Saranno ore e giorni di retroscena, indiscrezioni, parole riportate e rubate o non confermate dai media per provare a capire o prevedere quello che succederà. Cinque giorni fino a mercoledì, quando il Presidente del Consiglio Mario Draghi si presenterà alle Camere come dettato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha respinto le dimissioni del premier, ha di fatto parlamentarizzato una crisi che è politica, esplosa intorno al non voto del Movimento 5 Stelle sul dl Aiuti.

Draghi in conferenza stampa, martedì scorso e il giorno dopo un primo incontro con Mattarella, aveva chiarito che non ci sarebbe stata altra maggioranza e un governo bis. Secondo quanto riporta il quirinalista de Il Corriere della Sera avrebbe utilizzato, “amareggiato”, “indisponibile” e “problematico”, lo stesso tono ieri al Quirinale. “Presidente, mi dimetto. Ma non per farmi riaffidare l’incarico. Lascio e basta. Definitivamente. Mi dispiace”.

L’esecutivo avrebbe i numeri per continuare. Partito Democratico e Italia Viva spingono per un Draghi bis. Forza Italia resta in bilico, una posizione non troppo esposta. Fratelli d’Italia spinge per le urne così come un comunicato della Lega definisce il Carroccio compatto per andare al voto anche se nel pomeriggio il ministro Giorgetti aveva parlato di “tempi supplementari” del governo.

“Non ha senso che io insista a farmi logorare”, le parole del premier al Presidente della Repubblica che al Quirinale si aspettavano da giorni. Parole confermate dal comunicato diffuso durante il Consiglio dei ministri nel pomeriggio: “La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche”.

Mattarella ha respinto le dimissioni, non senza lanciare un ultimo salvagente. “Capisco le difficoltà e comprendo le ragioni che mi hai elencato. La scelta è tua, ma ti invito a rifletterci su ancora. Dopotutto non sei stato sfiduciato. Le dimissioni mettiamole da parte fino a mercoledì. Pensaci. Poi vai in Parlamento a valutare la situazione, per doverosa trasparenza. Io spero che tu cambi idea”.

Draghi nel frattempo volerà in Algeria: accordi per il gas. Al momento si pronostica la conferma della decisione anticipata, è lo scenario più accreditato. Il premier potrebbe limitarsi a semplici “comunicazioni” e lasciare l’aula senza che questa si esprima con un voto e formalizzare le dimissioni al Quirinale, o potrebbe provare a tirare avanti qualche mese con una maggioranza che comunque ci sarebbe. Come si ritroverebbero immutati diktat e ricatti dei partiti di una maggioranza ai ferri corti ormai da mesi.

La scelta di Draghi espone anche i destini delle coalizioni di centrodestra o del cosiddetto “Campo Largo” a sinistra. Alcuni ministri hanno visto nell’atteggiamento di Draghi una sicurezza che non lascerebbe sperare in un nuovo giro, nonostante i cinque giorni di enigmi e contrattazioni. Si vocifera da ieri di un gabinetto tecnico guidato da Franco, ministro dell’Economia, che dopo l’approvazione della legge di Bilancio possa accompagnare il Paese alle urne, verosimilmente a febbraio 2023. Senza altre soluzioni saranno le prime elezioni estive, con campagna elettorale balneare, nella storia della Repubblica italiana.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.