Andrea Marcucci, senatore Pd già capogruppo in Senato, gli scogli li aveva visti già da tempo. Giuseppe Conte e il Movimento dimostrano di essere quello che i riformisti già sapevano. “Oggi – esordisce Marcucci – è successo qualcosa di molto grave. La forza politica più importante della maggioranza ha deciso di non partecipare al voto. L’intervento della presidente del gruppo nei confronti del Presidente Draghi è stato molto duro, senza dimenticare che gli stessi ministri hanno deciso di non partecipare al voto. Un segnale pesante, decisamente irresponsabile”.

E adesso cosa può succedere?
Di tutto abbiamo bisogno fuorché di non avere un governo, avviandoci ad un periodo di campagna elettorale. Sul governo o 5 Stelle hanno fatto una scelta scellerata.

Tanto più che Draghi aveva appena predisposto investimenti sul welfare importanti.
Le motivazioni dell’abbandono della maggioranza sono pretestuose. Se ne vanno su un provvedimento, il decreto Aiuti, che dà 20 miliardi agli italiani, alle imprese, ai cittadini più poveri.

Merito anche dello stimolo dei Cinque Stelle?
Darei una lettura diversa. I risultati ottenuti su questo piano sociale, tra i quali il taglio fiscale che permetterebbe di avere gli stipendi più pesanti, è frutto di un’azione politica alla quale hanno concorso i 5 Stelle ma anche il ministro Orlando e il Pd. Sono risultati che questa maggioranza ha ottenuto insieme. Certamente una rottura così grave nel momento in cui si apre quel tavolo e ci sono da approvare 20 miliardi di aiuti si arrivi a questo countdown è molto triste.

Evidentemente la scissione di Luigi Di Maio ci aveva visto giusto. E il progetto di togliere l’appoggio grillino al governo circolava da tempo.
Non ho mai capito il movimento 5 Stelle. Anche quando da capogruppo mi confrontavo con i membri della stessa maggioranza spesso avevo difficoltà a capire i loro meccanismi. Evidentemente il ministro Di Maio li conosce molto meglio. Oggi la lettura di quelle azioni è diversa da quella che abbiamo dato tutti. Quello che Luigi Di Maio temeva avvenisse, è avvenuto.

Renzi ha detto che in qualche capitale non proprio democratica adesso si può brindare.
Sì, in qualche capitale si brinda. Credo che qualche soddisfazione ci sarà. Non c’è solo l’Italia. C’è la crisi di governo inglese. C’è la difficoltà politica di Macron. C’è chi auspica questa instabilità e queste crisi.

Possibili scenari?
Oggi leggiamo i numeri, tenendo presente che nella maggioranza c’era un certo numero di assenze. Complicato capire cosa succederà, adesso che le dimissioni di Draghi sono arrivate. Il presidente Mattarella farà le valutazioni di scenario. C’è ancora spazio perché il M5S ci ripensi? Ascoltando la presidente del gruppo in aula direi di no. È stata una critica pesantissima, generale, quasi senza appello. È stata una confusione voluta. Certo è che oggi noi non abbiamo bisogno di un periodo lungo senza un governo vero e politico.

Il Pd senza 5 Stelle rimarrebbe in maggioranza?
La valutazione se andare alle elezioni o meno spetta al presidente della Repubblica. Il Partito Democratico ha svolto una funzione di grande responsabilità nei confronti della comunità nazionale. E penso che questo dovrebbe succedere anche nei prossimi mesi. Ma non ci siamo solo noi, la Lega è un mese che dice come questo governo non è soddisfacente per le loro politiche. Non mi sembra che condivida la politica internazionale ed il posizionamento che Draghi e Letta hanno sostenuto con grande forza dalla parte dell’Europa e dell’Ucraina.

Il sospetto che Conte e Salvini abbiano ragionato insieme su come realizzare la crisi rimane forte.
Tanto Salvini quanto Conte hanno il problema dei sondaggi. Salvini nei confronti della Meloni e il M5S nei confronti di varie situazioni. Entrambi vedono in una crisi di governo, in una situazione lacerata, una opportunità per guidare ancora Lega e Movimento, comunque utile per gestire delle tensioni interne che sono evidenti.

Il Campo largo diventa un campo minato.
Dal mio punto di vista, il campo largo è l’alleanza più larga possibile ma sempre da fare su dei programmi concreti. Confrontandosi con tutti, senza escludere nessuno. Nel confronto possono esserci anche i 5 Stelle ma dopo la giornata di oggi è uno spartiacque.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.