale che deve dare risposte sul welfare e sulla giustizia sociale sono priorità dei socialisti. E sì, Draghi ha risposto a tutte queste sollecitazioni, ha incluso 23 miliardi sul welfare nel Dl Aiuti. E i Cinque Stelle che fanno? Voltano le spalle adesso? Incomprensibile.

La crisi di governo irrompe proprio sul congresso socialista. Unica organizzazione strutturata a fare congressi su mozioni, tesseramenti, struttura articolata…
Abbiamo una vita democratica autentica. Quest’anno il Psi compie 130 anni di storia, siamo nati a Genova nel 1892 e siamo l’unico partito che affonda le sue radici a fine Ottocento non avendo mai interrotto la sua attività. La chiave è stata il sapersi rinnovare sempre, il saper guardare al futuro. Adesso la nostra vuole essere una risposta tutta politica all’antipolitica che c’è stata in questi anni.

Quale Psi immagina per il futuro?
Abbiamo una bussola: quella del socialismo europeo. Ci richiamiamo alla famiglia che esprime la più vivace cultura politica in Europa e che governa in Spagna, Portogallo, Germania… Dobbiamo costruire anche in Italia un’aggregazione di forze che possa essere il timone di una coalizione ampia e che sul modello europeo possa governare restituendo forza al centrosinistra.

Con quali alleanze?
Noi vogliamo saldamente costituire la sinistra del centrosinistra, non un nuovo centro che si collochi a metà tra destra e sinistra. Con Italia Viva, Azione, Più Europa massimo dialogo nella speranza che si uniscano alla nostra scommessa per una coalizione ampia e forte.

Che congresso sarà quello che si apre oggi?
Un momento fondamentale per riunire la nostra comunità e confrontarci sulle idee, nella prospettiva che ho indicato prima. Abbiamo un bilancio positivo, per quanto ci riguarda: anche alle ultime amministrative abbiamo eletto rappresentanti del Psi un po’ ovunque anche in Comuni capoluogo, da Cosenza a Verona.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.