Il voto di fiducia al Senato
Che cosa succede con la crisi di governo, gli scenari: la scelta di Draghi, il ruolo di Mattarella, le elezioni balneari
È sempre più vicino alla crisi il governo guidato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha annunciato ieri che il suo gruppo lascerà il Senato al momento del voto di fiducia messo dall’esecutivo sul ddl Aiuti. L’esecutivo avrebbe ancora la maggioranza, anche senza i pentastellati, ma la crisi sarebbe politica più che nei numeri. E notizia della mattinata è che anche la mediazione – per non porre la fiducia – del ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è fallita.
Se così dovesse proseguire la vicenda, il premier dovrebbe salire al Quirinale a riferire dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Già lunedì scorso i due hanno avuto un colloquio di circa un’ora. Il giorno dopo il Presidente del Consiglio aveva tenuto una conferenza stampa convocata dopo l’incontro con i sindacati della mattinata. “Chiedete al presidente Mattarella – aveva risposto ai cronisti – io ho già detto che per me non c’è un governo senza 5s e non c’è un governo Draghi altro che l’attuale”.
Sembra quindi ormai tramontata la possibilità che i parlamentari del M5s votino la fiducia: in quel caso il governo sarebbe andato avanti, pur tra tensioni lancinanti, con l’obiettivo di portare a casa la Legge di Bilancio e di arrivare alle elezioni politiche della prossima primavera. Più probabile invece che i pentastellati escano dall’aula, come annunciato: non si tratterebbe di una sfiducia tecnica visto che la maggioranza terrebbe ma di una crisi politica, come confermato dalle parole di Draghi.
Draghi potrebbe quindi dimettersi, ribadire l’assenza di una maggioranza politica all’interno del suo governo, e lasciare la crisi nelle mani di Mattarella. Il Presidente della Repubblica potrebbe accettare le dimissioni o respingerle e convincere il premier a chiedere una fiducia, slegata da un provvedimento specifico, al Parlamento. Pur in conflitto con tutte le dichiarazioni del premier, l’ex presidente della Banca Centrale Europea (Bce) potrebbe scegliere di non dimettersi e verificare alle Camere il sostegno di una maggioranza politica al suo governo.
Lo scenario che esclude le dimissioni con reincarico di Draghi quasi non contemplano l’incarico di affidare la formazione di un nuovo governo a un’altra personalità che possa trovare una maggioranza tra le aule. Il Capo dello Stato dovrebbe indire subito le consultazioni, a partire dalla prossima settimana, per sondare la volontà dei partiti. Se non si riuscisse a trovare la maggioranza la strada sarebbe una sola: elezioni. A settembre, fine settembre probabilmente. Elezioni estive con campagna elettorale balneare che sarebbero una prima volta per l’Italia.
La Repubblica riporta indiscrezioni secondo le quali Draghi potrebbe restare qualche settimana per superare l’estate e abbozzare la Finanziaria. Secondo il Quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda il punto fermo al Quirinale è che “anche per Mattarella questo è l’ultimo governo della legislatura”. Il centrodestra vuole elezioni subito. Il Partito Democratico non vede altre soluzioni e ormai considera compromessa l’alleanza con il M5s.
Conte la settimana scorsa aveva consegnato al premier un documento di sette pagine con nove punti, intorno ai quali si è accesa la crisi, dopo le tensioni delle settimane precedenti con la fuoriuscita di Luigi Di Maio dal M5s e il caso dei presunti contatti anti-Conte rivelati dal sociologo Domenico De Masi: reddito di cittadinanza, superbonus, cashback fiscale, scostamento di bilancio e lo stralcio della norma per la costruzione del termovalorizzatore di Roma erano i temi al centro di quel documento. Lunedì alla Camera, dove è possibile il voto disgiunto, il Movimento 5 Stelle ha votato la fiducia al governo ma non ha partecipato al voto finale dell’aula sul decreto Aiuti.
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