Auguri, Capitano! Franco Baresi compie sessanta anni. Quanto tempo è passato da quando era per tutti “Piscinin”. Il piccolino, certo, per i suoi 164 centimetri, che convincono Atalanta e Inter a scartarlo dopo il primo provino nel maggio del ’74. Troppo basso, troppo esile. L’allenatore della sua prima società, U.S.O. Travagliato, allora parla con Italo Galbiati, il tecnico da poco passato dall’Inter al Milan, cercando di convincerlo a provare anche con la maglia rossonera.

Nell’allenamento decisivo, davanti a Trapattoni, allenatore del Milan, Sandro Vitali e Gianni Rivera, già sorprende per intelligenza, senso della posizione, grinta e determinazione. L’accordo è presto raggiunto per la cifra di un milione e mezzo. Con una clausola particolare, legato a ogni centimetro di crescita. Per fortuna un bonus legato all’altezza fisica, non a quella tecnica: altrimenti il Milan avrebbe dovuto pagare… una fortuna!

Nel 1977 debutta nella formazione Primavera, ma è Nils Liedholm ad avere il coraggio e l’intuizione, come qualche anno dopo con Maldini, di lanciarlo in prima squadra. Il suo debutto avviene a Verona, il 23 aprile 1978, a causa dell’infortunio del titolare Turone. Ma nella stagione successiva, il tecnico svedese non esita a schierarlo addirittura titolare nel Milan che conquista lo Scudetto della Stella. Comincia così la leggenda di Franco Baresi, “L’Immensità che diventa regola”!

Una grandezza che viene confermata, partita dopo partita, grazie non solo alle sue qualità tecniche, ma anche a una spiccata personalità, al prepotente carisma, incredibile per la sua età, a un formidabile spirito di sacrificio. Straordinario poi l’attaccamento a una maglia che indosserà per 718 partite, in venti stagioni che lo hanno visto vincere sei Scudetti, tre Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, tre Supercoppe europee, quattro Supercoppe italiane. Diventa presto anche “Mahatma, la grande anima” di un Milan, quello degli Immortali di Arrigo Sacchi, che viene eletto la più forte squadra di Club di tutti i tempi. È il superbo ed epico punto di riferimento anche con Fabio Capello alla guida degli “Invincibili”, bravi a vincere quattro scudetti su cinque dal 1992 al 1996, conquistando tre finali di Coppa dei Campioni.

Indimenticabile il trionfo di Atene sul Barcellona, battuto 4-0. Franco non gioca la finale per squalifica, ma il gruppo di Silvio Berlusconi è composto da grandissimi campioni, soprattutto nel reparto arretrato che entra nell’Empireo Platonico, il più alto dei cieli del calcio mondiale. Una difesa, comandata dal numero sei milanista, difesa che molti hanno paragonato per compattezza, saldezza e forza alla Falange di Filippo II di Macedonia.

Nella leggenda di Franco Baresi, un solo rimpianto legato al Mondiale giocato negli Stati Uniti, nel 1994. In maglia azzurra, sfiora infatti il titolo di Campione del Mondo, che avrebbe potuto conquistare da Capitano. Nel 1982 infatti è nel gruppo di Bearzot, che alza il trofeo in Spagna, però senza giocare un minuto. A Usa ’94 invece, dopo aver recuperato in 23 giorni da un operazione al menisco, un altro dei suoi record straordinari, gioca la finale di Pasadena, urlando prima di dolore per i crampi e la sofferenza nel caldo infernale, ma poi piangendo, consolato da Arrigo Sacchi, dopo la crudele sconfitta ai rigori, figlia anche del primo penalty sbagliato proprio da lui. Debole consolazione il riconoscimento di migliore in campo, ancora una volta il più bravo di tutti.

L’omaggio più giusto e commovente alla fine della sua magnifica carriera. Il Milan decide di ritirare la maglia numero 6, che dunque nessun altro giocatore indosserà mai più. In onore del suo Capitano, eletto giocatore rossonero più forte del secolo, del suo “Uomo che cadde sulla terra”. E allora Buon Compleanno, Franco BaresiFran. 6 per sempre!

Carlo Pellegatti

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