Nel Sì & No del giorno del Riformista spazio al dibattito sulla condanna a 17 anni di reclusione al gioielliere che uccise i rapinatori. Sul tema della legittima difesa intervengono con visioni opposte il direttore Andrea Ruggieri e il deputato Stefano Candiani (Lega).

Di seguito il commento di Andrea Ruggieri

Sono dell’idea che chiunque debba e possa difendere se stesso, i suoi familiari, e anche le sue cose, frutto del proprio tassatissimo lavoro, se minacciato in casa propria, nel suo ufficio o negozio. Sono dell’idea che chi lavora vada difeso, e che chi fa il ladro si assuma un rischio dalle conseguenze eventualmente fatali. Non credo che i ladri uccisi dal gioielliere di Grinzane Cavour ci mancheranno, e ho votato qualche anno fa le modifiche alla legittima difesa perché per me la difesa è sempre legittima. Ma deve essere tale, cioè appunto una difesa, e da una minaccia attuale e concreta. Non deve arrivare a essere una ritorsione, pur comprensibile, che tracima in vendetta. Lo preciso perché è inutile lamentarsi di quanto prescriva la legge quando la si può modificare, e perché mi auguro che aldilà del moto di giustizia naturale che ci fa tifare per il gioielliere, siano chiari a tutti i confini della liceità della nostra condotta. Evitiamo il replicarsi di casi simili a questo, che rischiano di portare in carcere chi è stato vittima di una rapina (il che sembra un ossimoro).

Io consiglio sempre i commercianti di assicurarsi per abbattere la preoccupazione di perdere il valore del proprio lavoro. E se il gioielliere avesse sparato ai ladri nell’aggressione a lui, o suoi collaboratori, o anche solo nel tentativo di spogliarlo dei suoi beni, dentro o fuori dal proprio negozio, non avrei dubbi sul fatto che la sentenza sia sbagliata. Entri nella mia proprietà con intenzioni dichiaratamente ostili? Io mi difendo, se necessario fino alle (tue) estreme conseguenze. E pretendo di non patire il minimo disturbo dalla giustizia, perché sono la vittima di un reato che si difende dall’aggressore colpevole. Ma il caso di specie è ahimè diverso, e riguarda un commerciante già rapinato, quindi giustamente esasperato, il cui pericolo ormai è cessato, e che insegue per decine di metri i criminali non perché egli stia più rischiando qualcosa per se, i suoi cari o i suoi beni, ma per punirli dell’ingiusta aggressione già consumata (e terminata) contro di lui.

Gli spara più colpi addosso, uccide due criminali e quasi un terzo. Ahimè, credo non vi fosse lo spazio per assolverlo. Mi si dirà: non si tiene conto delle attenuanti di contesto (che egli abbia subito un sopruso, che fosse spaventatissimo e esasperato perché non era la prima volta che subiva una ingiusta aggressione). Capisco perfettamente. E non avrei dato più di quanto chiesto dal pm. Ma la sentenza vede riconosciuta, da quel che ho capito, l’attenuante generica e quella della provocazione; altrimenti un duplice omicidio più un terzo tentato omicidio avrebbero portato di fatto all’ergastolo. Qui parliamo di una condanna a 17 anni, che è comunque una cosa assai diversa.

Certo, la sentenza ai nostri occhi viola il principio ancestrale per cui chi sbaglia non va tutelato, mentre la tutela se la merita il cittadino che viene aggredito mentre è solo impegnato nella sua onesta attività. E la prima dichiarazione del gioielliere è chiara, e ricalca questo principio: “Lo Stato non fa nulla per difendere un normale cittadino. Dopo cinquant’anni che lavora e paga le tasse”. Come dargli torto: vieni condannato per supplire alla assenza dello Stato. Lo capisco bene. Ma questo conferma che quella del gioielliere di Grinzane Cavour è stata rabbia. Comprensibilissima.

Ma purtroppo non scusabile dalla legge in vigore, che da parlamentare di centrodestra ebbi pure la convinzione di estendere per favorire la legittimità della difesa. E se davvero egli ha sparato convinto che i banditi avessero rapito sua moglie, il discorso cambia del tutto. Lo si vedrà in appello. Resta però un confine tra difesa e vendetta. E la legge è chiara. Quindi, chi protesta contro la sentenza si candidi a cambiarla, eventualmente. Ma è bene che questo confine lo si impari tutti. Per evitare che ci siano altre vite rovinate come quella del povero gioielliere che ora rischia una detenzione che collide col senso di giustizia naturale.